VITTORIA.
(Atti 2:27,28)
Dopo una riunione in cui l’Evangelo era stato annunziato, un ascoltatore si avvicinò al predicatore e gli disse: «Lei vuol farci credere che la morte di un uomo, avvenuta duemila anni fa, sarà sufficiente per indicare il luogo dove trascorrerò l’eternità?». L’evangelista gli rispose: «Ma chi era quest’Uomo? È lì che sta la questione». Sulla terra, Gesù fu trattato con disprezzo. Volevano prenderlo al laccio nelle Sue parole. Lo schernivano. Reclamarono la Sua morte, e Ponzio Pilato, pur sapendo che Gesù non aveva commesso alcun male, si mise dalla parte di quella folla criminale. La morte di Gesù aveva tutta l’apparenza di un fallimento: i Suoi discepoli l’abbandonavano; non una voce che prendesse le Sue difese. In effetti Gesù sarebbe potuto scendere dalla croce e ritornare in cielo senza conoscere quella morte vergognosa. Non ha voluto farlo. Lui, il giusto, voleva morire per gli ingiusti (1 Pietro 3:18). Allora Dio mostrò, con la risurrezione di Gesù e gli avvenimenti straordinari che successero in quel momento, che Colui che era stato crocifisso era il Suo Figlio diletto, il Salvatore del mondo. Dio accettava quel sacrificio, e ormai chiunque si fosse messo al riparo del Sangue di Gesù sarebbe stato salvato. Si, la morte di Cristo è una grande vittoria: satana è stato vinto, il peccato espiato, Dio glorificato e colui che crede in Gesù è salvato. Dio gli apre il Suo cielo.