L'equivoco, se cosi' puo' definirsi, almeno in questo frangente, tra noi, caro Francesco, nasce da una diversa interpretazione o e' frutto di una sottile sfumatura. Il versetto di Romani 13:8 , io lo vedo come un'esortazione di Paolo, sospinto dallo Spirito Santo, ai Romani, suoi interlocutori, e a noi. Tu forse, e queste sono parole tue, lo vedi come un'impegno gravoso.(Forse perche' nel mio post ho scritto di auspicarmi di essere sommerso dal debito di amarci l'un l'altro?). Cosa c'e' di tanto gravoso nell'osservare quello che dice la Parola, se contiamo sull'aiuto dello Spirito Santo? Siamo chiamati a crescere nella santita' ed a ricercare la perfezione, che si manifestera' in tutti i suoi aspetti solo con il ritorno del Signore, naturalmente. Paolo, nei suoi scritti, dice che cio' e' possibile:
"Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica".
Forse siamo noi, il piu' delle volte, a rendere difficile tale "cosa"...