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La paura della preghiera
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ARGOMENTO: La paura della preghiera

La paura della preghiera 02/06/2015 09:30 #11571

La paura della preghiera.....

La preghiera cristiana è comunione con il Signore.

Contrariamente alla meditazione orientale, quando preghiamo non svuotiamo la mente, ma riempiamo di Dio la mente e il cuore, secondo la Sua rivelazione scritturale.

A differenza dei musulmani, che attraverso una ripetizione meccanica si rivolgono ad un dio così trascendente da non potersi raggiungere, la preghiera cristiana è un contatto interiore con il Signore.

Noi preghiamo perché Dio è, perché c’incoraggia a pregare e perché il Suo semplice invito rivela quello che c’è da sapere di Lui per cominciare a pregare.

La ragione migliore per pregare è che Gesù stesso lo faceva. Gesù avvertiva il bisogno di rivolgersi al Padre; riteneva fosse la cosa migliore e la più saggia. Poi insegnò ai discepoli a pregare. Questa è già una motivazione più che sufficiente: se Gesù aveva bisogno di pregare, e riteneva saggio farlo, noi abbiamo certamente ancor più bisogno di farlo.


Lo scrittore agli Ebrei afferma che “chiunque si accosta a Dio deve credere che Egli è” (11:6). In altre parole, la preghiera rivela il nostro credo. Il credente si accosta al Signore, l’incredulo no.

Non importa cosa affermiamo di pensare su Dio; la presenza o assenza di preghiera rivela le nostre vere convinzioni. La preghiera unisce l’umano al divino. Accostarsi al Signore, quindi, è un privilegio straordinario e allo stesso tempo un pensiero spaventevole.

La preghiera è sacra, e questo aspetto incute timore. Secondo l’ apologista irlandese C.S. Lewis, gli increduli rifiutano di approfondire il messaggio cristiano non perché temono di scoprire che Dio non è reale, ma esattamente il contrario. Li preoccupa che l’Iddio della Bibbia possa esistere per davvero. Egli scriveva:


L’uomo fugge. Cerca deliberatamente di non sapere se la fede cristiana è vera o falsa, perché prevede guai interminabili nel caso si riveli tutto vero.

È come chi “dimentica” volutamente di guardare in bacheca perché, nel farlo, potrebbe trovare il suo nome segnato per qualche compito indesiderato. È come chi non vuole controllare il proprio conto in banca temendo ciò che potrebbe scoprire. È come non andare dal medico, quando si avverte un malessere inspiegabile, per paura di ciò che il medico potrebbe dire.



Molti cristiani avvertono lo stesso timore, nei confronti della preghiera.

La persona che prega, si scopre davanti al Signore. Al contrario, chi comprende che il rapporto con Dio si basa sulla Sua grazia sovrana, non considera la preghiera un pensiero sconfortante, ma un incoraggiamento a cercare l’Iddio che ci ama attraverso la Persona e l’opera di Gesù Cristo.

Alcuni non pregano perché ciò richiede onestà, sottomissione e fiducia. La postura fisica tradizionale per la preghiera può incrementare la sensibilità personale in questi aspetti: le mani unite ben rappresentano l’incapacità umana; le ginocchia piegate e il capo chino parlano d’umiltà.

Questa è una posizione difficile per molti, perché l’ego si ribella alla nuda trasparenza dalla quale Adamo si nascose nel giardino, dopo aver riconosciuto che il Signore era Dio, non l’uomo. Spesso non preghiamo perché abbiamo un concetto troppo alto di noi stessi, o troppo basso del Signore.

L’onestà richiesta per iniziare a pregare incute timore. Svela l’intimo del nostro essere e rivela allo stesso tempo chi è Dio e cosa richiede da noi.

Il vero obiettivo della preghiera non è ottenere qualcosa dall’Eterno, ma che Lui ottenga noi, e ciò produce dei timori nel nostro cuore. Cosa può volere il Signore? Che può chiederci? Osiamo guardarLo a faccia a faccia? Chi è questo Dio che c’invita a pregare? Timori simili spesso ostacolano la devozione spirituale.

Non dobbiamo cercare lontano per scoprire il Signore. Egli si è rivelato proprio in rapporto alla preghiera. Senza tale rivelazione non ci sarebbe un invito. Dio non è semplicemente coinvolto nella preghiera, come noi; Egli è l’Autore, l’Esecutore e la Risposta stessa alla preghiera.

Pregare non è altro che rispondere all’invito divino. Egli è il centro della preghiera; la vera devozione spirituale è centrata su Dio. Se il centro della preghiera non è il Signore, non si tratta di preghiera ma di un simulacro. Conoscere Dio, fidarsi di Lui e metterLo al centro, quindi, è tutto nella preghiera.
  • stefano
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