Grandissima importanza ha l’esempio che i genitori danno ai figli.
Si è detto che l’età dell’adolescenza è interessata più alle questioni pratiche che a quelle
teoriche, ai fatti più che alle parole: ogni insegnamento o esortazione in direzione dell’impegno di fede sarà vano se il figlio non vedrà realizzato nei propri genitori quanto essi cercano di trasmettergli.
L’esempio riguarda sia i valori etico-comportamentali (sincerità, lealtà, onestà, autocontrollo, giustizia, rispetto delle autorità, ecc.), sia quelli della vita spirituale (fede, amore, pazienza, pietà, perdono, costanza, ecc.). La valutazione dell’operato della chiesa e dei fratelli dovrà essere sempre costruttiva (Fil. 2:3). Se nelle conversazioni in famiglia si mette l’accento sui difetti e sulle carenze dei fratelli e della comunità, se si amplificano le critiche, se di dà adito al pettegolezzo, è chiaro che non si incoraggia affatto l’adolescente a guardare con interesse e fiducia alla vita della chiesa. Piuttosto sarà opportuno aiutare i giovani, già abbastanza critici per natura, a rilevare ed apprezzare quanto di buono c’è nella chiesa e ad esercitare la carità cristiana su quegli aspetti che lasciano a desiderare.
Le questioni riguardanti la vita di fede non devono mai essere merce di scambio: non si può mercanteggiare con le cose del Signore. Ci sono valori come l’amore, la giustizia e, appunto, la fede che devono essere intesi in senso assoluto e non possono essere sottoposti ad alcuna condizione. La vita di fede dell’adolescente va incoraggiata e non criticata o, peggio ancora, derisa.
E’ facile per un genitore che non vede pienamente realizzati nel figlio i principi e i comportamenti della vita cristiana mortificarlo o prenderlo in giro, specialmente se il figlio ha già fatto il battesimo o se si impegna in qualche attività della chiesa. E’ bene e doveroso criticare i comportamenti errati, correggerli e, se necessario punirli, ma non si dia mai al figlio l’impressione che la sua vita di fede sia inconsistente o fallimentare: potrebbe conseguirne uno scoraggiamento che allontanerebbe il giovane dalle vie del Signore. Così come è profondamente sbagliato rinfacciare al figlio qualche suo peccato, o più in generale, qualche suo sbaglio, di cui egli si è pentito: questo è contrario allo spirito biblico (Is. 43:25