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ARGOMENTO: Neemia

Re: Neemia 02/07/2012 13:15 #4187

Il periodo dell’anno

"L’anno ventesimo del re Artaserse, nel mese di Nisan" Ne 2:1, Neemia poté chiedere al re un permesso per essere autorizzato a recarsi a Gerusalemme e ricostruirne le mura. Era il mese di Kisleu, ovvero il nostro mese di dicembre, quindi inverno, quando Neemia era venuto a conoscenza per la prima volta della disperata situazione in Israele #Ne 1:1 e, prima che Dio esaudisse la sua preghiera, facendo in modo che Neemia avesse l’occasione di avanzare le proprie richieste al re, erano passati quattro mesi ed era ormai primavera (il mese di Nisan corrisponde all’incirca ad aprile, nel nostro calendario). Per trarre ammaestramento dal periodo in cui Neemia poté chiedere il permesso, prenderemo in considerazione il pessimismo e il vantaggio tratto dal periodo.

Il pessimismo. Dal momento in cui Neemia aveva appreso la notizia dei Giudei e di Gerusalemme al momento in cui poté chiedere al re di fare qualcosa in merito, passarono ben quattro mesi, un lasso di tempo che farebbe sprofondare nel pessimismo chiunque avesse voluto porre rimedio alla condizione di Gerusalemme. Provando grande preoccupazione nel cuore, Neemia desiderava recarsi il prima possibile nella città di Davide, ma questi quattro mesi passati senza una risposta alle sue preghiere l’avevano scoraggiato, lasciando sempre più spazio al pessimismo, non solo nel suo cuore, ma anche in quello del fratello e degli amici che l’avevano informato sulla situazione in Israele e che finirono per pensare che la loro visita non aveva prodotto alcun cambiamento. Erano delusi dal fatto che Neemia, nonostante la sua posizione prestigiosa alla corte reale, non fosse riuscito a influenzare il re e a chiedergli quell’aiuto che tutti avevano sperato di ottenere, proprio come era accaduto alcuni anni prima (tredici per l’esattezza), quando Artaserse aveva concesso a Esdra il permesso e l’assistenza per recarsi in Israele con un gruppo di persone e "onorare la casa dell’Eterno, a Gerusalemme" Ed 7:27 promuovendo l’adorazione di Dio nel popolo Ed 7:25,26. Il lungo lasso di tempo trascorso, però, indebolì la loro speranza di ottenere un altro atto di benevolenza da parte di Artaserse. "La speranza differita fa languire il cuore" Pr 13:12: durante questi quattro mesi sorsero pensieri pessimisti in molti cuori e lo scoraggiamento ebbe la meglio. La fede, però, sa riconoscere in un ritardo non un rifiuto divino nell’esaudire le nostre preghiere ma, come vedremo in seguito, ciò che rende più proficua la risposta che stiamo aspettando.

Il vantaggio tratto dal periodo. Il ritardo nella risposta non fu qualcosa di negativo, bensì fu davvero provvidenziale: presto qualsiasi pessimismo sarebbe stato soppiantato dai proficui vantaggi che poterono manifestarsi proprio a motivo di questo ritardo, come il fatto che nel frattempo Neemia riuscì a organizzarsi bene prima di recarsi a Gerusalemme e ricostruirne le mura: infatti, quando il re gli chiese cosa desiderasse Ne 2:4, Neemia rispose subito, con intelligenza ed efficacia.

Molte delle nostre preghiere non ottengono risposta da Dio nel momento in cui le innalziamo e dovremmo essere felici di questo Suo comportamento: nel caso di Neemia, questi ebbe tempo a sufficienza per prepararsi adeguatamente alla risposta della sua preghiera. Quando Dio tarda a risponderci, dobbiamo essere pazienti e sfruttare il tempo per prepararci. Se la preghiera non viene esaudita subito, non disperiamoci, ma teniamoci occupati e prepariamoci a reagire bene alla risposta di Dio quando questa finalmente arriva. Ciò non solo dimostra saggezza, ma anche fede ed entrambe sono necessarie se dobbiamo compiere una buona opera per Dio.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:16 #4188

Il pasto tenutosi a palazzo

"come il vino stava dinanzi al re, io presi il vino e glielo porsi.![ … ]! la regina [era] seduta allato" Ne 2:1,6. L’occasione per chiedere il permesso arrivò durante un pasto servito al re. Sono due gli elementi provvidenziali degni di nota in questa situazione da cui possiamo trarre ammaestramento: la presenza della donna e il valore della situazione.

La presenza della donna. "la regina [era] seduta allato" Ne 2:6. La donna in questione era la regina e questa è la sua unica apparizione riportata nel libro di Neemia, ma fu davvero provvidenziale. A questo pasto la regina era presente assieme al re (Ibid.). Sebbene all’epoca i re erano il più delle volte poligami, generalmente avevano una moglie preferita tra tutte quelle sposate, che veniva considerata come la regina. Diversamente dalle altre mogli e concubine, a volte la regina mangiava in compagnia del re, quindi la donna menzionata nel testo va certamente considerata come un elemento provvidenziale: la sua presenza fece sì che il comportamento del re fosse più tenero e pietoso del solito, proprio come fanno solitamente le donne in simili occasioni (al contrario Erodiade, moglie di Erode, ne fu una famigerata eccezione). Neemia aveva bisogno di una risposta misericordiosa da parte del re alle sue richieste e al suo aspetto triste, come vedremo più avanti, ed ecco che Dio provvide magnificamente una situazione favorevole (la presenza della regina) per spingere il re ad avere un comportamento accondiscendente nei confronti del suo coppiere. Possiamo riporre la nostra fiducia in Dio il quale per certo farà in modo che le circostanze in cui ci troviamo consentano di portare a termine i Suoi scopi. Egli può far intervenire le persone giuste al momento giusto e preparare ogni cosa per mettere in atto la Sua volontà nella nostra vita.

Il valore della situazione. Un altro ammaestramento incoraggiante che possiamo prendere da questa situazione è il fatto che l’occasione può manifestarsi in qualsiasi situazione, persino in quelle quotidiane. Nel testo è riportato un normale pasto a cui prende parte il re che però si trasformò in una situazione talmente preziosa da consentire a Neemia di recarsi a Gerusalemme per ricostruirne le mura. Nel primo capitolo avevamo preso in considerazione il fatto di non lasciarci scoraggiare né di disprezzare le circostanze mondane, poiché possono rappresentare occasioni tanto utili quanto lo sono quelle più cerimoniose e ufficiali per servire Dio. Dobbiamo essere pronti e sempre all’erta: non si può mai sapere quali grandi occasioni Dio abbia in serbo per noi nelle varie situazioni della vita.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:17 #4189

La tristezza del coppiere

"Or io non ero mai stato triste in sua presenza. E il re mi disse: ‘Perché hai l’aspetto triste? eppure non sei malato; non può esser altro che un’afflizione del cuore’. Allora io ebbi grandissima paura" Ne 2:1,2. La tristezza di Neemia agli occhi del re fu provvidenziale, manifestandosi con perfetto tempismo poiché consentì a Neemia di chiedere il permesso al re Artaserse per recarsi a Gerusalemme. Per gli uomini mostrare tristezza davanti al re sarebbe stato considerato come un elemento negativo, e non positivo, del desiderio di Neemia (come vedremo meglio più avanti). Invece, quando ci dedichiamo al servizio di Dio, come faceva Neemia, Dio trasforma il male in bene. Nella nostra analisi della provvidenziale tristezza di Neemia, ne prenderemo in considerazione l’esibizione, il discernimento, la paura e la difesa.

L’esibizione della tristezza. Esibendo la propria tristezza davanti al re Neemia dimostrò la sua profonda afflizione per le condizioni dei Giudei e di Gerusalemme nonché le dimensioni del proprio fardello per porre rimedio a una situazione del genere.

Primo, la sua profonda afflizione. L’afflizione di Neemia era profonda perché provò tristezza anche alla presenza del re, comportamento molto pericoloso a tenere: Neemia rischiava di perdere l’incarico, se non addirittura di essere ucciso (ne parleremo meglio più avanti). Ma era così sopraffatto dalla sua afflizione da essere incapace di nasconderla. Il fatto che non fosse "mai stato triste in sua presenza" indica che Neemia aveva provato a essere felice davanti al re, ma la sua afflizione era troppo grande per essere soffocata continuamente. Prima o poi il male o il bene che c’è nel nostro cuore si manifesta e a quel punto il nostro aspetto cosa rivelerà di noi?

Secondo, le dimensioni del peso. Esibendo la propria tristezza Neemia mise anche in evidenza il grave peso che aveva nel cuore per l’opera di Dio affinché si trovasse una soluzione ai problemi dei Giudei e di Gerusalemme. Era un fardello troppo grande per continuare a nasconderlo, ma necessario se uno deve servire bene Dio. "Solo a un uomo con un evidente senso di responsabilità Dio può affidare la Sua opera" (Apocalissedpath). Se la gente sentisse davvero il peso per l’opera di Dio, non vi sarebbero così tanti fallimenti, pastori e missionari non si dimetterebbero facilmente e i membri di una chiesa non lascerebbero i propri incarichi alla prima difficoltà. Purtroppo, però, sono poche le persone che sentono il peso dell’opera di Dio e per questo motivo (nonché per tanti altri) molte chiese si affaticano poco per il Signore.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:17 #4190

La domanda fatta dal re

"E il re mi disse: ‘Che cosa domandi?’" Ne 2:4. In questo passo vediamo come Dio operò in modo meraviglioso: Neemia aveva bisogno di un permesso per recarsi a Gerusalemme, ma chiederlo al re sembrava impossibile, sebbene avesse una posizione invidiabile alla corte reale; di solito, anche se era coppiere del re, per un funzionario di così alto grado chiedere un permesso per assentarsi da corte era considerato un vero affronto al re, alla stregua dell’essere tristi in sua presenza. Ma il re semplificò le cose: fu lui stesso a domandare a Neemia che cosa volesse. Neemia ebbe paura quando Artaserse notò la sua tristezza in volto; dopo la domanda del re, invece, poté chiedere con audacia il suo permesso, poiché era stato il re in persona a fare la domanda a Neemia.

Questo incoraggiamento da parte del re Artaserse ci ricorda ovviamente che anche il Re dei re ci domanda di chiedergli. Un esempio è l’esortazione di Gesù ad avanzare le nostre richieste Mt 7:7 e, siccome è lui a dircelo, ecco che possiamo accostarci "dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per esser soccorsi al momento opportuno" Eb 4:16.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:18 #4191

La preghiera innalzata prima della richiesta

"Allora io pregai l’Iddio del cielo" Ne 2:4. Nel breve momento intercorso tra la domanda fatta dal re e la richiesta di Neemia, quest’ultimo elevò una preghiera a Dio, che però le Scritture non riportano né per intero né almeno nei contenuti; sicuramente Neemia pregò per ricevere aiuto, coraggio e saggezza nel formulare la propria richiesta ad Artaserse. Dapprima si rivolse al Re del cielo, poi rese nota la sua richiesta al re di Persia. È sempre bene chiedere agli uomini dopo aver supplicato Dio. Nell’esaminare la preghiera di Neemia per ricevere aiuto e ammaestramento sulla preghiera, ne prenderemo in considerazione tre aspetti: la spontaneità, la brevità e la silenziosità.

La spontaneità della preghiera. Come abbiamo analizzato nel capitolo precedente, Neemia era un uomo dedito alla preghiera ed è evidente in tutto il libro, perché pregò sempre con prontezza e in qualsiasi circostanza. Non si prega spontaneamente se non si è abituati a farlo anche nei momenti stabiliti. Gli uomini poco esercitati alla preghiera "su richiesta" non pregheranno nemmeno nelle occasioni particolari. La preghiera spontanea, cioè fatta "al momento," è il risultato di un cuore già esercitato alla preghiera in comunione con Dio.

Una preghiera breve. Le preghiere non devono essere lunghe o fatte per interesse. Le preghiere brevi ma efficaci si trovano in molti passi delle Scritture: ricordiamo, ad esempio, la preghiera di Pietro "Signore, salvami!" Mt 14:30 innalzata quando stava affondando nel mare. Tuttavia, l’efficacia delle preghiere brevi non nega quella delle preghiere lunghe, anch’esse presenti nella Parola. "In una certa misura e in alcune circostanze la lunghezza è un elemento che caratterizza la vera preghiera. Colui che, dedicando regolarmente alcuni momenti all’adorazione, si sente soddisfatto pronunciando una o due frasi, pecca di irriverenza e mostra poco piacere nello stare in comunione con Dio. Ma in occasioni come quella riportata nel testo, è possibile o necessaria soltanto una preghiera breve" (G. Wood). Le preghiere brevi vanno bene quando fatte in pubblico, mentre le preghiere lunghe sono per la cameretta segreta; di solito, se fatte in pubblico, le preghiere lunghe sono segno di esibizionismo, ma se fatte in privato sono segno di sincerità, non di ipocrisia.

Una preghiera silenziosa. Non c’è bisogno di pregare ad alta voce perché la preghiera sia considerata autentica. Pregare ad alta voce spesso aiuta a concentrare i nostri pensieri e l’attenzione quando preghiamo, ma anche la preghiera silenziosa può essere efficace. La preghiera innalzata soltanto per farsi udire dagli uomini è invece un abominio: ai farisei piacevano sia le preghiere lunghe che quelle fatte ad alta voce in pubblico per attirare su di sé l’attenzione degli uomini; ma noi dobbiamo attirare l’attenzione di Dio quando preghiamo, non l’attenzione di qualcun altro. E quando il cuore è retto davanti a Lui, una preghiera silenziosa attira l’attenzione di Dio nello stesso modo di una preghiera fatta ad alta voce.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:18 #4192

I particolari della richiesta

I particolari della richiesta di Neemia per ottenere il permesso di andare a Gerusalemme e ricostruirne le mura possono essere suddivisi in due parti: quelli riguardanti il mandato e quelli riguardanti la fornitura del materiale. Questi particolari dimostrano che Neemia fosse ben preparato a rispondere alla domanda del re: aveva studiato attentamente il problema e ricercato Dio in preghiera, sia prima sia nel momento in cui il re gli pose la domanda, quindi era pronto ad avanzare una richiesta molto saggia se il re gliel’avesse chiesto. Abbiamo notato in precedenza che il ritardo nella risposta alla sua preghiera ha dato tempo a Neemia di prepararsi adeguatamente per riceverla e qui capiamo che Neemia ha usato tale ritardo in modo davvero saggio; invece, coloro che pregano ma non si preparano adeguatamente a ricevere la risposta non sono sinceri nelle loro preghiere: "Le nostre preghiere devono essere affiancate da seri sforzi" (Henry).

Il mandato. "poi risposi al re: ‘Se così piace al re e il tuo servo ha incontrato favore agli occhi tuoi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri de’ miei padri, perché io la riedifichi’" #Ne 2:5. A Neemia serviva un permesso da parte del re per recarsi a Gerusalemme e ricostruirne le mura. Come abbiamo analizzato nell’introduzione a questo capitolo, ne aveva bisogno per alcune ragioni molto importanti: essere sollevato dall’incarico di coppiere del re, poter attraversare le altre province per recarsi a Gerusalemme, ricostruire le mura della città santa (il permesso avrebbe messo fine alle restrizioni che vincolavano la ricostruzione di Gerusalemme ordinate dal re stesso alcuni anni prima), ottenere rifornimenti e materiale per l’opera di ricostruzione (come esamineremo più avanti) e per altri bisogni quando sarebbe giunto nella città.

Non c’è nulla di sbagliato nel chiedere permessi legittimi alle autorità per la nostra opera. Se poi le autorità ci negano o proibiscono di fare ciò che Dio vuole da noi, come accadde durante i primi giorni di vita della Chiesa primitiva, allora dovremo agire senza autorizzazioni o permessi. Tuttavia, c’è molta presunzione tra i cristiani di oggi che agiscono a prescindere dall’aver ottenuto o meno il benestare delle autorità. Ad esempio, i pulmini gestiti dalla chiesa locale devono avere le necessarie autorizzazioni ed essere in regola con la revisione; gli edifici adibiti a luoghi di culto devono essere costruiti secondo i regolamenti edilizi; anche le scuole devono rispettare norme e criteri di legge (che poi questi siano in contrasto con la nostra fede è certamente un altro discorso, ma gli insegnanti, ad esempio, devono essere qualificati, non persone improvvisate, come si nota nella maggior parte delle scuole gestite da chiese locali). Persino i missionari inviati dalle comunità religiose hanno bisogno di passaporti e visti in regola per recarsi all’estero. Il motivo per cui alcune opere cristiane cercano di evitare di adeguarsi alle leggi dello Stato sta nella meschinità dei ministri e della gente coinvolta in tali progetti, i quali non vogliono adeguarsi né sottomettersi alle leggi statali vigenti. Spesso, poi, le autorità lasciano molto a desiderare, rappresentate da persone corrotte a cui è difficile portare rispetto; ma nello stesso modo in cui portiamo rispetto alla carica, e non alla persona che la rappresenta, quando salutiamo un ufficiale militare di dubbia reputazione, dobbiamo agire secondo le leggi dello Stato e mostrare rispetto per le autorità che Dio ha stabilito. Neemia mostrò questo rispetto, un rispetto fattibile e adeguato; se non ne avesse avuto, l’opera in Gerusalemme non sarebbe mai potuta continuare.

La fornitura del materiale. "e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, affinché mi dia del legname per costruire le porte del castello annesso alla casa dell’Eterno, per le mura della città, e per la casa che abiterò io" Ne 2:8. Neemia aveva bisogno di scorte e di materiale per l’opera in Gerusalemme, pertanto il permesso avrebbe dovuto includere anche queste richieste. In particolar modo, dato che gli serviva del materiale per ricostruire le mura di Gerusalemme, chiese che il re gli desse una lettera firmata per poter avere del legname tagliato dal "parco del re" situato in Giuda.

Chiedere una lettera da dare ad Asaf, il guardiano del parco del re, dimostra palesemente che Neemia si fosse preparato molto bene per questa occasione, informandosi addirittura sul nome del guardiano che curava il parco del re in Israele. Neemia aveva valutato il problema e il materiale che gli sarebbe servito; quando poi il re gli domandò cosa volesse, Neemia già sapeva cosa chiedergli. Ci fosse anche oggi nelle nostre assemblee una tale premura quando si agisce, poiché molte chiese impediscono a se stesse di avanzare proprio per il modo deplorevole in cui operano: i tanti progetti da realizzare mancano di materiali e fondi perché, diversamente da Neemia, non ci si è messi a tavolino a valutarne i costi e a pianificare con saggezza.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:19 #4193

Il piacere del re per la richiesta

"La cosa piacque al re![ … ]! E il re mi diede le lettere, perché la benefica mano del mio Dio era su me" Ne 2:6,8. La richiesta "piacque al re," pertanto Neemia ottenne il permesso di recarsi a Gerusalemme. Prendiamo ora in considerazione la grandezza, i presupposti e la gratitudine per essere riuscito a ottenere questo risultato.

La grandezza del risultato ottenuto. È davvero sorprendente leggere che la richiesta di Neemia "piacque al re" Ne 2:6 e, di conseguenza, che il permesso gli fu concesso. Dio stava operando nel cuore del re, il quale concesse un permesso molto generoso: includeva l’autorizzazione a ricostruire le mura di Gerusalemme, l’incarico di governatore della provincia di Giuda per Neemia Ne 5:14; (e un’autorità del genere era necessaria per compiere l’intera opera), la fornitura di scorte e del materiale richiesti nonché, ovviamente, un permesso più lungo per assentarsi dalle proprie funzioni alla corte reale. Il re fu così generoso da lasciare libero Neemia di decidere la data Ne 2:6 del suo rientro da Gerusalemme: dapprima Neemia rimase dodici anni a Gerusalemme Ne 5:14 poi, dopo essere tornato per breve tempo alla presenza del re Artaserse, vi si recò nuovamente Ne 13:6. Fu davvero una risposta molto generosa. In realtà il re concesse a Neemia molto più di quanto chiese, poiché gli fornì persino una scorta armata: "Il re avea mandati meco dei capi dell’esercito e dei cavalieri" Ne 2:9, a dimostrazione del fatto che Dio può "fare infinitamente al di là di quel che domandiamo o pensiamo" Ef 3:20.

È necessario notare che qui mettere a disposizione di Neemia una scorta armata non significa disprezzare la fede di quest’uomo; quando si recò a Gerusalemme molto tempo prima e nonostante il decreto del re Artaserse, Esdra si rifiutò per fede "perché, io mi vergognavo di chiedere al re una scorta armata e de’ cavalieri per difenderci per istrada dal nemico, giacché avevamo detto al re: ‘La mano del nostro Dio assiste tutti quelli che lo cercano; ma la sua potenza e la sua ira sono contro tutti quelli che l’abbandonano’" Ed 8:22. Le Scritture non riportano che Neemia avesse richiesto esplicitamente una scorta armata, la quale fu messa a sua disposizione soltanto per volontà del re. Neemia era uno dei suoi funzionari e questo era un motivo già sufficiente per inviare insieme a lui delle guardie armate. Esdra non aveva amicizie o conoscenze tra le autorità persiane, ma era semplicemente un capo religioso dei Giudei; ecco spiegato il motivo per cui, rispetto a Neemia, fu trattato in modo diverso dal re persiano.

I presupposti del risultato ottenuto. Un risultato positivo non scaturisce per caso; coloro che ottengono buoni risultati come Neemia scopriranno di avere qualità simili alle sue. È vero che Dio operò potentemente nel cuore di Artaserse per concedere a Neemia ciò che gli chiese, ma non dobbiamo ignorare il fatto che Neemia aveva servito il re in modo impeccabile e con fedeltà, motivi più che validi perché il re assecondasse la richiesta di Neemia. Dio non dovette operare in un cuore che non fosse ben disposto nei confronti di Neemia: "Neemia incontrò il favore di Artaserse perché dall’espressione del suo volto traspariva proprio questo, cosa che il monarca teneva in grande considerazione. Dovremmo promuovere la religione [l’Evangelo] agendo con sincera onestà, allegria e altruismo" (R. A. Redford). Se pensiamo che Dio opererà potentemente per noi, anche se non dimostriamo premura, fedeltà o altre qualità importanti del carattere, faremmo meglio a fermarci e riflettere. Se sul lavoro non portiamo bene a termine un progetto, non aspettiamoci che il capo ufficio accolga benevolmente qualche nostra richiesta particolare quando ne avremo bisogno né che Dio operi con potenza nel suo cuore affinché ci conceda ciò che chiediamo.

La gratitudine per il risultato ottenuto. "perché la benefica mano del mio Dio era su me" Ne 2:8. Neemia si preoccupò di ringraziare e riconoscere chi di dovere. Capì che c’era Dio dietro a tutte le benedizioni che stava ricevendo dal re Artaserse, il quale era solo uno strumento. Neemia apprezzò molto il gesto del re, ma qui le Scritture riportano la sua gratitudine verso Dio che rese tutto questo possibile. "Molti non ci riescono [a essere grati a Dio]. Persino coloro che hanno pregato per ciò che hanno poi ricevuto non sempre lo riconoscono doverosamente. I ringraziamenti non sono così frequenti come le preghiere![ … ]! Non riuscire a riconoscere la mano di Dio all’opera significa trovarsi ancora nella condizione di un bruto. Voltare lo sguardo e rifiutarsi di riconoscerla è da infedeli incalliti. Riconoscerla, ma non ringraziare Dio doverosamente, significa come minimo essere colpevoli di irriverenza, ingratitudine e codardia" (G. Wood). Matthew Henry affermò che "le anime clementi si accorgono della mano di Dio, della sua mano buona in tutte le circostanze che volgono a loro favore." Siamo sinceri quando ringraziamo Dio, proprio come quando Gli rendiamo note le nostre richieste.
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Re: Neemia 02/07/2012 13:20 #4195

L’opera ha inizio

Ne 2:9-20

Ottenuto IL PERMESSO del re, Neemia lasciò Susan e si diresse a Gerusalemme per ricostruirne le mura. L’inizio della sua rischiosa impresa dev’essere stato un periodo entusiasmante per Neemia, come lo è sempre quando si inizia un’opera grandiosa e, soprattutto, quando tale opera è un enorme peso nel cuore e le probabilità che sarebbe stata avviata erano sembrate molto scarse. Ma Dio aveva operato in modo meraviglioso nell’interesse di Neemia facendogli ottenere dal re Artaserse il permesso di recarsi a Gerusalemme per ricostruirne le mura. Ora il desiderio del cuore di Neemia stava per realizzarsi; è vero che Neemia dovette lavorare parecchio, incontrando tanta resistenza, prima che la ricostruzione delle mura fosse completata, ma il fremito e l’entusiasmo che provava sin dall’inizio di questa grandiosa impresa non scemarono.

Nell’esaminare l’inizio dell’impresa di Neemia per la ricostruzione delle mura di Gerusalemme, prenderemo in considerazione il suo ingresso nel paese Ne 2:9-16, l’elenco degli operai Ne 2:17,18 nonché l’incontro con il nemico Ne 2:19,20.
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