L’ospitalità o l’invito rivolto ad altri per mangiare e stare insieme, faceva parte integrante della cultura medio orientale già negli antichi periodi narrati dalla Sacra Scrittura.
Questa particolare disponibilità ad ospitare e a rendersi singolarmente ospitali, molto
probabilmente trova le sue radici nell’esperienza della vita nomade, alla quale gran parte
delle popolazioni di quella zona della Terra, sono abituate da secoli. Anche Abraamo, Lot,
Isacco, Esaù da cui provennero gli Arabi; Giacobbe ed i suoi figli, antichi antenati degli Ebrei, sono stati in definitiva nomadi.
Il popolo nomade conosceva la solitudine del deserto e la difficoltà di trovarvi cibo;
conseguentemente questo popolo era sempre pronto ad accogliere, nutrire, alloggiare e
proteggere ogni viaggiatore che si fermava davanti alle sue tende o alle sue case.
Era un peccato mangiare da soli Giobbe 31:17: “…se ho mangiato da solo il mio pezzo di
pane senza che l'orfano ne mangiasse la sua parte”).
Era peccato rifiutare di partecipare il proprio cibo con i bisognosi ed i poveri Isaia 58:7:
“Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu conduca a casa tua gli infelici privi di riparo, che quando vedi uno nudo tu lo copra e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne”?
Infatti, la legge mosaica raccomandava l’ospitalità, che anche presso i greci era un dovere
religioso Levitico 19:34: “Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto.
Io sono il Signore vostro Dio”.
L’attuale maniera di fare degli arabi richiama più da vicino l’antica ospitalità ebraica. Un
viandante può sedersi all’uscio di un uomo a lui completamente sconosciuto, finché il
padrone di casa non lo inviti a cenare insieme a lui. Se prolunga un pò di tempo il suo soggiorno, nessuno gli porrà domande sulle sue intenzioni; dopo potrà andarsene
senz’altro risarcimento con l'affermazione.... Dio sia con voi!