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MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione?
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DEMOLIAMO I RAGIONAMENTI E TUTTO CIO' CHE SI ELEVA ORGOGLIOSAMENTE CONTRO LA CONOSCENZA DI DIO 2 corinzi 10:4-5
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ARGOMENTO: MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione?

MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione? 28/10/2013 16:20 #9595

La seguente esposizione di Giseppe G.


Non ci è stato insegnato che il monoteismo è la forma più elevata di religione? Ma è proprio vero? Uno dei problemi più grandi che avevo a scuola era la tendenza di alcuni insegnanti a volere a tutti i costi chiudermi il cervello in paratie stagne. Vi sono degli argomenti, delle materie, che: "sono così e basta"; altre che non possono non lasciare spazio a delle considerazioni personali o a delle idee divergenti. Adoro la matematica: a qualsiasi latitudine e persino dappertutto nell'universo 2+2 darà sempre 4. 4x4 equivarrà sempre a 16. Ecc... Ma se parliamo di storia, di letteratura, io credo vi sia ampio spazio per discutere e persino dibattere e il torto più grande che possa farsi ad una materia letteraria sia preferire il piatto nozionismo allo stimolante dialogo.

Nel massimo rispetto per chi non condivide la mia opinione, difendo con convinzione il pensiero che i miei studi religiosi ed anche storici mi hanno portato a sviluppare su un argomento tanto spinoso quanto può essere quello del monoteismo.


Fra i banchi di scuola ho avuto l'impressione che fosse costante l'idea che il monoteismo - partendo dal presupposto che questo sia la migliore espressione del sentimento religioso dell'uomo - sia il prodotto dell'evoluzione del pensiero umano. In parole povere: la forma primitiva di religione sarebbe quella politeista, che si è pian piano evoluta nel corso della storia nel monoteismo che è principalmente rappresentato nelle forme di fede ebraica, cristiana e musulmana - le enuncio in ordine di comparizione.





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Re: MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione? 28/10/2013 16:24 #9596

La Bibbia come documento storico

Innanzi tutto mi scuso subito con il lettore, ma considero l'Antico Testamento una fonte storica di tutto rispetto, attendibile non quanto qualsiasi altra fonte storica, ma di più. Anche perché sembra che il fatto che la Bibbia non possa o debba essere presa in seria considerazione quale attendibile documento storico è un altro postulato dell'istruzione "scolastica", tradizionale, "ortodossa". Da modesto amante della storia quale sono mi permetto non solo di dissentire ma di non essere minimamente d'accordo su questa mancanza di rispetto per quello che è - mettendo da parte il significato religioso che io stesso comunque gli riconosco - la più antica ed attendibile fonte storica per gran parte degli eventi che hanno interessato l'antico oriente.

Eppure basiamo la cronologia dell'antico Egitto sulle affermazioni di Manetone, sacerdote egizio vissuto nel III secolo a.C. - millenni dopo la costruzione delle prime piramidi e la nascita delle dinastie dei faraoni - e non si tratta neppure di una lettura diretta, visto che le informazioni che egli fornisce le troviamo riportate in opere scritte secoli dopo, essendo le sue opere andate perdute. Se contiamo XXXI dinastie egiziane lo dobbiamo a lui.

Quanto siano attendibili storici come il caldeo Beroso o il greco Erodoto non ci è in realtà dato di saperlo. E, in realtà dobbiamo semplicemente fidarci di quanto essi ed altri illustri nomi del passato ci tramandano senza avere, per molte delle cose che dicono, delle concrete dimostrazioni di quanto essi affermano.
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Re: MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione? 28/10/2013 16:26 #9597

Della Tanakh (chiamano così gli ebrei quello che noi definiamo l'Antico Testamento) ci riporta lo storico ebreo Flavio Giuseppe: "Noi non abbiamo un numero infinito di libri fra noi, che sono discordi e si contraddicono a vicenda (come i greci) ma solo ventidue libri, che contengono la memoria dei tempi antichi e che sono giustamente ritenuti divini [...] e quanto credito noi riconosciamo a questi libri della nostra nazione è evidente dal nostro comportamento; perché per le molte età che sono trascorse, nessuno ha mai osato aggiungere o togliere loro alcun che o di modificarli; ma è naturale per tutti gli ebrei, immediatamente, all'indomani della loro nascita, ritenere che questi libri contengano delle dottrine divine e persistere nelle cose in essi scritte e, qualora sia necessario, morire per preservarli". Contro Apione, Libro I, 8.

Oltre a ciò abbiamo la testimonianza di Gesù che conferma l'autorità delle Scritture ebraiche sia con il suo insegnamento che con la sua stessa obbedienza ad esse. Capisco il desiderio di essere animati da spirito scientifico e il fatto che la fede sia vista come una debolezza in campo accademico, ma va anche detto che per giusta coerenza non si può chiamare Gesù Signore e sperare in lui per la salvezza della nostra anima e poi trovare delle motivazioni - per quanto dotte e retoricamente valide possano essere - per non ritenere del tutto attendibili le sue affermazioni sulla Tanakh.
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Re: MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione? 28/10/2013 16:29 #9598

Il Tanakh ebraico è il primo vero libro che sostiene il monoteismo come noi lo conosciamo. Esso infatti non è caratterizzato soltanto dal culto di un solo Dio (che nel vicino oriente era cosa più diffusa di quanto non si possa di solito immaginare) ma soprattutto (e questo si che distingue l'ebraismo) dalla promozione di un culto esclusivista, cioè per un Dio che afferma di essere l'unico e solo vero Dio, oltre al quale non vi sono altri dei. "Tu non adorerai altro dio, perché il SIGNORE, che si chiama il Geloso, è un Dio geloso." (Esodo 34:14)

Il culto ebraico è inoltre caratterizzato dall'assenza di idoli che rappresentino visibilmente il Dio nazionale e dal rifiuto totale di ogni rappresentazione visibile degli oggetti di culto. "Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire..." (Esodo 20:4-5)

Ogni persona di media ponderatezza deve riconoscere in questa forma di riverenza per il Signore dell'universo, creatore di ogni cosa, la forma più nobile di spiritualità raggiunta dall'uomo. Ma tornando al nostro discorso iniziale, ci chiediamo: è vero che a questa forma di culto vi è giunto l'uomo nella sua ricerca di Dio, maturando il suo sentimento religioso? Se così fosse davvero accaduto, non ci saremmo aspettati che il monoteismo, come noi lo conosciamo, fosse stato una conquista delle maggiori civiltà dell'antichità?

A dopo
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Re: MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione? 28/10/2013 19:02 #9599

L'antico regno egizio fu l'autore delle più grandi piramidi, monumenti di tremenda, millenaria bellezza. Esse infatti risalgono al terzo millennio a.C. Gli egiziani evidentemente possedevano tecniche di costruzione e conoscenze matematiche sufficienti già allora da poter permettere loro di realizzare opere tanto imponenti.

Il numero di ottobre 2013 della rivista "Storica" (reperibile mensilmente in edicola) presenta un articolo molto bello sulle conoscenze, le strabilianti conoscenze astronomiche raggiunte nell'antico Egitto già in tempi remotissimi. Questo articolo ci dice che "il calendario civile egizio è stato inventato agli inizi del III millennio a.C." e che "rimase inalterato per più di 2500 anni". Ma questo è in sé poca cosa se non si considera che gli egiziani possedevano sufficienti conoscenze astronomiche da poter calcolare la durata dell'anno solare con tale precisione che lo stesso storico Erodoto - citato da Storica all'inizio dell'articolo - non può non sottolineare il fatto: "Secondo me, il loro sistema di computo è più oculato di quello greco, perché [...] il loro ciclo delle stagioni viene sempre a cadere nelle stesse date".



La saggezza di quel popolo era tramandata già dai tempi delle prime piramidi in opere letterarie che esprimevano dignità ed un senso di giustizia degni della civiltà più avanzata. Vi è un'opera divulgativa davvero molto suggestiva su quest'argomento. Christian Jacq ne è l'autore e si intitola "I grandi saggi dell'antico Egitto", edito in Italia per la collana Oscar Mondadori. Ne consiglio l'acquisto per capire di quanta nobiltà fosse intrisa la cultura egiziana fin da tempi remotissimi.

Nonostante tanta saggezza e tanta conoscenza, il pensiero religioso egiziano era legato a culti strani, di dei con testa a forma di cane o altri animali e comunque associato a rappresentazioni elementari delle varie divinità adorate. E' come se tanta grandezza subisse un crollo quando la conoscenza, la saggezza, l'evoluzione del pensiero, dovessero essere riferite al culto religioso. E le stesse maestose e grandi piramidi, con le loro stupende decorazioni, altro non sono che - mi si permetta di parlare con franchezza - l'espressione della stupida convinzione di sovrani megalomani sulle loro intuizioni riguardanti la vita dopo la morte.
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Re: MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione? 28/10/2013 19:07 #9600


Per noi occidentali, in particolare per noi italiani, quello greco è la massima espressione del pensiero proveniente dal passato. I greci colonizzarono culturalmente il mondo antico, facendo seguito alla inarrestabile conquista militare di Alessandro Magno. Alessandria d'Egitto fu la capitale mondiale della cultura per secoli, con la sua immensa biblioteca sponsorizzata dai sovrani tolemaici - discendenti di Tolomeo, il generale di Alessandro che si impadronì del trono d'Egitto. I nomi di Platone, Socrate, Euripide, Pitagora, sono per noi familiari quanto lo sono le idee che questi hanno espresso e tramandato. Fondamentalmente, da allora in avanti, il mondo occidentale ha pensato in maniera "greca". Gli stessi romani, che schiacciarono ogni resistenza alla loro avanzata militare, non riuscirono a spodestare il dominio culturale del pensiero greco che invece assimilarono e dal quale furono influenzati. Anche quando i cristiani divennero predominanti in Europa, il pensiero dei greci continuò a sedurre, affascinare ed influenzare i pensatori europei per secoli, fino ai giorni nostri.

Sappiamo che il pensiero greco arrivò a toccare dei picchi che considerano il monoteismo, sembrano sostenerlo e promuoverlo. E in merito a ciò ora voglio dire qualcosa che forse indisporrà i molti sostenitori dell'ellenismo. Sono convinto che la società greca abbia dei meriti indiscutibili nell'avanzamento culturale dell'umanità, ma molte delle cose che essa elaborò non erano tutte farina del suo sacco. E' vero che la matematica greca è molto avanzata e madre della matematica moderna, ma è mia opinione che questa fosse profondamente indebitata con le conoscenze già raggiunte dagli egiziani in tempi molto più remoti. Il teorema di Pitagora esisteva, in forma molto simile nell'antico Egitto. Il famoso "pi greco" essenziale per il calcolo della circonferenza del cerchio era un numero conosciuto ai matematici egiziani, sebbene non in maniera altrettanto precisa. Insomma, è mia opinione che l'idea che i greci abbiano tirato fuori per primi fuori dal cilindro la loro conoscenza ed il loro pensiero, andrebbe rimossa dall'immaginario meravigliato dello studente medio. Ma una delusione più grande la da Filone alessandrino, un acuto filosofo ebreo vissuto ad Alessandria d'Egitto a cavallo fra il I secolo a.C. ed il I d.C. Egli affermò senza paura che “Mosè ha raggiunto la sommità della filosofia” e sostiene con convinzione che la migliore filosofia greca, con le sue speculazioni su Dio e sul suo "logos", sia indebitata con la religione ebraica, con i libri di Mosè.

Spesso nello studio degli scritti di Giovanni si ha la sensazione che, quando parla di logos di Dio (Giovanni 1:1-18), egli riprenda dei concetti cari alla filosofia greca. . Logos è un termine greco tecnico (tradotto di solito "Parola" o "Verbo" nelle nostre Bibbie) che racchiude il senso della comunicazione di un Dio trascendente con il mondo materiale che egli ha creato. Ma incidentalmente questo pensiero non è esclusivamente greco. Lo si trova latente nello stesso libro della Genesi, come Filone alessandrino puntualizza con grande maestria. E' un'idea ripresa nella letteratura sapienziale - vedi la "Sapienza" del libro dei Proverbi. Ed è presente nei Targumin, le versioni aramaiche dell'Antico Testamento, per ricordarci che l'idea del tramite visibile di Dio invisibile è un concetto proprio della Tanakh e del pensiero ebraico. Se i rabbini si sono ad un certo punto allontanati dalle speculazioni in quella direzione è stato perché i cristiani se ne sono appropriati per dimostrare che Gesù era il Messia, la Parola di Dio, il Logos, il Verbo, che loro chiamavano Davar in ebraico e Memra in aramaico, fattosi uomo. Il Nuovo Testamento non attinge quindi alla filosofia greca quando dice di Gesù che egli è il Logos di Dio, bensì alla Tanakh ed alle considerazioni del giudaismo sui dati della Rivelazione. Ciò è perfettamente in accordo con la mentalità religiosa ebraica legata all'udire più che al vedere - e non so quanto con quella di fondo del pensiero greco, così legato alla visibilità delle proprie divinità.

Sebbene così culturalmente avanzato nei campi della matematica, delle scienze, della filosofia, anche il mondo greco diveniva elementare e ridicolo quando si considera le sue forme di religione. Il politeismo greco immagina delle divinità con tratti umani, in controllo di questa o quella forza della natura. Divinità capricciose, viziose, stupide, guidate da istinti bassi ed elementari ed anche piuttosto permalose.

Anche il popolo con la più elevata forma di pensiero, e con la forma più evoluta di linguaggio, non è riuscito, quindi, ad arrivare ad una di religione che stesse alla pari per dignità con gli altri campi della conoscenza umana che era stato capace di sviluppare.
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Re: MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione? 04/11/2013 21:32 #9647

Il monoteismo ebraico-cristiano

L'apostolo Paolo, ci narra il libro biblico degli Atti degli Apostoli, da ebreo ortodosso quale era, inorridì nel suo ingresso ad Atene, contemplando l'idolatria e l'inconcepibile (per un ebreo) sincretismo politeista che pervadeva l'espressione religiosa del mondo greco. Vedi gli Atti degli Apostoli capitolo 17.

Probabilmente fu considerando la sapienza e cultura greca che egli conosceva bene e la sua incapacità ad afferrare l'esistenza e la grandezza del vero Dio, che Paolo dichiarò apertamente la sua sfiducia nelle capacità intellettuali umane per giungere alla conoscenza del Signore dell'universo.

"Infatti Cristo non mi ha mandato a battezzare ma a evangelizzare; non con sapienza di parola, perché la croce di Cristo non sia resa vana. Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio; infatti sta scritto: "Io farò perire la sapienza dei saggi e annienterò l'intelligenza degli intelligenti". Dov'è il sapiente? Dov'è lo scriba? Dov'è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo? Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione. I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini." (1 Corinzi 1:17-25)

Il grande paradosso della storia dell'umanità è che la forma più evoluta di religione non è originata dai popoli più grandi, ma fra i discendenti di un pastore nomade vissuto poco meno di quattromila anni fa.
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Re: MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione? 18/11/2013 10:00 #9744

Per secoli Israele è stato l'unico testardo, inamovibile - testimone della fede monoteista come la professiamo oggi noi cristiani. Il culto esclusivo dei discendenti di Abrahamo riuscì a superare pressoché indenne l'impatto con il ricco Egitto dopo che l'intera nazione ebraica seguì il patriarca Giuseppe in quella terra per sopravvivere alla tragica carestia che si era abbattuta sul mondo di allora.

Con la nascita di Mosè, secoli dopo, ancora padrone della sua identità nazionale, Israele uscì dall'Egitto per prendere possesso della terra che Dio aveva promesso al loro patriarca Abrahamo. Durante questo lungo e tormentato viaggio, Mosè ricevette da Dio la Torah che consegna al popolo come codice delle leggi da osservare. Per secoli Israele combatté una lotta culturale con i popoli che trovò in Palestina e fra i quali si insedia - sempre mantenendo, anche se non senza qualche difficoltà, la propria identità e l'unicità del suo sentimento religioso.


La grandezza dei regni di Davide, di Salomone e dei re che li seguiranno facilitarono l'identificazione del popolo di Dio anche come unità nazionale finalmente distinta e definita. Ma il regno di Israele prima, per mano degli assiri e quello di Giuda poi, per mano dei babilonesi, caddero vittima delle deportazioni in massa in altre terre. Neanche la cattività babilonese, però, riuscì a spegnere il fuoco della fede ebraica. Anzi, paradossalmente, come sarebbe accaduto secoli dopo con le persecuzioni della Chiesa, la tragedia nazionale della distruzione del tempio salomonico e della capitale Gerusalemme, stimolerà una definizione e distinzione ancora più netta e marcata della religiosità ebraica.

I giudei che tornarono in patria e ricostruirono il secondo tempio di Gerusalemme erano più forti nella loro identità di nazione e nella consapevolezza del loro culto esclusivamente monoteista dei loro antenati deportati in terra straniera. Negli anni a venire l'ellenizzazione e il pensiero sincretista che questa promuoveva vide un ostacolo nella fede ebraica al punto che questa venne apertamente perseguitata. Ma non morì. Anzi. La rivolta ebraica guidata da Giuda Maccabeo riuscì a prevalere contro il colosso militare dei Seleucidi ed a mantenere l'indipendenza se non politica, almeno culturale di Israele.


I romani che vennero dopo tollerarono la religione ebraica; anche loro comunque senza comprenderla o apprezzarla. Tacito non ha parole buone per la fede giudaica che considera opposta a tutte le pratiche religiose diffuse fra i vari popoli. Egli etichetta la religiosità ebraica come senza gusto e malvagia. Definisce la nazione ebraica incline alla superstizione e con un forte sentimento di distinzione dagli altri popoli e un marcato disprezzo, inculcato fino dalla nascita, per le altre divinità.
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Re: MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione? 26/11/2013 10:39 #9795

Con la distruzione di Gerusalemme e la dispersione di Israele in tutto il mondo durata dall'inizio del secondo secolo della nostra era fino al 1948, ci si sarebbe aspettato che questo popolo avesse perso identità, tradizioni, lingua e cultura. Così non è avvenuto. E ciò, a mio avviso, affinché la testimonianza della fedeltà di Dio fosse evidente per ogni uomo che volesse rendersene conto. Gli ebrei hanno mantenuto la loro identità nazionale.


L'ebraico è una lingua ancora viva ed in uso un fenomeno linguistico senza precedenti. Qualora la spianata del tempio lo consentirà, gli israeliti hanno già pronte le singole pietre necessarie per la costruzione del terzo tempio. Ho appreso di recente che alcuni ebrei si sono tramandati e custodiscono la pronuncia originale ed autentica del nome di Dio rivelato a Mosè, del cosiddetto Tetragramma che oggi nessuno riesce a pronunciare e ciò affinché, al momento giusto, esso possa essere riutilizzato nel culto del tempio secondo i riti previsti dalla Torah.

L'Antico Testamento ci spiega l'essenza della nostra fede, come fede Rivelata e non intuita, conquistata, raggiunta, concepita ...

Leggiamo dalla Genesi:

Adamo ed Eva "... udirono la voce di Dio il SIGNORE, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l'uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il SIGNORE fra gli alberi del giardino. Dio il SIGNORE chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?" Egli rispose: "Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto". (Genesi 3:8-10)

Vediamo subito che le conclusioni ebraiche sulla "parola" intesa come rivelazione di Dio hanno un chiaro senso biblico e non sono delle astrazioni filosofiche, bensì delle concrete riflessioni basate sui dati della Rivelazione.

Infatti per spiegare il rapporto fra Dio e la sua creazione, le prime pagine della Genesi, continuano a sottolineare l'importanza della parola di Dio. "Il SIGNORE disse a Caino." (Genesi 4:6) e solo la prima di una serie di affermazioni simili. Ad un certo punto Dio rivolge la sua parola ad un uomo per il quale aveva in serbo un compito davvero speciale.

"Allora Dio disse a Noè" (Genesi 6:13). Tempo addietro il diluvio biblico era considerato un mito, una narrazione di fantasia. Le nuove scoperte archeologiche hanno dovuto costringere a rivedere questa concezione. E non solo siamo certi della fondatezza storica di questa catastrofe che colpì ad un certo punto la terra, ma anche che vi fu un "eroe" sopravvissuto, nominato in diverse antiche tradizioni e ricordato dalle memoria di diversi popoli antichi.
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Re: MONOTEISMO Evoluzione di pensiero o Rivelazione? 02/12/2013 18:27 #9820

Il momento più importante del monoteismo ebraico-cristiano è la chiamata di Abramo. "Il SIGNORE disse ad Abramo: "Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra". Abramo partì, come il SIGNORE gli aveva detto..." (Genesi 12:1-4)

L'unica maniera che trovo per spiegare il paradosso storico che rappresenta il fatto che la forma più nobile di monoteismo sia cominciata col popolo ebraico e rimasta praticamente sua esclusiva prerogativa fino alla comparsa di Gesù ed all'universalità dell'evangelo affidato agli apostoli, è accettare il fatto che Dio stesso si sia rivelato alla sua creatura. Non è stato quindi un processo evolutivo del pensiero umano a condurre all'intuizione di Dio, bensì una Rivelazione diretta e personale di Dio all'uomo a farci comprendere chi Egli sia veramente e come rimarginare la ferita aperta col distacco da Dio causato dall'allontanamento dei nostri progenitori dall'Eden.

E proprio perché rimanesse una traccia visibile per chiunque volesse davvero rendersene conto, Dio ha rivelato se stesso al popolo più piccolo e semplice dell'antichità. Non ha scelto filosofi o scienziati, egiziani, assiri, babilonesi o greci ma un popolo seminomade originario della Mesopotamia. Anzi, un uomo e la sua diretta discendenza che Egli stesso gli ha miracolosamente dato.
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