I primi due capitoli ci parlano delle origini del Messia. Sono tutto ciò che Matteo ci dice sull'infanzia del bambino Gesù.
Nel cap. 1 ci parla delle sue origini umane (vv. 1-17) e delle sue origini divine (vv. 18-25).
Nel cap. 2 Matteo presenta il Messia Gesù collegandolo all'A.T.
Dopo aver collegato il modo della sua nascita (verginale) da Maria a Isaia (1:23),
collega il luogo della sua nascita, Betlemme, alla profezia di Michea (2:1-12);
poi collega la sua fuga in Egitto e il suo rimpatrio a Israele condotto da Mosè, citando Osea (2:13-15);
collega ancora l'eccidio di Erode, nel tentativo di uccidere anche Gesù, con Geremia (2:16-18);
infine, collega la residenza di Gesù in Nazaret con i profeti dell'A.T.
Dopo aver esaminato i vv. 1-12 e prima di esaminare i vv. 13-15, voglio notare un particolare.
Osservate l'espressione "un angelo del Signore"; questa è presente 5 volte nel Vangelo di Matteo, di cui 4 solo nei primi due capitoli.
Leggiamo anche la presenza di sogni. Giuseppe sogna più volte, i magi sognano.
Questi due aspetti sono volti ad enfatizzare l'intervento soprannaturale di Dio nella nascita e nell'infanzia di Gesù.
C'è però un altro approfondimento che voglio fare circa l'angelo del Signore.
Nella cultura ebraica, come c'è una distinzione tra un messia (unto) e il Messia, v'è tra un angelo del Signore e l'Angelo del Signore.
Dio è circondato da miriadi e miriadi di angeli pronti a servirLo in ogni modo e momento.
Ma l'Angelo del Signore (il maiuscolo è mio, i testi originali non distinguono maiuscole da minuscole) quello con l'articolo determinativo "lo" è il messaggero diretto di Dio, una teofania (un'apparizione di Dio stesso), la presenza stessa di YHWH.
Esaminiamo in proposito un brano famoso della Genesi dal cap. 22:
1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abraamo e gli disse: «Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi».
2 E Dio disse: «Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò».
3 Abraamo si alzò la mattina di buon'ora, sellò il suo asino, prese con sé due suoi servi e suo figlio Isacco, spaccò della legna per l'olocausto, poi partì verso il luogo che Dio gli aveva indicato.
4 Il terzo giorno, Abraamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo.
5 Allora Abraamo disse ai suoi servi: «Rimanete qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi torneremo da voi».
6 Abraamo prese la legna per l'olocausto e la mise addosso a Isacco suo figlio, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
7 Isacco parlò ad Abraamo suo padre e disse: «Padre mio!» Abraamo rispose: «Eccomi qui, figlio mio». E Isacco: «Ecco il fuoco e la legna; ma dov'è l'agnello per l'olocausto?»
8 Abraamo rispose: «Figlio mio, Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto». E proseguirono tutti e due insieme.
9 Giunsero al luogo che Dio gli aveva detto. Abraamo costruì l'altare e vi accomodò la legna; legò Isacco suo figlio, e lo mise sull'altare, sopra la legna.
10 Abraamo stese la mano e prese il coltello per scannare suo figlio.
11 Ma l'angelo del SIGNORE lo chiamò dal cielo e disse: «Abraamo, Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi».
12 E l'angelo: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo».
13 Abraamo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sé un montone, impigliato per le corna in un cespuglio. Abraamo andò, prese il montone e l'offerse in olocausto invece di suo figlio.
14 Abraamo chiamò quel luogo «Iavè-Irè». Per questo si dice oggi: «Al monte del SIGNORE sarà provveduto».
15 L'angelo del SIGNORE chiamò dal cielo Abraamo una seconda volta, e disse:
16 «Io giuro per me stesso, dice il SIGNORE, che, siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo,
17 io ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza s'impadronirà delle città dei suoi nemici.
18 Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce».
Notate al v. 1, chi è che sta parlando ad Abraamo? Dio.
V. 2 è sempre Dio che parla e dice ad Abraamo di offrire Isacco in olocausto su uno dei monti che gli avrebbe comunicato in seguito.
V. 9 Abraamo giunse nel luogo che Dio gli aveva detto e prepara l'altare.
V. 10 Abraamo stende la mano per scannare suo figlio.
V. 11 ][u]L'angelo del Signore[/u] chiama Abraamo.
V. 12 è sempre l'Angelo del Signore che parla. Egli dice "Ora so che temi Dio" parla di Dio in terza persona. "Perché non mi hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo".
Come? Il sacrificio era per l'angelo? Un sacrificio per la creatura? Dio forse induce a peccare?
Certo che no! "Nessuno, quand'è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno" (Giacomo 1:13). Eppure era Dio che aveva chiesto di offrire Isacco in olocausto.
Ma non finisce qui:
v. 15 è sempre l'Angelo del Signore che chiama Abraamo e gli dice:
v. 16 "Io giuro per me stesso, dice il Signore..."
Notate come l'autore non introduce il discorso con "così dice il Signore", ma con "L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abraamo una seconda volta, e disse".
Quindi YHWH e l'angelo sono due persone distinte pur essendo un'unica essenza.
Come comprovare questo?
Pensiamo a Gesù. Quante volte pur essendo il Figlio di Dio, distinto dal Padre, si riferisce a Dio in terza persona.
Di Lui è scritto:
Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere (Gv 1:18).
Quindi l'Angelo del Signore, altro non era che una manifestazione di Cristo prima della Sua incarnazione; con una parola Cristofania o Teofania1.
1 Il termine "teofania" è a volte distinto da "cristofania" nello stesso modo in cui si distingue nel N.T. Dio dal Signore Gesù Cristo.