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Sezione dedicata alle conversazioni sui principi esposti nella bibbia.
Per principi biblici intendiamo verità/insegnamenti presenti nei versi della parola di Dio utili ad una condotta coerente di vita del credente.
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ARGOMENTO: OSPITALITÀ

OSPITALITÀ 26/06/2013 12:45 #8825

L’ospitalità o l’invito rivolto ad altri per mangiare e stare insieme, faceva parte integrante della cultura medio orientale già negli antichi periodi narrati dalla Sacra Scrittura.
Questa particolare disponibilità ad ospitare e a rendersi singolarmente ospitali, molto
probabilmente trova le sue radici nell’esperienza della vita nomade, alla quale gran parte
delle popolazioni di quella zona della Terra, sono abituate da secoli. Anche Abraamo, Lot,
Isacco, Esaù da cui provennero gli Arabi; Giacobbe ed i suoi figli, antichi antenati degli Ebrei, sono stati in definitiva nomadi.


Il popolo nomade conosceva la solitudine del deserto e la difficoltà di trovarvi cibo;
conseguentemente questo popolo era sempre pronto ad accogliere, nutrire, alloggiare e
proteggere ogni viaggiatore che si fermava davanti alle sue tende o alle sue case.
Era un peccato mangiare da soli Giobbe 31:17: “…se ho mangiato da solo il mio pezzo di
pane senza che l'orfano ne mangiasse la sua parte”).
Era peccato rifiutare di partecipare il proprio cibo con i bisognosi ed i poveri Isaia 58:7:
“Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu conduca a casa tua gli infelici privi di riparo, che quando vedi uno nudo tu lo copra e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne”?

Infatti, la legge mosaica raccomandava l’ospitalità, che anche presso i greci era un dovere
religioso Levitico 19:34: “Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto.

Io sono il Signore vostro Dio”.
L’attuale maniera di fare degli arabi richiama più da vicino l’antica ospitalità ebraica. Un
viandante può sedersi all’uscio di un uomo a lui completamente sconosciuto, finché il
padrone di casa non lo inviti a cenare insieme a lui. Se prolunga un pò di tempo il suo soggiorno, nessuno gli porrà domande sulle sue intenzioni; dopo potrà andarsene
senz’altro risarcimento con l'affermazione.... Dio sia con voi!
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Re: OSPITALITÀ 26/06/2013 20:43 #8828

Sono d'accordo con te Stefano, mi permetto di aggiungere: l'ospite non deve essere identificato con un "distintivo" confessionale, l'ospite bisognoso può essere chiunque.

Se, mietendo il tuo campo, vi avrai dimenticato qualche covone,
non tornerai indietro a prenderlo;
sarà per lo straniero,
per l'orfano e per la vedova,
affinché il SIGNORE, il tuo Dio, ti benedica in tutta l'opera delle tue mani.
Quando scoterai i tuoi ulivi, non tornerai per ripassare i rami.
Le olive rimaste saranno per lo straniero, per l'orfano e per la vedova.
Quando vendemmierai la tua vigna, non ripasserai a coglierne i grappoli rimasti;
saranno per lo straniero, per l'orfano e per la vedova. Ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d'Egitto; perciò ti ordino di fare così.
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Re: OSPITALITÀ 28/06/2013 17:06 #8837

Erano molti i giudei che credevano alla possibilità di essere visitati da angeli, i quali si presentavano sotto spoglie umane; sapevano che ciò era già accaduto ad Abramo e a mGedeone (Genesi 18; Giudici 6:17-22).

Dio avrebbe mandato questi angeli per provare la loro ubbidienza alla legge dell’ospitalità.

Questo concetto è riportato anche nel Nuovo Testamento espresso dallo scrittore agli ebrei al capitolo tredici, laddove esorta i fratelli a esercitare l’ospitalità; “...perché, praticandola, alcuni, senza saperlo, hanno albergati degli angeli” (v.2).
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Re: OSPITALITÀ 28/06/2013 17:09 #8838

Per i cristiani tale ospitalità era essenziale
Galati 6:10: “Così dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma
specialmente ai fratelli in fede”. 1Pietro 4:9: “Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare”.Il Nuovo Testamento insegna come deve essere l’ospitalità cristiana. In greco la parola ospitale è “flloxenos” che interpretato vuol dire: “Amico degli stranieri“, termine questo che si trova in Tito 1:8: “Infatti bisogna che il vescovo sia irreprensibile, come amministratore di Dio; non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, ma ospitale”.

Invece ospitalità è la parola greca “filoxneia” che significa: “amore per gli stranieri” (Romani 12:13; Ebrei 13:2). Questo dovere è d’altronde più gradevole in quanto porta con sé una meravigliosa promessa: “Chi riceve voi riceve Me; e chi riceve Me riceve Colui che Mi ha mandato” (Matteo10:40-42).

L’ospitalità era particolarmente importante per i predicatori che avevano rinunciato alle loro
attività di sostentamento per proclamare l’Evangelo 3Giovanni 5,8 Si doveva dare l’ospitalità per diversi giorni e poi incoraggiarli per proseguire il loro cammino. In tale senso operò quella donna, negoziante di porpora, della città di Tiatiri, di nome Lidia, nei confronti di Paolo e Sila, quando furono da lei ospitati in casa sua: “…se mi avete giudicata fedele al Signore, entrate in casa mia e dimoratevi. E ci fece forza” (Atti16:15).

Le persone che dimostravano ospitalità ed erano accoglienti, potevano essere riconosciute nel ruolo di capi e conduttori ecclesiastici.

Quest’attitudine di ospitalità era tanto forte che anche un nemico non doveva essere
lasciato morire di fame. Noi pure siamo esortati dall’apostolo Paolo, quando scrive ai
Romani al capitolo dodici versetto venti: “Anzi, se il tuo nemico ha fame dagli da
mangiare”.
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Re: OSPITALITÀ 01/07/2013 12:51 #8855

All’epoca esistevano tre principali tipi di saluto. Il primo consisteva in quello verbale, le cui parole più usate erano: “Rallegrati” o “Salute a voi” (Matteo 28:9) ed altre volte “Pace a voi” (Giovanni 20:21).

“Pace a questa casa”, era il primo saluto che davano i settanta discepoli mandati dal
Signore giungendo alla casa di uno sconosciuto (Luca 10:5). Altre volte questo primo tipo
di saluto poteva essere fatto anche con un gesto della mano; quest’usanza era spesso
senza parole e senza contatto fisico.

Il secondo tipo di saluto era quello del bacio, che era dato ad un amico o ad un ospite. Il saluto consisteva nell’appoggiare le mani sulle spalle l’uno dell’altro; poi avvicinandosi ci si scambiava il bacio, prima sulla guancia destra e poi su quella sinistra.

Abbiamo degli esempi riguardo a ciò nella Bibbia:
- Samuele baciò Saul quando l’unse re (1Samuele 10:1);
- Simone il fariseo fu biasimato perché non salutò Gesù in questo modo quando l’ospitò in
casa sua (Luca 7:45).
- Paolo scrisse: “Salutatevi gli uni gli altri, con un santo bacio” (Romani 16:16).
Nel Nuovo Testamento appare questa forma di bacio proprio nell’episodio del tradimento
di Gesù, poiché sembra sia stato questo il tipo di bacio che Giuda dette a Gesù quando lo
tradiva. I termini greci indicano che Giuda baciò ripetutamente Gesù, e questo modo di
salutare Gli fece sorgere la domanda descritta in Luca 22:48: “Gesù gli disse: Giuda
tradisci tu il Figlio dell’uomo con un bacio”?

Un’altra forma di saluto era l’inchino che si faceva agli ospiti degni di particolare rispetto ed
onore (Genesi 18:2,3;23:12). L’inchino poteva essere fatto semplicemente con la flessione in avanti del capo oppure flettendo con esso anche il busto. Alcuni addirittura si prostravano ai piedi dell’ospite (Matteo 18:26). Questo gesto però poteva essere frainteso e scambiato anche come un gesto d’adorazione, seppure fatto unicamente per mostrare un senso d’omaggio e di riverenza in riconoscimento del valore dell’ospite. Un fatto simile è bene evidenziato nel libro degli Atti: Cornelio si fa incontro a Pietro gettandosi ai piedi e adorandolo; ma interviene in questo caso lo stesso Pietro che lo rialza e gli dice: “Levati, anch’io sono uomo” (Atti 10:25,26).
Frase questa molto bella, che dimostra che l’adorazione spetta solo a Dio e non agli
uomini.
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Re: OSPITALITÀ 04/07/2013 10:41 #8877

All’epoca dell ’Antico e del Nuovo Testamento si viaggiava poco ed i motivi erano in gran
parte attribuibili ai pericoli costituiti dagli assalti improvvisi dei briganti che sfruttavano la possibilità di nascondersi dietro le rocce o nelle prossimità di strade solitarie, irte od aspre(in modo da non consentire una possibile fuga), per poi depredare, ed come in alcuni casi, malmenare o uccidere i malcapitati (Luca 10:30). Le stazioni di posta per i viandanti non si svilupparono fino ai tempi dei persiani e spesso erano dei luoghi equivoci. La locanda o “Khan” o “Caravanserraglio” era costruita attorno ad un cortile centrale. Le stalle per gli animali erano a livello del cortile, mentre il resto degli alloggiamenti erano al piano superiore.


Era l’equivalente antico dell’odierno “Motel”. L’albergo orientale non rassomiglia per nulla a
quello dei paesi occidentali. Nell’antichità l’industria alberghiera non era tanto necessaria
come ai giorni nostri. Si considerava l’ospitalità come un dovere e si accoglievano
volentieri i viaggiatori (Esodo 2:20; Giudici 19:15-21; Atti 28:7).
L’albergo pubblico era solo un riparo destinato allo stesso tempo agli uomini ed alle bestie.
Non vi erano mobili. Il viaggiatore stendeva al suolo la sua stuoia e si avvolgeva con ilm mantello, che gli serviva da materasso e da coperta. Si procurava egli stesso il nutrimento per sé e per il suo bestiame.

La presenza di un albergatore era cosa molta rara in tali luoghi. Nei tempi antichi, relativi all’Antico Testamento, non si fa menzione che di un “luogo dove pernottare” (Genesi 42:27; 43;21; Esodo 4:24), oppure di un “rifugio da viandanti” (Geremia 9:2).

La prima allusione ad una casa più o meno organizzata sembra trovarsi in Geremia 41:17:
“..e si fermarono a Geruth-Kimham...”.
Nel vangelo di Luca al capitolo due, vediamo Giuseppe e Maria in cerca di un posto in un albergo.

L’albergo nel quale non c’era posto per Maria e Giuseppe non era il “Khan”, innanzi citato. Il termine greco usato da Luca è “Katàlyma”, che significa “rifugio temporaneo”. I romani avevano costruito questi padiglioni come riparo da usare quando non vi era possibilità di alloggio per la gente, ed occorreva un rifugio. Dato che non si trovò posto nell’albergo per Giuseppe e Maria, è possibile formulare l’ipotesi che Gesù sia nato
nella grotta di un pastore, usata anche come stalla.
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Re: OSPITALITÀ 05/07/2013 10:32 #8883

L’invito ad un pasto

Ai tempi del Nuovo Testamento esisteva una procedura fissa: erano dati due inviti. Il primo
invito doveva essere declinato: “Non è assolutamente possibile che io venga; non sono
degno”. Dopo questo declinato, l’ospite riceveva un altro invito, questa volta più insistente,
fino a che l’invitato, lasciatosi convincere avrebbe accettato.
Anche Gesù ricevette questo stesso tipo d’invito. Il testo che ce lo riporta è Luca 7:36: “Or
uno dei farisei lo pregò di mangiare da lui“.
Vi era anche un messaggio che avvisava l’ospite del fatto che il pranzo era pronto; così
come lo notiamo nel libro di Ester nei testi 5:8 e 6:14. Gli eunuchi del re condussero Aman
al pranzo preparato dalla regina avvisandolo che questo era già pronto. Questo in seguito
al secondo invito.
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Re: OSPITALITÀ 05/07/2013 10:34 #8884

L’Accoglienza dell’Ospite

Dopo il saluto, uno schiavo toglieva i sandali all’ospite. In Esodo 3:5, Dio dice a Mosé di
togliersi i calzari dai piedi come un segno di rispetto e riverenza per la presenza di Dio.
Quando si entrava in una casa era uso comune togliersi i sandali perché altrimenti lo
sporco delle strade entrava nelle case. Se i pavimenti erano ricoperti con tappeti, questi
sarebbero stati rovinati. Togliersi i sandali era quindi un segno di rispetto e di
considerazione; ciò si collega anche nei confronti di Dio.
Nei luoghi di culto musulmani questa pratica continua anche nella società contemporanea.
Dopo che i sandali erano tolti, i servi lavavano i piedi degli ospiti; un servo vi versava
sopra dell’acqua; li massaggiava; quindi li asciugava prontamente con un asciugatoio.
Abigail qui dimostrò proprio questa attitudine verso Davide, volendo lavargli i piedi come
segno di umiltà e di gratitudine (1Samuele 25:41).
In seguito l’ospite era unto con olio d’oliva, ed infine gli era offerta acqua da bere. Questo
gesto era fatto per dimostrare che l’ospite sarebbe stato accolto in pace. Domandare
acqua da bere, in circostanze simili, significava chiedere di essere accolti. Gesù, quando
domandò acqua da bere alla donna samaritana, voleva dimostrare proprio questo
(Giovanni 4:9).
In Luca 7, è descritta la cena che Gesù passò nella casa di Simeone, la quale fu un
esempio di mancanza di ospitalità. Simeone non tolse i sandali di Gesù, né lavò Lui i piedi,
né unse il suo capo, ed infine non Gli offerse acqua da bere.
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Re: OSPITALITÀ 15/07/2013 18:01 #8947

L’ospitalità oggi!
I tempi sono cambiati, le distanze accorciate, ma l’ospitalità continua ad essere praticata nella Chiesa del Signore. Questa però deve essere fatta con oculatezza. Potrebbe
accadere che “falsi fratelli” si intrufolino nelle nostre Chiese, approfittando del nostro
amore e della nostra disponibilità .

Pertanto l’ospitalità va sempre concordata con il pastore, onde evitare spiacevoli sorprese
e dolorose esperienze. Lettere di accompagnamento, telefonate, ci permettono di evitare spiacevoli avvenimenti. Anche la generosità deve essere sempre concordata con il
pastore evitando situazioni di sfruttamento.

Una volta ricevute opportune garanzie, l’ospitalità và praticata. Quante volte capita che un
fratello visiti la nostra comunità? Ospitarlo per un pranzo, una cena, una colazione è
sempre fonte di benedizione per chi pratica l’ospitalità.
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Re: OSPITALITÀ 15/07/2013 22:14 #8948

.....molto striminzita l'ospitalità di oggi...........

Per la garanzia di ospitare la persona giusta si fa la check list della
fedina penale, un test psicoattitudinale, analisi cliniche,garanzie di conoscenza comune .... se tutto è ok..... allora benvenuto ospite.


Dico mica posso rischiare......

In pratica oggi per godere ospitalità bisogna offrire le garanzie come quelle richieste da una banca......

Diciamola tutta... oggi non c'è più una vera ospitalità genuina, il modo di vivere che questa società ci ha imposto non ha più visione per donare ospitalità incondizionata.

La cosa che più rattrista, è che anche i credenti hanno dimenticato la vera ospitalità.

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