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ARGOMENTO: Rut

Re: Rut 18/06/2012 12:16 #3881

La causa della morte

"Il salario del peccato è la morte" Ro 3:23. Queste tre morti furono ovviamente conseguenze del peccato. Dio punì quella famiglia per aver lasciato Israele ed essere rimasta in Moab. Alcuni pensano che i nomi dei due figli di Elimelec indichino una costituzione fragile (secondo Ryrie, Malon vuol dire "sparuto" e Chilion "languente"; secondo Henry "malattia" e "consunzione") e che sia per questo che morirono. Anche in quel caso, però, il peccato rimane la causa della loro morte. Il testo conferma questa conclusione, come pure gli antichi scrittori ebrei. "Gli autori ebrei hanno sostenuto fin dai tempi più antichi che le morti premature dei figli di Naomi erano punizioni divine a causa dei loro matrimoni illeciti" (McGee). Se erano malaticci, era un altro motivo per rimanere a Betlemme dove Dio voleva che abitassero. È già male disubbidire a Dio quando si sta bene, ma è peggio quando si sta male!

Il trasloco in Moab sembrava promettente agli occhi della carne e diede un temporaneo sollievo, ma alla fine comportò la morte di tre delle quattro persone che avevano traslocato. Il peccato è così. Sembra promettente, ma non dà vita, anzi, la toglie. Non riempie, ma spoglia Ru 1:21. La filosofia di Elimelec è ancora molto popolare oggi, anche tra i credenti. Per esempio, se abbiamo problemi cerchiamo il Moab della psicologia o psichiatria e "l’aiuto di professionisti," denigrando così il potere della Parola di Dio e mietendo morte spirituale invece della vita.
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Re: Rut 18/06/2012 12:18 #3882

Le conseguenze della morte

"La donna restò priva dei suoi due figli e del marito" Ru 1:5. Le conseguenze di quelle morti erano gravi. Lo notiamo soprattutto nel caso di Naomi, una figura di rilievo in questa storia. Tra quelle conseguenze, notiamo la desolazione e la partenza.

La desolazione. Naomi, moglie di Elimelec, fu l’unica dei quattro membri di questa famiglia ebrea a sopravvivere la permanenza in Moab. Rimase però desolata, senza marito né figli da accudire e da cui trarre sostegno. A quei tempi era una condizione tremenda. Nel Pulpit Commentary troviamo un brano che descrive l’estrema desolazione di questa situazione come risultato della morte: "Dei due sessi, la donna è la più debole; tra le donne, le anziane sono le più gracili; tra le anziane, le vedove sono le più affrante; tra le vedove, quelle povere … ; tra le povere vedove, quelle senza figli … ;tra quelle senza figli, quelle che ne hanno avuti, ma li hanno persi … ;tra le vedove che hanno avuto figli, quelle che vivono in terra straniera." Oggi abbiamo assicurazioni e sussidi statali che forniscono denaro e aiuto a chi si trova nelle stesse condizioni di Naomi dopo la morte del marito e dei due figli. Ai suoi tempi, Naomi non aveva niente. Era davvero spoglia Ru 1:21. In Moab, era spoglia di beni, di famigliari e di prospettive.

Naomi è un’immagine della grande desolazione prodotta dal peccato, che può spogliarci di ogni bene. Il peccato impoverì il figlio prodigo Lu 15:13,14 e lasciò spoglia Naomi. Può mandare in rovina un’anima per l’eternità.

La partenza. Nei versetti seguenti, vediamo che Naomi lascia Moab per ritornare a Betlemme. La sua decisione fu incoraggiata dalla notizia che allora c’era del cibo Ru 1:6 e dalla morte dei suoi famigliari, che suscitò il suo interesse nella fine della carestia e la liberò dall’influsso e dall’autorità negativa di Elimelec e i due figli. Spesso questo capita ai disubbidienti. Solo quando la tragedia e il dolore colpiscono la loro vita prestano attenzione alla voce di Dio che li chiama a ubbidire. "Dio ci toglie le consolazioni su cui ci appoggiamo troppo e da cui traiamo troppo conforto nella terra del nostro pellegrinaggio per farci sentire più a casa nell’altro mondo e per farci accelerare il passo in fede e speranza. La terra ci diventa amara, affinché il cielo possa esserci più caro" (Henry).

Non stiamo dicendo che ogni tragedia e ogni dolore sia un risultato della disubbidienza. Non neghiamo però che a volte lo è e, in quel caso, bisogna aiutare la persona disubbidiente a riconoscere il proprio peccato e a tornare sul sentiero giusto. Dio ci aiuti a ubbidire alla volontà di Dio, in modo che non debba inviarci dolori e afflizioni per renderci disposti a farlo.
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Re: Rut 18/06/2012 12:21 #3883

La decisione

Ru 1:6-18

I primi versetti del libro di Rut offrono uno scenario molto triste alla storia, come abbiamo visto nel capitolo precedente. La carestia, gli errori e le morti avevano causato una grande rovina, rendendo la situazione ancora più tetra. In questo testo, i primi raggi di luce si fanno strada tra le tenebre, quando, tra quella desolazione, Naomi, suocera di Rut, decide di ritornare a Betlemme. Questa decisione porta Rut alla ribalta nel libro omonimo, con una grande deliberazione che la catapulta da un presente rovinoso a un futuro di ricompense così gloriose che non avrebbe mai potuto anticiparle in tutti i suoi pensieri e le sue aspirazioni.

Nell’esaminare la decisione di Rut che cambiò tutta la sua vita e la rese la protagonista del libro omonimo, noteremo il viaggio Ru 1:6,7 e la prova Ru 1:8-18 che hanno a che fare con questa decisione.
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Re: Rut 18/06/2012 12:22 #3884

Il viaggio

La decisione di Rut avvenne perché Naomi ritornò a Betlemme da Moab. Esaminando il viaggio che fa da scenario a questa decisione, noteremo il messaggio che ispirò il viaggio, la motivazione per il viaggio, il momento del viaggio, la necessità del viaggio e le signore in viaggio
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Re: Rut 18/06/2012 12:23 #3885

Il messaggio che ispirò il viaggio

"Allora si levò con le sue nuore per tornarsene dalle campagne di Moab perché nelle campagne di Moab aveva sentito dire che l’Eterno aveva visitato il suo popolo, dandogli del pane" Ru 1:6. Il messaggio sulla fine di anni di carestia a Betlemme spinse Naomi a lasciare Moab per ritornare a Betlemme. Per comprendere meglio il messaggio e le lezioni che contiene, noteremo i suoi dettagli e la sua proclamazione.

I dettagli del messaggio. Ci sono due dettagli importanti in questo messaggio, che hanno a che fare con la grazia e il dono di Dio.

Primo, la grazia di Dio. "L’Eterno aveva visitato il suo popolo, dandogli del pane." Era un atto di grazia divina. Israele era stato colpito dalla carestia a causa del suo peccato. Ridargli il pane fu un atto di grazia. Il termine ebraico tradotto "visitato" è usato a volte nelle Scritture anche nel senso di punizione. Il contesto determina se si tratta di una benedizione o di una punizione. Qui parla di una benedizione, perché la sua visita portò pane. Una visita di Dio che porta benedizioni è una visita della sua grazia, perché gli uomini non le meritano.

Secondo, il dono di Dio. Il fatto che Dio aveva dato il pane al popolo dimostra il dono di Dio nella salvezza dell’anima. Il termine "dandogli" ci dice che il pane era un dono gratuito di Dio. Dio non lo vendette. Fornì invece dei dono gratuiti come la pioggia che mise fine alla carestia e permise al grano di crescere. Che bella immagine della salvezza! L’Evangelo è un dono gratuito. "È il dono di Dio" Ef 2:8. Nel grande capitolo di Giovanni 6, che parla del pane, Cristo descrive la salvezza come un pane dato al popolo. "In verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che vien dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo [cioè Cristo]" Gv 6:32. Cristo, il pane di Dio, nacque a Betlemme, la città di Naomi, dove Dio diede pane in questo testo.

La proclamazione del messaggio. Naomi "nelle campagne di Moab aveva sentito dire" che Dio aveva dato pane al suo popolo. Qualcuno le aveva dato questa buona notizia in Moab. Possiamo trarne delle lezioni con forti applicazioni evangeliche, che comprendono la verità della proclamazione, il luogo della proclamazione e la fiducia nella proclamazione.

Primo, la verità della proclamazione. Qualcuno aveva dichiarato in Moab la verità riguardo al pane. Questo messaggio comprendeva il luogo in cui fu dato il pane ("aveva visitato il suo popolo"), il Signore del pane ("l’Eterno") e la generosità del dono ("dandogli del pane"). Ci parla della necessaria proclamazione dell’Evangelo. Il luogo della salvezza (data ai peccatori), il Signore della salvezza (Cristo è la fonte della salvezza) e la generosià della salvezza (la salvezza è un dono) devono essere infatti proclamate diligentemente. Purtroppo, molti non dichiarano fedelmente il messaggio. Ci dicono che si può ottenere pane da molte fonti che invece offrono solo gusci vuoti. Ci dicono che ci sono altre fonti di pane oltre a Cristo, come Budda, Joseph Smith e Maometto. Ci dicono anche che il pane non è un dono, ma qualcosa che si merita con atti come il battesimo, la cresima, la frequenza in chiesa e così via. Dichiarare fedelmente il messaggio di salvezza non rende popolari, ma senza quel messaggio non si otterrà il pane di vita per l’anima. Naomi non sarebbe mai tornata a Betlemme se il messaggio della fine della carestia non fosse stato vero.

Secondo, il luogo della proclamazione. Naomi udì il messaggio in Moab, un messaggio che si era diffuso in altri paesi quando Dio ridiede il pane al popolo d’Israele. Vediamo qui l’opera missionaria dell’Evangelo. Dobbiamo portare l’Evangelo a tutto il mondo Mr 16:15 e far conoscere Gesù Cristo, il vero pane della vita.

Terzo, la fiducia nella proclamazione. "Ella partì dunque con le sue due nuore dal luogo dov’era stata" Ru 1:7. Naomi credette al messaggio riguardo al pane e si comportò di conseguenza. La sua reazione dimostra che quella fiducia era essenziale ed evidente. Era essenziale perché il messaggio non la avrebbe aiutata se lei non avesse creduto. È così per l’Evangelo: non aiuta chi non crede. Si deve confidare in Cristo per essere salvati. È un messaggio a cui pochi, in ogni epoca, credono. "Molti hanno udito questo Evangelo benedetto nella terra lontana dell’alienazione, ma pochi hanno creduto a quello che è stato annunziato Is 53:1; la maggioranza sembra contenta di rimanere in Moab e di cibarsi dei baccelli dei porci" (Smith). La fiducia era evidente perché Naomi lasciò Moab per recarsi a Betlemme. Abbiamo bisogno di più evidenze come quella oggi, quando molti dicono di confidare in Cristo per la salvezza, ma non lo dimostrano
con i fatti. Non abbandonano le Moab del mondo e non seguono il popolo di Dio nella sua terra.
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Re: Rut 18/06/2012 12:27 #3886

La motivazione per il viaggio

"Allora si levò … per tornarsene dalle campagne di Moab perché … aveva sentito dire che l’Eterno aveva visitato il suo popolo, dandogli del pane" Ru 1:6. Anche se questo testo è un’illustrazione della salvezza, mette anche in luce il peccato e offre una lezione sulle motivazioni peccaminose. Che cosa motivò Naomi a tornare a Israele? Il pane, per nutrire il corpo. Non fu motivata dall’ubbidienza ai comandamenti di Dio, ma dalle provviste divine. Come molti ascoltatori di Cristo, voleva tornare a Israele semplicemente per soddisfare i desideri materiali e non quelli spirituali. "È un motivo egoista che la induce a ritornare, in gran parte come quello che spinse il figlio prodigo Lu 15:17 a tornare alla casa del padre" (Ridout). Naomi è come molti membri della chiesa che frequentano poco la predicazione, ma si presentano con entusiasmo quando si distribuisce del cibo. Se c’è una cena, arrivano in anticipo. Controllate le vostre motivazioni nel cercare e servire Dio. Perché lo cercate e lo servite? Per orgoglio, prestigio, benefici materiali e altri motivi carnali ed egoistici?
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Ultima modifica: 18/06/2012 12:27 Da stefano .

Re: Rut 18/06/2012 12:28 #3887

Il momento del viaggio

"Allora si levò … per tornarsene dalle campagne di Moab" Ru 1:6. Il momento del ritorno di Naomi indica la sua delinquenza. Lei e la sua famiglia non sarebbero mai dovuti andare a Moab o avrebbero dovuto ripartire ben prima. Questo ritardo causò grandi perdite, come avviene sempre per chi disubbidisce. Anche se però avete perso molto per disubbidienza, non dovete pensare che non valga la pena ubbidire adesso. Forse vi sembrerà di avere perso tutto e che l’ubbidienza serva solo a chiudere la porta della stalla quando i cavalli sono già scappati, ma ubbidite ugualmente. Finché avete respiro, dovete ubbidire a Dio. Meglio ritornare a Betlemme tardi che mai. Più rimandate, peggio sarà. Non dite che è troppo tardi per ritornare dove Dio vuole che siate. Forse, chiudendo la porta, vedrete con sorpresa quanto è rimasto in quella stalla. Se la famiglia di Naomi fosse ritornata molti anni prima, forse si sarebbero salvate tre vite. Ma anche dopo tre morti, perché arrendersi e rischiarne un’altra? Salvatela, e scoprirete di avere salvato molto. Nel caso di Naomi, pensava di avere perso tutto ("spoglia"), Ru 1:21, ma, come vedremo in seguito, ricevette una grande benedizione: il figlio di Rut sarebbe diventato un antenato di Davide e di Cristo.
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Re: Rut 18/06/2012 12:30 #3888

La necessità del viaggio

"Ella partì dunque … dal luogo dov’era stata, e si mise in cammino per tornare nel paese di Giuda"; Ru 1:7 Per tornare a Giuda, Naomi "partì" da Moab. Vediamo che la separazione è necessaria per compiere la volontà di Dio. "Non si può tornare senza separarsi … Per ottenere il Cielo, si deve evitare il mondo. Per cibarsi alla mensa del Padre, si devono abbandonare i baccelli" (Smith). Le Scritture ci esortano a uscire 2Co 6:17 dal mondo, ed è ciò che fece Naomi, che "partì" da Moab per recarsi a Giuda. Oggi abbiamo una filosofia corrotta che insegna che si possono ottenere le benedizioni di Giuda rimanendo in Moab, che ci si può convertire e rimanere nel mondo. Molti Cristiani professanti pensano così. Dicono di credere, ma non si separano dal mondo. Certi cosiddetti showman cristiani danno spettacoli in luoghi empi il sabato sera e poi cantano in chiesa la domenica. I Cristiani apostati stanno in chiese apostate. Le donne entrano i concorsi di bellezza empi e immorali del mondo e si esibiscono seminude, e poi dicono che gran posto ha Cristo nel loro cuore. È un cristianesimo fraudolento. Per andare a Giuda, si deve partire da Moab. "Voi non potete servire a Dio ed a Mammona" Lu 16:13, camminare con la lepre e il cane da caccia e guardare in due direzioni allo stesso tempo. "Se uno ama il mondo, l’amor del Padre non è in lui" 1Gv 2:15.
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Re: Rut 18/06/2012 12:32 #3889

Le signore in viaggio

"Allora si levò con le sue nuore per tornarsene dalle campagne di Moab … Ella partì dunque con le sue due nuore dal luogo dov’era stata" Ru 1:6,7. Naomi non intraprese il viaggio a Betlemme da sola, ma con le nuore. Tre signore si misero in viaggio da Moab a Betlemme. Abbiamo qui una dimostrazione di bontà e l’effetto dell’ubbidienza.

La dimostrazione di bontà. Il fatto che le due nuore di Naomi la avessero accompagnata verso Betlemme dimostra che lei si era comportata bene in Moab. Era ovviamente stata gentile con le nuore. Ci sono molte barzellette sulle suocere, che mettono in risalto le difficoltà di quel rapporto, ma non fu così in questo caso. Rut e Orpa erano molto affezionate a Naomi, che non era una vecchia bisbetica che nessuno voleva frequentare.

I membri di chiesa possono imparare molto da questa affabilità di Naomi verso le nuore. Troppi rientrano nella categoria "bisbetici." Scontrosi, burberi, villani, egocentrici e antipatici, allontanano gli altri dalla chiesa invece di attirarli. Dicono di essere stati salvati per grazia, ma non manifestano quella grazia nella loro condotta. Tengono piccole le comunità religiose, perché i visitatori che li incontrano non vogliono tornare più.

L’effetto dell’ubbidienza. Quando Naomi "si levò" per ritornare al suo paese, altri la seguirono. L’ubbidienza di Naomi migliorò la condotta degli altri, contribuendo a elevare il loro carattere e i loro fini. Per elevare gli altri, dovete levarvi. Non potete elevare gli altri più in alto di voi.

Attirando le nuore a seguirla a Giuda, Naomi ebbe l’influsso opposto di suo marito Elimelec, che aveva incoraggiato gli altri (soprattutto la sua famiglia) ad abbandonare la terra di Giuda per recarsi in Moab. Naomi ispirò invece gli altri a lasciare Moab per andare a Giuda. Possa tutto il popolo di Dio essere come Naomi e influenzare gli altri a ubbidire e non a disubbidire, come fece Elimelec.
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Re: Rut 18/06/2012 12:33 #3890

La prova della decisione

Dopo aver deciso di seguire Naomi da Moab a Betlemme, Rut e Orpa furono messe alla prova. Ogni loro deliberazione, impegno, decisione e professione di fede sarebbe stata messa in discussione. Anche Cristo fu tentato per quaranta giorni dopo il suo battesimo, e mise alla prova quelli che dicevano di volerlo seguire. Per esempio, in Luca 9 leggiamo: "Qualcuno gli disse: Io ti seguiterò dovunque tu andrai. E Gesù gli rispose: Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo" Lu 9:57,58. Il desiderio di quest’uomo di seguire Cristo fu messo a dura prova quando Cristo rivelò che non avrebbe avuto garanzia di alloggio. Era disposto a pagare quel prezzo? Anche Rut e Orpa furono messe a dura prova. Il nostro testo ne dà tre esempi: la prova della prosperità, la prova dei problemi e la prova della popolarità. Non sono prove insolite, ma le stesse a cui saranno spesso sottoposti i seguaci di Cristo. Sono prove che ci ricordano anche quelle di Eliseo, per determinare se voleva realmente seguire Elia, come vediamo in 2Re 2.

Naomi usò questi tre metodi per mettere alla prova le nuore. È difficile dire se lo fece consapevolmente o meno. Nel secondo caso, sarebbe da biasimare perché avrebbe dato dei brutti consigli alle nuore, esortandole a ritornare a Moab e all’idolatria di quel paese. Le prove però rimangono tali in ogni caso.
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Ringraziano per il messaggio: nunziata
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