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ARGOMENTO: Giosuè

Giosuè 13/08/2012 11:10 #4959

Chiamato da Dio

Quando cominciamo a leggere il libro di Giosuè, che narra il suo grande lavoro come conquistatore di Canaan, egli ci viene presentato improvvisamente ed immediatamente. La presentazione, semmai, è veramente breve. Ci afferma semplicemente che Giosuè era il figlio di Nun, che era stato il ministro di Mosè, e che ora era il suo successore. Questa introduzione nei primi due versi del libro di Giosuè non ci dicono altro sulla sua persona o su qualche altro particolare della sua chiamata da parte di Dio per tale incarico. Ma possiamo trovare altro su questo argomento in altre parti della Scrittura. Quindi in questa parte introduttiva dello studio di Giosuè, esamineremo altri libri della Bibbia per imparare di più sulla persona chiamata da Dio ad essere il successore di Mosè e sulla sua vocazione particolare. Questo ci darà una buona presentazione e ci aiuterà, inoltre, nello studio del libro che prende il suo nome.
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Re: Giosuè 13/08/2012 11:11 #4960

Figlio

Giosuè era il "figlio di Nun" Gs 1:1. Questo ruolo di figlio era, certamente, il primo ricoperto nella vita di Giosuè. Per esaminarlo, considereremo la citazione del suo essere figlio, il significato del suo nome, e l’importanza del momento della sua nascita.

La citazione del suo essere figlio. Per trenta volte nella Bibbia, Giosuè è menzionato come "figlio" specificamente come "figlio di Nun" (la versione Diodati lo chiama "Non") in 1Cr 7:27. Suo padre sarà stato sicuramente onorato dal fatto che durante gli anni, per ben trenta volte, Giosuè sarà stato citato come figlio di Nun. Egli era il tipo di persona che portava onore e non disgrazia ai propri genitori.

In contrasto, c’è un altro uomo nelle Scritture che, come Giosuè, era della tribù di Efraim 1Re 11:26, il cui nome cominciava con la lettera "G," ed il cui padre aveva un nome che iniziava con la lettera "N," che ebbe una storia totalmente diversa. Era Geroboamo figlio di Nebat, un uomo malvagio che la Bibbia cita in continuazione come colui che portò Israele al peccato 1Re 16:26,31 2Re 3:3 10:29 13:2,11, (ecc.). ventuno volte nelle Scritture, Geroboamo è citato come figlio di Nebat, e in molte di queste occasioni, è chiaramente specificato che spinse Israele a peccare. Che grande disgrazia è dovuta essere per Nebat il fatto che Geroboamo era indicato come suo figlio.

Ci sono molti figli come Geroboamo, in cui nessun genitore si vorrebbe identificare. Se Giosuè avesse vissuto in questo modo, sarebbe stata sicuramente una grande disgrazia per Nun l’essere menzionato come suo padre. Ma egli visse una vita nobile così da onorare il suo genitore. Abbiamo bisogno di vivere in questo modo, perché dal modo in cui onoreremo i nostri genitori, Dio si interesserà a noi per il suo servizio. Chi disonora i propri genitori terreni, sarà poco utile a Dio. Se si disonora il proprio padre terreno, si farà lo stesso anche per il proprio Padre celeste. La presenza del proprio nome negli elenchi di una chiesa, è causa di imbarazzo per essa? È la dichiarazione di essere cristiano, un disonore per Suo Figlio?

Il significato del suo nome. Quando Giosuè nacque, fu chiamato Oshea (che la versione Diodati traduce con "Hosea" riferendosi una sola volta a Giosuè De 32:44 ed altre innumerevoli volte all’ultimo re del Regno del Nord di Israele, ed altre successive volte al profeta dell’Antico Testamento che scrisse l’omonimo libro). Il nome significa "salvezza." Mosè cambiò il suo nome in Giosuè: "E Mosè dette ad Hoscea, figliuolo di Nun, il nome di Giosuè" Nu 13:16. Giosuè è la traduzione del nome ebraico "Jehoshua" abbreviato in "Joshua." Questo nuovo nome significa "Yahweh è salvezza." Per cambiare il nome, Mosè semplicemente mise come prefisso al nome Oshea (pronunciato "Oshua" nel nuovo nome), il nome "YEH" (pronunciato "Gieh"), una forma abbreviata del nome "Yahweh." Così combinando "Yeh" e "Oshua" si ottenne Jehoshua, normalmente abbreviato in Joshua. Malgrado il motivo del cambiamento del nome non sia spiegato fino a quando non si arriva all’episodio delle dodici spie inviate in Canaan, ciò non significa che questo sia accaduto in quel frangente. Keil crede che "è molto probabile che Mosè gli abbia dato questo nuovo nome prima e dopo la sconfitta degli Amalechiti". Sarebbe stato la circostanza certamente più opportuna per potergli cambiare il nome.

"È molto significativo il fatto che il nome" Giosuè "sia stato scelto dal nostro benedetto Signore qui sulla terra. Gesù è la forma latina del greco Joshua![ … ]! possiamo vedere in questo Joshua dell’Antico Testamento, un tipo di Gesù del Nuovo Testamento" (Henry Ironside). Il fatto che Giosuè portasse il nome del grande Redentore, ci ricorda che l’indispensabile credenziale nel servire Dio e per conquistare i mali della vita, è la predominanza di Gesù nella nostra vita. Non saremo mai di grande utilità nel servire Dio, o non avremo grande successo nello sconfiggere i mali della nostra vita, senza la presenza di Gesù Cristo in noi. Il suo nome deve stare su noi, non letteralmente come fu nel caso di Giosuè, ma in redenzione, in spirito, ed in potenza.

L’importanza del momento della sua nascita. L’ordine di nascita fu significativo nella vita di Giosuè. Tuttavia, il periodo di nascita di una persona non è stato e non sarà mai un fattore nel determinare o predire il comportamento di una persona; contrariamente a quanto affermano molti psicologi e psichiatri dei nostri giorni. Il loro pensiero è un grappolo di sciocchezze che non troverà mai un appoggio nelle Scritture. Non è altro che un mucchio di scuse per giustificare un comportamento spesso sconveniente.

Il significato del momento della nascita di Giosuè che qui consideriamo, è in relazione con l’ultima piaga d’Egitto. Secondo 1Cr 7:27, Giosuè era il primogenito di Nun. Questo significa che durante la prima notte della Pasqua ebraica in Egitto, era Giosuè che doveva essere protetto dal sangue dell’agnello. L’ultima grande piaga che colpì il paese d’Egitto, prima dell’esodo d’Israele fu infatti, la morte dei primogeniti. La protezione da questa piaga fu ottenuta mettendo del sangue di un agnello sullo stipite delle porte delle case. Dopo aver fatto ciò è scritto che, "quel sangue vi servirà di segno sulle case dove sarete; e quand’io vedrò il sangue passerò oltre, e non vi sarà piaga [la morte dei primogeniti] su voi per distruggervi, quando percoterò il paese d’Egitto" Eso 12:13. Se Giosuè non fosse stato protetto quella notte, non avrebbe potuto essere il successore di Mosè. Ciò enfatizza il fatto che una credenziale, per ogni età, per poter servire Dio e poter sconfiggere i nemici della nostra anima, è quella di essere protetti dal sangue dell’Agnello, Gesù Cristo, con la salvezza dell’anima.
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Re: Giosuè 13/08/2012 11:12 #4961

Schiavo

Giosuè nacque in Egitto quando Israele soffriva la schiavitù di quella nazione. Quindi, Giosuè conosceva bene lo schiocco della frusta dei sorveglianti, i corpi stanchi, gli ingiusti ed oppressivi ordini quotidiani per gli schiavi israeliti, in Egitto. Egli vide le sofferenze che gli egiziani infliggevano alla sua gente, e senza dubbio ne sperimentò molte su se stesso.

Anche se nessuno con un minimo di carità augurerebbe una tale ingiusta schiavitù ad alcuna persona, dobbiamo notare che i tempi difficili non fanno così male come molti ci fanno credere. Possono essere utili a formare il carattere. L’afflizione è un amico migliore del carattere, rispetto al benessere. I giorni bui della depressione e delle tempeste svilupparono il carattere in molta gente (inclusi i miei genitori) degli anni venti e dei primi anni trenta, del secolo scorso. Il lusso il cui vivono molti giovani al giorno d’oggi, fa giusto il contrario. Molti (soprattutto i politici) vorrebbero sostenere che la povertà fa regredire la gente. Ma la condizione attuale della gente benestante non giustifica queste dichiarazioni. Il problema del benessere non sono i soldi, è un problema morale. Non è la carenza di contanti, ma di personalità che tiene le persone in questa bassa condizione. Se ponessimo tali persone in un hotel di lusso, in poche settimane diventerebbe una discarica, perché non avrebbero il carattere per lavorare e prendersene cura. D’altra parte, Abramo Lincoln, senza alcun programma politico di Welfare (benessere) di sostegno a suo favore, si è elevato da una capanna per diventare il presidente degli Stati Uniti. E Giosuè si elevò dalla schiavitù per diventare il grande conquistatore di Canaan. Se ci aspettiamo di fare qualcosa per Dio e conquistare i mali di Canaan della nostra vita, abbiamo bisogno di una fede che può sopportare le difficoltà. Coloro che hanno poca fede che non possono resistere quando i banchi della chiesa non sono imbottiti o quando la chiesa non è dotata di aria condizionata, non potranno mai fare molto per Dio o conquistare molti mali nella loro vita.
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Re: Giosuè 13/08/2012 11:13 #4962

Soldato

La prima apparizione di Giosuè nella Bibbia è come un soldato, in occasione della guerra contro Amalec vicino al monte Sinai. Quando Israele arrivò a Refidim, dopo pochi mesi dalla loro uscita dall’Egitto, furono attaccati dagli Amalechiti. Mosè quindi nominò Giosuè come leader militare per condurre la guerra contro di essi. "E Mosè disse a Giosuè: Facci una scelta d’uomini ed esci a combattere contro Amalec; domani io starò sulla vetta del colle col bastone di Dio in mano" #Eso 17:9. Impariamo molte cose buone di Giosuè in questo riferimento a lui come militare. Egli fu un soldato provato, perspicace, puntuale e promosso.

Un soldato provato. Mosè non avrebbe sicuramente scelto Giosuè come condottiero militare se egli non avesse dimostrato in altre occasioni che era in grado di ricoprire tale incarico. È possibile che inizialmente Giosuè abbia provato le proprie abilità militari nell’esercito egiziano, perché "gli stranieri erano comunemente utilizzati nell’esercito egiziano" (John Rea). Mosè avrebbe quindi visto tale attitudine ritornando in Egitto. Inoltre, Mosè, che "era potente nelle sue![ … ]! opere" At 7:22 incluse le opere militari quando era ancora membro della famiglia di Faraone, avrebbe potuto addestrare Giosuè in questo campo; sarebbe stato, inoltre, normale per un tale leader saggio cercare uomini da addestrare. Possiamo quindi facilmente concludere che Giosuè fece bene il suo addestramento, proprio come fece nell’esercito egiziano. Così come Giosuè dimostrò il suo valore nell’esercito egiziano, allo stesso modo Mosè lo scelse come un graduato nelle proprie truppe. Come vedremo successivamente nella vita di Giosuè, egli fu provato in incarichi minori, per poi ottenere più grandi responsabilità. È lo stesso per noi nel servizio a Dio.

Un soldato perspicace. Mosè ordinò a Giosuè di "scegliere" Eso 17:9 degli uomini per l’esercito per combattere Amalec. Giosuè fu il responsabile di questo compito. Fu suo incarico mettere gli uomini giusti nelle truppe. Avrebbe dovuto essere quindi perspicace per poter scegliere le persone giuste, in quanto doveva essere in grado di distinguere le abilità militari dalle qualità umane. Una carenza di perspicacia avrebbe imbottito l’esercito israeliano di gente incompetente, risultando il tutto disastroso per la successiva battaglia contro gli Amalechiti.

L’abilità di discernere le persone, è una capacità importante non solo nella selezione dei soldati, come nel caso di Giosuè, ma anche in ogni aspetto della vita. È una capacità che svilupperemo grandemente conoscendo la Parola di Dio. Ciò è molto importante quando si tratta di distinguere le personalità. Se si applicano le norme della Parola di Dio alla vita delle persone, non c’è inganno nel percepire la presenza di una personalità o meno. Forse non saremo in grado di discernere alcune abilità o capacità. Ma non abbiamo scuse se dimostriamo personalità nelle nostre scelte. Le scelte politiche durante le elezioni di molti cristiani, indicano che essi non sono molto addentrati nella Parola di Dio, perché spesso votano per il peggior candidato. La persona che i giovani cristiani sposano rivela spesso un problema di discernimento ed inoltre evidenzia il grande pericolo di tale carenza in tema di personalità.

Un soldato puntuale. Forse il più importante tratto di Giosuè, che impariamo la prima volta che viene menzionato nelle Scritture, è che egli sapeva come ubbidire agli ordini. "Giosuè fece come Mosè gli aveva detto" Eso 17:10. La sua obbedienza era puntuale, era cioè sincera, null’altro se non questo. Appena Mosè ordinava, Giosuè obbediva come farebbe un buon soldato.

L’obbedienza è molto importante nella vita. Una storia che si racconta di un ragazzo che cercava lavoro in un negozio, ci illustra tutto ciò. Il proprietario del negozio chiese al ragazzo cosa sapesse fare. La risposta fu: quello che gli si diceva di fare. Senza sorpresa, fu assunto all’istante. È lo stesso per il lavoro fatto per Dio. Se si obbedisce a suoi ordini, si viene assunti al suo servizio. Se non si riesce in questo, si manca il più importante requisito per essere arruolati nell’esercito di Dio. Non solo questo ci squalificherebbe dal servizio a Dio, ma non ci farebbe sconfiggere i mali della vita.

Un soldato promosso. Giosuè fu davvero vittorioso nella sua impresa militare contro gli Amalechiti ("E Giosuè sconfisse Amalec e la sua gente, mettendoli a fil di spada") Gs 17:13. Il suo successo, senza sorprese, fu seguito da una promozione. La promozione fu da parte di Dio. E l’Eterno disse a Mosè: "Scrivi questo fatto in un libro, perché se ne conservi il ricordo, e fa’ sapere a Giosuè che io cancellerò interamente di sotto al cielo la memoria di Amalec" Eso 17:14. Il fatto che Dio ordinò a Mosè di trascrivere la guerra di Amalec con Giosuè è "un chiaro accenno del suo [di Giosuè] lavoro futuro come strumento designato per eseguire la vendetta Divina sui Suoi nemici" (Pink). Poiché né Mosè, né Giosuè in quel momento sapevano che quell’ordine dato da Dio fu impartito perché sarebbe poi stato il successore, possiamo vedere in questo comando, una promozione da parte di Dio stesso. Giosuè fece un lavoro eccezionale come leader militare incaricato in questa battaglia contro Amalec, quindi Dio iniziò a promuoverlo verso un più elevato grado. Questa promozione ci insegna una lezione già considerata. Se siamo fedeli nei piccoli doveri, saremo promossi a più grandi responsabilità. Giosuè fu fedele nel sottomettere gli amalechiti; pertanto, gli fu dato successivamente l’incarico di sottomettere tutta la terra di Canaan. La ragione per cui molti non sono molto usati nell’opera di Dio, è perché non sono stati trovati fedeli nei piccoli incarichi. Se Dio non può fidarsi di te in piccole cose, Egli certamente non darà incarichi più importanti.
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Ultima modifica: 13/08/2012 11:14 Da stefano .

Re: Giosuè 13/08/2012 11:16 #4963

Servo

Nel primo verso del libro di Giosuè viene descritto come "ministro" di Mosè. Tre altre volte, la stessa parola ebraica è stata utilizzata per descrivere il fatto che Giosuè fosse il servo di Mosè. La parola significa "servire, sottostare, prestare servizio presso" (Gesenius). Un altro verso delle Scritture descrive la posizione di servo di Giosuè come "Giosuè, figliuolo di Nun, che ti serve [Mosè]" De 1:38. La stessa descrizione è usata da Elia nella sua relazione con Dio "Com’è vero che vive l’Eterno, l’Iddio d’Israele, di cui io son servo" 1Re 17:1. Tale affermazione ci suggerisce una prontezza di servizio, nell’accezione ebraica, specifica una vicinanza pronta per eseguire gli ordini.

Giosuè, come Eliseo 1Re 19:21, fu servo del suo predecessore per molti anni prima di assumerne la posizione. E in questo stato di servo di Mosè, Giosuè dimostrò molti tratti importanti del suo carattere. Li possiamo vedere nella sua umiltà, la sua onestà, il suo udito, la sua santità e i suoi eroi. Tutti questi aspetti sono importanti credenziali per la promozione nel servizio per Dio e per conquistare i mali di Canaan.

Umiltà. La prima citazione di Giosuè come servo di Mosè la troviamo in Eso 24:13. Poco dopo che Giosuè, come capo dell’esercito Israelita sconfisse Amalec. Ci si aspetterebbe che, con una tale alta posizione, come capo dell’esercito di Israele, e dopo un tale successo militare, si possa leggere di servi di Giosuè, ma non di Giosuè stesso con tale incarico. Questo avrebbe richiesto una grande dose di umiltà da parte sua; ma a Giosuè non mancava tale requisito.

Ci vuole molto carattere per comportarsi egregiamente in basso dopo essere stati in alte posizioni. Normalmente pensando all’umiltà ed al servizio, pensiamo a quella richiesta per servire in mansioni di basso livello prima di svolgerne altre più in vista in cui è richiesta modestia. Ma l’umiltà che Giosuè dovette possedere per scendere da una posizione elevata ad una di servo di Mosè dovette essere molto più grande. Giosuè superò il test di umiltà a pieni voti. Anche noi dobbiamo superare la prova dell’umiltà se vogliamo servire Dio bene e conquistare i mali di Canaan. L’orgoglio porta alla sconfitta, non alla vittoria, ma l’umiltà conosce la via che porta alla vittoria.

Onestà. Nella sua posizione di servo, Giosuè rivelò anche la sua affidabilità. Quando Mosè salì sul monte Sinai per il primo soggiorno di quaranta giorni, prese Giosuè con lui Eso 24:13. Da qualche parte sulla salita del monte, Mosè dovette lasciare Giosuè da solo, mentre egli avrebbe continuato ad essere da solo con Dio per ricevere meravigliose rivelazioni. Così Giosuè fu lasciato da solo sul monte per quaranta giorni. "Che prova della sua fedeltà![ … ]! è questo!" (Pink). Invece, Aronne e i figli d’Israele nella pianura sottostante il monte non fecero bene quando furono lasciati soli. Furono coinvolti in una sporca idolatria che produsse un comportamento depravato.

Ciò che siamo quando restiamo da soli, rivela chiaramente il nostro vero carattere. Il comportamento di Giosuè quando fu lasciato solo sul monte dimostrò certamente che ci si poteva fidare di lui. Dio può e vuole utilizzare questo tipo di persone. Ma se manca la fedeltà, il servizio per Dio sarà estremamente limitato.

Udito. Quando Mosè e Giosuè scesero dalla vetta dopo la prima udienza di quaranta giorni di Mosè con Dio sul Sinai, sentirono il rumore della baldoria idolatra che si alzava dal campo di Israele. "Or Giosuè, udendo il clamore del popolo che gridava, disse a Mosè: S’ode un fragore di battaglia nel campo" Eso 32:17. E Mosè rispose: "Questo non è né grido di vittoria, né grido di vinti; il clamore ch’io odo è di gente che canta" Eso 32:18. Anche se Giosuè non sentì distintamente come Mosè, non possiamo essere qui critici su cosa egli udì, bisognerebbe comunque complimentarsi con lui anche se non ascoltò distintamente come fece Mosè. Giosuè udì il rumore proveniente dalla sfrenatezza idolatrica, e non aveva nulla di buono da dire a riguardo. Lui non la descrisse come arte o stimata cultura, come alcuni descrivono oggi tali suoni. Il suo ascoltare fu migliore di questo! Sentì il male. Il suo ascoltare era in grado di discernere il male. Mosè semplicemente definì che tipo di male era.

Abbiamo molti credenti oggi che hanno problemi di udito spirituale. È particolarmente evidente nella musica che tollerano. Quali cose volgari si sentono oggi nelle nostre chiese. Chi non riesce a sentire il male in questi suoni non dispone dell’udire di Giosuè! Il discernimento del nostro udito spesso rivela la nostra condizione spirituale. Se non si riesce ad ascoltare bene spiritualmente, non si può essere scelti spesso da Dio per il Suo servizio.



Santità. Abbiamo già visto che Giosuè aveva delle buone qualità spirituali, ma la santità del suo cuore prima di diventare successore di Mosè si vede soprattutto quando egli è nella posizione di suo servo. A seguito alla sentenza di Dio sugli israeliti per la loro condotta idolatra, Mosè spostò la tenda di convegno fuori dell’accampamento, dove andò a parlare con Dio. Quando terminava il suo colloquio presso la tenda, e tornava al campo dove erano gli israeliti, "Giosuè, figliuolo di Nun, suo giovane ministro, non si dipartiva dalla tenda" Eso 33:11. Il soggiorno presso la tenda di convegno ci dice che Giosuè non era a disagio in presenza di Dio. Egli avrebbe potuto restare in presenza di Dio per un lungo periodo di tempo senza annoiarsi. Egli non sarebbe corso a casa dalla Chiesa per accendere la TV e guardare lo sport di domenica. Le riunioni speciali non lo avrebbero sconvolto, ma sarebbe stato desideroso di essere presente ad ogni riunione. Giosuè aveva una mentalità spirituale. Era preoccupato per la santità. L’essere serio in tale fatto lo qualificava necessariamente per essere successore di Mosè e per essere un conquistatore di Canaan. La preoccupazione per la santità è importante per tutti noi. Se si ha poco interesse per la santità, Dio avrà scarso interesse nel servirsi di noi nella Sua vigna.

Eroi. Fu nella sua posizione di servo di Mosè, che fu rivelato chi erano gli eroi di Giosuè. Accadde quando ci fu un grave problema nel campo durante il soggiorno di Israele nel deserto. Il problema fu affrontato da Mosè quando ottenne settanta uomini con cui condividere tale peso. Questi uomini nel comprovare il loro rivestimento spirituale per l’incarico ricevuto, cominciarono a profetizzare spontaneamente nel campo. Quando alcuni altri (Eldar e Medad) la cui nuova posizione Giosuè ignorava, cominciarono a profetizzare, egli protestò con Mosè dicendo: "Mosè, signor mio, non glielo permettere!" Nu 11:28. La reazione di Giosuè, anche se ingiustificata, come egli avrebbe presto scoperto, rivelò che era molto legato a Mosè e, quindi, protettivo verso il suo onore ("Sei tu geloso per me?") Nu 11:29. In termini di oggi diremmo che Mosè era l’esempio e l’eroe di Giosuè.

Chi sono i nostri eroi e i nostri esempi, rivela molto del nostro carattere. Coloro a cui i giovani sono attaccati, sono un indicatore di dove stanno andando. La folla di Elvis, ad esempio, oggi non sta andando nel campo missionario! Se si ammirano uomini di carattere, si riceverà un sostegno per svilupparne uno proprio. Ma quando i tuoi eroi sono le putride stelle popolari di questo mondo, sei seriamente candidato ad avere grossi guai.
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Re: Giosuè 13/08/2012 11:17 #4964

Superiore

Quando Mosè selezionò gli uomini per esplorare Canaan, Dio disse a Mosè che gli uomini dovevano essere "tutti dei loro principi" Nu 13:2. Mosè obbedì, e ciascuna delle dodici spie "erano tutti capi dei figliuoli d’Israele" Nu 13:3. Dal momento che Giosuè era uno dei dodici uomini scelti da Mosè per esplorare Canaan, voleva dire che aveva una posizione superiore nel campo. Era il capo (o uno dei capi), della tribù di Efraim Nu 13:8. Il nonno di Giosuè, Elishama, era stato il capo della tribù di Efraim Nu 10:22, (cfr.) 1Cr 7:26,27, quando Israele uscì dall’Egitto e iniziarono la loro marcia nel deserto. Se fosse stato ancora il capo e Giosuè un capo subordinato a lui o se Giosuè stesso fosse diventato il capo in quel tempo, è secondario. Il punto qui è, che Giosuè aveva una posizione elevata nella sua tribù; se non la prima posizione, almeno uno delle più alte.

Essere un superiore nel campo non necessariamente significa che era un uomo buono, come dimostrarono le dieci spie incredule. Ma da come gestirono tale posizione viene mostrato che tipo di uomini erano. Giosuè gestì bene la sua posizione. Egli non era come i politici che guadagnano con l’alta posizione a discapito del comportamento. La posizione di responsabilità rovina molti uomini; potremmo dire ciò quasi per la maggior parte di essi. Una volta che un uomo ottiene una posizione elevata, impara come scendere a compromessi per tentare di rimanere popolare con le persone. La posizione e la popolarità diventano più importanti della verità e della giustizia. Ma non era il caso di Giosuè. Il modo in cui si comportò, come uno dei capi delle tribù d’Israele, gli diede diverse buone credenziali per essere il successore di Mosè. Possiamo affermare che poteva essere elevato ad una posizione di prestigio pur senza danneggiare il suo carattere. Avete la personalità per sopravvivere ad una posizione elevata? Se così non fosse, vi potete dimenticare che Dio vi affidi una qualsiasi posizione importante nella sua vigna.
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Re: Giosuè 13/08/2012 11:18 #4965

Spia

Come accennato in precedenza, Giosuè fu scelto per essere uno dei dodici uomini incaricati ad esplorare Canaan Nu 13:8. Questo dovere, rivela altre qualità del suo eccellente carattere. L’attività di spionaggio soprattutto ci racconta del suo coraggio, la sua fermezza e la sua anzianità; elementi che ci descrivono il buon carattere di Giosuè.

Coraggio. Per essere disposti ad andare in Canaan ed esplorarne il paese per quaranta giorni #Nu 13:25 ci voleva una grande dose di coraggio. Oltre che soggiornare nella natura; non c’erano motel o alberghi in cui alloggiare e nessun fast-food al quale potevano mangiare; dovevano stare molto attenti a non mostrarsi, infatti Canaan non era una terra ospitale con gli stranieri. La missione delle spie era pericolosa. Ogni spia metteva letteralmente la propria vita in prima linea per compiere questo incarico.

È chiaro che si può essere un uomo cattivo pur avendo il coraggio di rischiare la propria vita in qualche avventura. Dieci delle spie erano uomini coraggiosi pur essendo uomini malvagi. Quindi il solo eroismo non significa necessariamente un buon carattere. Tuttavia, la mancanza di coraggio qui certamente avrebbe dimostrato un carattere malvagio. Ma Giosuè superò bene la prova del coraggio. Così, quando successivamente inviò i due uomini ad esplorare Gerico, non fu un ipocrita, chiedendo loro di fare qualcosa che non avrebbe avuto il coraggio di fare egli stesso. Non era come alcuni dei nostri politici che sono stati obiettori di coscienza, ma quando sono diventati funzionari eletti non hanno esitato a dare ordini di invasione di altri Paesi. Abbiamo alcuni, nell’opera cristiana, come questi politici. A titolo di esempio, alcuni leader in chiesa, che non sono disposti a sacrificare se stessi per l’opera del Signore, non esitano a chiedere e ad esortare gli altri al sacrificio. Sono come i cattivi leader religiosi del tempo di Gesù di cui ha detto di fare come dicono, ma non come fanno: "Fate dunque ed osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le opere loro; perché dicono e non fanno" Mt 23:3.

Fermezza. Questo eccellente attributo del personaggio di Giosuè è probabilmente quello che è più vivamente rivelato dalla sua opera di spionaggio. Quando le dodici spie tornarono, dieci di loro "screditarono presso i figliuoli d’Israele il paese che avevano esplorato" Nu 13:32. Ma due delle spie, Giosuè e Caleb, dissero la verità Nu 14:6-9. Essi dimostrarono che sarebbero rimasti fedeli alla verità. Più tardi nel libro dei Numeri, questa costanza è riassunta come segue: "[ … Caleb e Giosuè]![ … ]! hanno seguito il SIGNORE fedelmente." Nu 32:12 (NRV). "Seguito il SIGNORE fedelmente" è un grande elogio. Non si può fare di meglio. Questa è la fermezza assoluta per il Sovrano, ed è indispensabile per essere al servizio di Dio.

L’eccellenza della loro costanza fu provata dalla prova della popolarità e dalla prova della persecuzione. Questi sono due esami che rivelano rapidamente la qualità della fermezza di chiunque.

In primo luogo, ci fu l’esame della popolarità. Giosuè e Caleb erano in minoranza. Nel gruppo di spie erano in un rapporto di dieci a due. Inoltre, come vedremo più avanti, la relazione non era popolare per la gente. Ma malgrado ciò, Giosuè e Caleb stettero fermi nella verità. Tale fermezza non è la norma; la popolarità avrebbe preso il controllo di tanta gente al loro posto. L’atteggiamento tipico della maggior parte delle persone è espresso in un aneddoto divertente tratto dal Reader Digest. Si racconta di un candidato per la posizione di assessore che venne intervistato dal Consiglio comunale. Nell’intervista, un membro del Consiglio chiese al candidato quanto faceva due più due. L’uomo rispose, "quanto vuole che faccia?" Questa risposta piacque al Consiglio e così fu assunto. La risposta dimostrava che era disposto a fare ciò che era popolare, fosse stato giusto o sbagliato; e il Consiglio era ovviamente della stessa idea. La maggior parte delle persone si cura poco della verità, della giustizia, dei fatti e della fedeltà. Essi sono più interessati a ciò che è popolare. La folla è la loro guida. Ma non era il caso di Giosuè, la popolarità non era il principio che lo guidava. Egli avrebbe potuto anche rimanere da solo; un prerequisito indispensabile per essere un leader cristiano.

In secondo luogo, ci fu la prova della persecuzione. Siccome alla folla non piacque il messaggio di Giosuè e Caleb, in mezzo ad essa si "parlò di lapidarli" Nu 14:10. Non solo Giosuè e Caleb sperimentarono quindi la mancanza di popolarità, ma anche, di massima, la persecuzione. Ma questo non li cambiò. Essi restarono fedeli al loro impegno per la verità. Ma Dio intervenne e liberò Giosuè e Caleb dall’essere lapidati. "Ma la gloria dell’Eterno apparve sulla tenda di convegno a tutti i figliuoli d’Israele" (ibid.) e il tentativo di lapidarli cessò istantaneamente. Ma se Dio non li avesse liberati, era evidente che sarebbero morti prima di qualsiasi eventuale compromesso.

A differenza di Giosuè e Caleb, molte persone cambiano le loro posizioni a causa della persecuzione. In chiesa, alcuni sono così deboli nella fede, che bastano un po’ di disagi per influenzare negativamente il loro impegno. Ma fino a quando non si riesce a prendere una posizione anche sotto costrizione, non si potrà essere di grande utilità per Dio.

Anzianità. Grazie alla sua fedeltà nell’opera di spionaggio, Giosuè fu uno dei due uomini più anziani degli israeliti ad attraversare il Giordano ed a entrare nella terra di Canaan. Quando Giosuè morì, era il più anziano o il secondo più anziano in vita in Israele (se Caleb era vivo ed anziano). Ciò avvenne a causa della sentenza di Dio sugli israeliti che avevano dato credito alla cattiva relazione delle dieci spie, anziché al buon resoconto delle altre due, rifiutandosi di entrare in Canaan, come Egli aveva comandato. Dio disse ai ribelli, "I vostri cadaveri cadranno in questo deserto![ … ]! dall’età di venti anni in su, e che avete mormorato contro di me, non entrerete di certo nel paese nel quale giurai di farvi abitare; salvo Caleb, figliuolo di Gefunne, e Giosuè, figliuolo di Nun." Nu 14:29,30. La longevità non è sempre indice di una vita devota, né il morire da giovani indica l’empietà, ma nel caso di Giosuè (e anche di Caleb) fu certamente una testimonianza Divina. L’età di Giosuè fu una testimonianza vivente, per gli israeliti, della sua obbedienza a Dio. La sua anzianità esortava a vivere una vita santificata. I credenti più anziani dovrebbero chiedersi se nella loro vecchiaia sono un esempio di fede forte e matura o se sono solo delle permalose persone anziane.
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Re: Giosuè 13/08/2012 11:19 #4966

La preparazione

Prima che Giosuè diventasse il successore di Mosè, gli fu dato per circa quarant’anni una preparazione specifica. Molto di essa è evidenziata osservando la persona di Giosuè. Naturalmente, tutta la vita di Giosuè potrebbe essere definita come un tempo di preparazione per l’attività, infatti Dio guida tutte le nostre vite in modo tale da prepararci giorno per giorno per ciò che avverrà al suo servizio. Ma la preparazione specifica iniziò per Giosuè fin dal momento che Israele si trovava nella zona del Monte Sinai. Lì Giosuè fece esperienze come generale dell’esercito. Lì Dio ordinò a Mosè di esaminare i piani di guerra con Giosuè. È lì che Giosuè divenne un servo di Mosè, un compito che conservò per trentotto anni. L’essere servo di Mosè diede a Giosuè una buona formazione pratica. Gli procurò una visione del lavoro quotidiano che Mosè, nella sua posizione di leadership, svolgeva.

La lunga preparazione data a Giosuè per essere il successore di Mosè, sottolinea che è spesso richiesta un lungo tirocinio per il servizio di Dio. Ciò, tuttavia, non va d’accordo con la carne. Alla carne non piace il lavoro quotidiano, la pratica, l’istruzione, e lo studio che sono indispensabili per preparare adeguatamente una persona per una posizione o per un mandato futuro. Ma una lunga preparazione è d’obbligo se vogliamo riuscire nell’incarico. Quando Giosuè prese il posto di Mosè, la Scrittura dice: " … fu riempito dello spirito di sapienza" De 34:9. Non si diventa "pieni di spirito di sapienza" durante una notte! E Giosuè doveva essere "pieno di spirito di sapienza," perché doveva affrontare un compito enorme. Aveva le spalle abbastanza larghe per sostituire Mosè. Nessuna meraviglia per l’enorme durata della sua preparazione. Allo stesso Mosè fu imposta una lunga preparazione per l’incarico che assunse a ottanta anni come guida degli israeliti. Giosuè avrà avuto la stessa età quando subentrò a Mosè.

Il procrastinare è spesso un problema per alcuni che assumono una responsabilità, ma l’essere impreparati può essere un grande problema. Andare in battaglia, prima di avere un’appropriata preparazione o assumere un ufficio prima di essere qualificati, significa prepararsi al caos per tutte le persone eventualmente coinvolte. Un giocatore di football americano che ha troppa fretta di indossare le sue protezioni prima di giocare, non farà bene sul campo e in breve tempo tornerà in panchina incapace di proseguire la partita. Così accade nel servizio di Dio.

Abbiamo bisogno di sottolineare di più in chiesa il tempo della preparazione. Molte volte la gente viene spinta in posizioni di grande responsabilità molto prima che essi siano stati adeguatamente preparati per tale compito. Mettere le persone in posizioni di responsabilità spirituale troppo in fretta fa male sia a loro che all’opera di Dio. Paolo avverte di non mettere un "novizio [giovane convertito]" 1Ti 3:6 in un alto incarico nella comunità. Sia che nominiamo o eleggiamo o personalmente aspiriamo al servizio nella vigna di Dio, non dobbiamo disprezzare il tempo lungo di preparazione che è necessario. La preparazione è fondamentale se ci aspettiamo di servire Dio con successo.
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Re: Giosuè 13/08/2012 11:20 #4967

La supplica

Il fatto che Giosuè sarebbe stato certamente il successore di Mosè viene dimostrato nella supplica di quest’ultimo a Dio per il suo successore: E Mosè parlò all’Eterno, dicendo: "L’Eterno, l’Iddio degli spiriti d’ogni carne, costituisca su questa radunanza un uomo che esca davanti a loro ed entri davanti a loro, e li faccia uscire e li faccia entrare, affinché la radunanza dell’Eterno non sia come un gregge senza pastore" Nu 27:15-17. Mosè fece questa richiesta subito dopo che Dio gli aveva ribadito che non gli avrebbe consentito di portare gli israeliti nella terra promessa, significando che Israele avrebbe avuto bisogno di un nuovo leader.

Un presupposto importante per l’apprendimento della volontà di Dio è la preghiera (la responsabilità della preghiera qui è stata principalmente di Mosè non di Giosuè anche se la chiamata riguardava quest’ultimo; il nobile interesse di Giosuè nella preghiera si vedrà più avanti nel libro di Giosuè). Quelli che dedicano poco tempo alla preghiera non riusciranno a comprendere bene la volontà di Dio. La mancanza di preghiera per quanto riguarda la volontà di Dio rivela una carenza di interesse per il volere Divino. E coloro che non sono interessati a tale volontà non la impareranno mai. Non entriamo nella volontà di Dio per caso. È naturale andare fuori strada e non nella giusta direzione. Quindi, per fare la volontà di Dio, è necessario adottare delle misure serie per poterla compiere seriamente. La mancanza di una fervida preghiera indica che non lo stiamo facendo.

La preghiera di Mosè indica che non aveva già pensato in particolar modo a Giosuè prima di pregare. Questo ci può sorprendere, ma non è una riflessione cattiva su Mosè. Giosuè stesso può non avere pensato a se stesso come candidato per il succedere a Mosè. Essendo uno spirito umile, Giosuè avrà senza dubbio considerato altri come più probabili canditati alla sostituzione di Mosè. "Giosuè può avere aderito [alla preghiera di Mosè], pensando per tutto il tempo a Caleb, il cuor di leone, o al sacerdote Fineas [la sua galanteria è ricordata in Numeri 25], o ad uno dei figli di Mosè, come suoi successori" (F.B. Meyer). Ma la preghiera contribuì a rivelare la giusta scelta. Quante scelte sbagliate avremmo potuto evitare se fossimo stati più seri nella preghiera, della ricerca della volontà di Dio.
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Re: Giosuè 13/08/2012 11:20 #4968

La rivelazione

Dopo che Mosè pregò per un successore, E l’Eterno disse a Mosè: "Prenditi Giosuè, figliuolo di Nun, uomo in cui è lo spirito; poserai la tua mano su lui" Nu 27:18. Questa rivelazione di Dio ci fornisce un altro importante aiuto per quanto riguarda la conoscenza della volontà di Dio, vale a dire, dobbiamo conoscere la Sua Parola, se vogliamo comprendere la Sua volontà. È stata la Parola di Dio (per via orale in questo caso) che ha rivelato la volontà di Dio a Mosè. Vi è un’allarmante superficialità sulla Parola nelle nostre chiese oggi, e questo favorisce l’ignoranza sulla volontà di Dio. Pertanto, non è un caso che così tanti membri di Chiesa siano lontani dalla volontà di Dio nella loro vita.

La Parola di Dio potrebbe non precisare il nome esatto o la decisione sull’incarico che si sta assumendo, come ha fatto nel caso di Mosè e Giosuè. Ma fornirà molti principi sia negli insegnamenti, che nelle esperienze fatte, in modo da fornirci una guida adeguata per conoscere la volontà di Dio nella nostra vita. Conoscere bene la Parola di Dio vuol dire conoscere bene la Sua volontà.
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