Perdonare non significa dimenticare
Dio afferma di non tenere più conto del peccato e di “gettarlo in fondo al mare”, una volta che l’ha perdonato. Non c’è un passo della Bibbia che ci possa far pensare che Dio abbia dei vuoti di memoria e che dimentichi il peccato, perché ciò contraddirebbe la Sua onniscienza. Egli non tiene più conto del peccato, non lo considera più un nostro debito! In pratica ciò significa che egli rinuncia ad ogni risarcimento, alla vendetta e alla riparazione da parte nostra.
Molte persone, che vorrebbero perdonare, si lasciano scoraggiare dal fatto che, malgrado la loro disponibilità al perdono, rimane acceso il ricordo del torto subito. Fanno l’errore di pensare che il perdono sia valido soltanto quando tutto l’episodio è anche dimenticato. Perdonare significa decidere di rinunciare a qualsiasi risarcimento o vendetta e considerare il fatto chiuso per sempre.
Se malgrado ciò continuano a riemergere dei ricordi e si ripresentano dei sentimenti di amarezza e di rancore, ci si può e deve aggrappare a questi fatti: ho già perdonato, ho rinunciato coscientemente a ogni soddisfazione o vendetta, il fatto per me è concluso, anche se ancora lo ricordo e so esattamente quando e dove ho pronunciato il mio perdono per questo torto.
Dimenticare significherebbe far finta che non sia successo nulla di male e che un rapporto sia stato perfetto, privo di tensioni, malintesi e colpe. Il perdono invece parte dalla consapevolezza che c’è stato un peccato, una colpa, che qualcuno ha fallito e si è reso colpevole nei confronti di un altro. Il perdono non si fonda su un’illusione, ma su una realtà. Il ricordo di ferite e offese subite e poi perdonate, ci aiuta a sviluppare una sensibilità maggiore.