Dio è Colui contro cui l’umanità pecca in ogni sua azione. L’uomo può commettere e commette molti peccati contro il prossimo, ma in ultima analisi ogni peccato è commesso contro Dio. Il salmista esprime questa profonda verità dicendo: "Io ho peccato contro te, contro te solo, e ho fatto ciò ch’è male agli occhi tuoi" {1} #Sl 51:4. Il peccato è una cosa veramente odiosa, soprattutto perché sostanzialmente implica infedeltà e ribellione contro il Dio dell’amore santo. Ogni peccato è un tradimento verso Dio, che ha creato l’uomo, provvede a ogni sua necessità e gli indica la via che conduce alla vita esuberante. Peccare significa disprezzare il grande amore di Dio, e quando l’uomo si ribella contro il suo Creatore è come se trafiggesse il cuore di Dio con una freccia. Il grido di Dio mediante il profeta Isaia è anche il grido del Dio dell’amore per tutta la razza umana: "Io, dic’egli, ho nutrito de’ figliuoli e li ho allevati, ma essi si son ribellati a me. Il bue conosce il suo possessore, e l’asino la greppia del suo padrone; ma Israele non ha conoscenza, il mio popolo non ha discernimento" #Is 1:2,3. Non potremo mai sottolineare troppo il fatto che Dio è Colui contro cui sono rivolti tutti i peccati e il male dell’umanità.
L’uomo porta in sé un terribile carico di colpa e miseria perché non esiste peccato più grande di quello commesso contro l’amore. Poiché ogni peccato è una violazione di fede verso l’amore infinito, l’uomo non può non provare un enorme senso di colpa. Questo potrebbe non essere riconosciuto sempre, perché di solito le persone fanno qualsiasi cosa per evitare la verità riguardo a se stesse. Per questo, si cercano molti palliativi per la colpa, {2} ma la colpa rimane perché tradire l’amore è il male più grande. Inoltre, l’uomo si trova in una condizione terribile perché, con il suo peccato, ha violato la santità e la giustizia del Dio Onnipotente. Il suo peccato, indipendentemente da quanto sia grande o piccolo, è totalmente contrario al Dio santo, quindi merita la sua ira e il suo giudizio. Per questo, l’uomo non si sente solo profondamente in colpa, ma è anche profondamente consapevole della condanna: "Ahi, lasso me, ch’io son perduto!" #Is 6:5. Anche in questo caso, spesso l’uomo cerca di evitare la condanna, di giustificare se stesso, di biasimare gli altri, di fingere che si tratti soltanto di "una debolezza psicologica," ecc., ma la consapevolezza rimane. Se l’uomo è onesto con se stesso, sa di meritare solo il fuoco dell’ira divina contro il peccato, cioè il castigo del giudizio e della morte, e sa di essere condannato alla distruzione.
Dio e l’uomo sono separati dall’ampio abisso creato dal peccato umano. Pur essendo costantemente ferito dall’uomo, nel suo amore e nella sua compassione infiniti, Dio desidera salvare le sue creature. Ciò nonostante, nella sua santità e giustizia infinite, odia e condanna il peccato che pervade la sua creatura. Dal canto suo, l’uomo non può fare nulla per cambiare la propria situazione perché è un peccatore a tutti gli effetti, e continua a disprezzare e a tradire il Dio dell’amore santo, portando in sé un profondo peso di colpa e miseria e la terribile consapevolezza della condanna. È in questa situazione apparentemente disperata, sia per Dio che per l’uomo, che Dio, nella sua grande sapienza, attua la riconciliazione. Noi possiamo soltanto gridare insieme all’apostolo: "O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi, e incomprensibili le sue vie!" #Ro 11:33. La via divina per la redenzione, in cui l’abisso viene superato, supera nettamente l’immaginazione umana.
Hilkia
