I
manoscritti che abbiamo a disposizione sono in
greco che era “
l’inglese” dell’epoca, tuttavia se come nel caso di Giovanni e Matteo diamo per certo che erano sia gli Apostoli sia gli autori dei loro Vangeli, sicuramente possiamo pensare che se non hanno scritto in aramaico, quando hanno redatto di propria mano o dettato i loro scritti hanno pensato prima in ebraico/aramaico e poi scritto in greco.
I Romani non si sarebbero mai
<<abbassati>> a parlare l’ebraico o il greco quindi la domanda è: << quale lingua hanno parlato Gesù e Pilato? >> Io sono d’accordo con chi sostiene che Gesù abbia risposto a Pilato in latino e che sia Lui che gli Apostoli parlavano 4 lingue, l’ebraico, l’aramaico, il latino e il greco.
Soprattutto parliamo di ebrei, quindi una ricerca sulla predicazione orale in aramaico di Gesù e degli Apostoli non dico sia fondamentale ma sicuramente interessante.
Riguardo ad un’ipotetica fonte Q, io ci credo, la conferma la troviamo in Luca 1 <<
Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi >>, e in Giovanni 21,25 <<
Or vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha fatte; se si scrivessero a una a una, penso che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero >>.
Riguardo al metodo storico grammaticale,
Il senso letterale alla luce della sintassi, della grammatica, ci consente di comprendere il chiaro messaggio di Dio.
Quanto compreso va poi contestualizzato alla luce della storia e ovviamente cultura, geografia, sociale, ecc
Sono d’accordo, la storia, la cultura, la geografia, la situazione sociale vanno sempre analizzate quando si legge la Scrittura.
Sulla datazione di Marco e Matteo le opinioni sono contrastanti anche se prevale la priorità marciana ed io concordo con quest’ultima.
Sulla Bibbia scritta a mò di dettatura io non sono d’accordo, le persone erano ispirate, la Scrittura è Santa ed è Parola di Dio ma è Parola di Dio incarnata e sopratutto l’Onnipotente ha lasciato agli autori la libertà di linguaggio e di espressione, anche a grandi uomini di Dio come Mosè, Davide e Salomone che non amavano molto la monogamia
.
E soprattutto la Bibbia è anche storia, letteratura, poesia, profezia non è solo un libro estatico e di sole preghiere come può essere il corano.
Matteo usa l’espressione <<
Regno dei Cieli >> quasi sempre, piuttosto che <<
Regno di Dio >>.
In realtà le due espressioni sono equivalenti, i pii giudei amavano sostituire la parola << cieli >> alla parola << Dio >> per evitare di correre il rischio di usare il nome di Dio invano.
In Matteo troviamo anche <<
Regno del Padre >> (13,43; 16,28, indirettamente).
In Marco Gesù dice ai discepoli: <<
a voi è stato dato il Regno di Dio >, Matteo usa invece il verbo <<
conoscere >>.
Il verbo
conoscere e il plurale
i misteri implicano un riferimento più dottrinale che esistenziale, com’era invece in Marco.
In Marco è il fatto, la realtà del Regno, che si fa incontrare dai discepoli nella persona di Gesù e nelle sue opere, specialmente nella sua attività che porta a compimento. Del resto il carattere didattico della nozione di Regno in Matteo traspare anche dalle espressioni <<
l’Evangelo del Regno >>(4,23; 9,35; 24,14) e <<
Parola del Regno >>(13,19).
Quale messia si aspettavano i giudei?
Sicuramente non il <<
servo sofferente >> di Isaia, magari un altro Giuda Maccabeo? Sicuramente.
I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia