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ARGOMENTO: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù

Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 13/04/2012 17:12 #1762

PER SANDRO 48

PACE SANDRO , grazie , ,, asserisci che e' un piacere parlare con me!!!! bene ,ma qui piu' che parlare si tratta solo di rispondere alle domanche che ha posto CHRIS ebbene vedo che hai fatto un bel elenco dettagliato,,,,,, Caro Sandro ,io mi sono arrangiata alla meglio , non ho studiato teologia come te' e ultimamente , non ho ne il tempo e ne la concentrazione per approfondire ,,,, sai non posso dirti hai ragione o e' sbagliata la tua tesi , ma certamente alcuni potranno risponderti ,,, per me' e' piu' facile parlare dell'amore di DIO e della sua grazia , perche' non serve lo studio , ma solo lasciar parlare il cuore ,,,,,,ma credo ora andiamo fuori programma ed allora termino qui , chiedendo scusa agli altri ,,,
Riguardo al vangelo di MATTEO aggiungo qualcosa ,,


LA PATERNITA' DEL PRIMO EVANGELO .
Quando si deve risolvere il problema della paternita' di un particolare libro della bibbia si tiene conto in genere di un duplice ordine di prove ( prove esterne al di fuori del libro e prove interne , presenti nel libro stesso ))
LE prove esterne si basano sulla convinzione che fu l'aposolo MATTEO colui che scrisse il libro che porta il suo nome ,,,,,,
Anche le prove interne sono a suo favore . Questo libro contiene piu' riferimenti al denaro degli altri tre' evangeli ((MATTEO ESATTORE )) , infatti vi si trovono tre termini riguardanti le monete che non si trovano in tutto il resto del nuovo testamento ,; DIDRAMME (MAT 17,24 ) STATERE (MAT. 17,27) E TALENTI ( MAT,18,24 ,, Come detto era un esattore ed aveva interesse per il denaro , conosceva il costo delle cose e per svolgere questa professione era necessario saper scrivere e tenere i conti , , E sicuramente matteo aveva la capacita' umanamente parlando di scrivere il primo evangelo , . Poi risulta anche la sua umilta' cristiana , perche' parla di se stesso come il MATTEO publicano .;; MENTRE LUCA E MARCO PARLANO SOLO DI MATTEO , SENZA USARE IL TERMINE DI DISPREZZO .
Anche le omissioni del primo evangelo sono significative ,,,,,
QUINDI LE PROVE INDICANO MATTEO PROBABILE AUTORE ,
IL linguaggio originale del primo evangelo , si ritiene che MATTEO lo abbia scritto in Aramaico lingua simile all'ebraico ,, dopo di che' apparvero le traduzioni in greco .
E' impossibile indicare con pricisione l'anno di composizione del primo evangelo ,,alcuni indicano possibile il 37 ,d. c. ,altri indicano non dopo il 70 d. c. ,perche' MATTEO non fa riferimento alla distruzione di GERUSALEMME , anche i continui riferimenti di MATTEO a GERUSALEMME , COME LA CITTA' SANTA SOTTINTENDONO CHE ESSA ANCORA ESISTEVA
CARO SANDRO ,MI FERMO QUI ,, CHIEDENDO ANCORA SCUSA PER ESSERE STATA LUNGA.

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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 13/04/2012 18:22 #1763

Benissimo, mi complimento con tutti voi per l'ottimo lavoro svolto, per le risposte coincise ma profonde.

Voglio complimentarmi con Joshua3 per essere stato il primo a rispondere e per aver fatto notare i due aspetti di prova e tentazione.

Grazie anche a Nunziata per le sue condivisioni.

Non voglio dimenticare di ringraziare anche Sandro 48 per il suo contributo molto accademico.



In merito all'approccio usato verso il testo biblico, credo che se vogliamo dare autorità assoluta alla Parola di Dio,
dobbiamo credere che Essa (come scritto in 2Ti 3:16, 2Pi 1:21) sia ispirata totalmente da Dio parola per parola.

Così scegliamo il metodo storico grammaticale.

Il senso letterale alla luce della sintassi, della grammatica, ci consente di comprendere il chiaro messaggio di Dio.
Quanto compreso va poi contestualizzato alla luce della storia e ovviamente cultura, geografia, sociale, ecc.

Se io leggessi "i Romani hanno fatto a pezzi i Catanesi" (con dovuto rispetto per gli uni e gli altri ), quale sarebbe il senso?

Ovviamente che i romani sono stati più forti dei catanesi in qualcosa.
Ma quale sarebbe l'interpretazione? Quella me la dà il contesto.

Se fosse scritto su d'un giornale sportivo, si riferirebbe probabilmente a una partita di calcio o altra attività agonistica.

Se fosse scritto su d'un giornale di cronaca nera, potrebbe per esempio riferirsi ad una rissa tra tifosi in cui i catanesi le hanno "prese" dai romani.

Se fosse scritto su di un libro di storia, ciò si riferirebbe più probabilmente a una battaglia.

Ecco perché a tutti i cristiani evangelici conservatori preferiscono il metodo storico grammaticale.


Rispondiamo dunque alle domande.

1) Ho notato con piacere le vostre osservazioni. Devo aggiungere solo alcune dovute precisazioni per meglio riassumere.

Per quel che riguarda l'ipotetico documento Q a cui avrebbero attinto gli autori dei cosiddetti Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), ci sono delle teorie ma nessuna sostenuta da elementi probanti la sua esistenza.

La domanda da porsi è: se Marco scrisse il primo Vangelo, basandosi probabilmente sulle memorie di Pietro, perché Matteo, apostolo e testimone oculare dei fatti, avrebbe dovuto basarsi sulla testimonianza di una persona non testimone oculare? Inoltre se Marco scrive un testo molto più breve (16capp.), come mai Matteo scrive più a lungo (28capp.)?

Inoltre, alcuni asseriscono che l'originale testo di Matteo (e non solo) fosse in aramaico; anche questa è solo una teoria non dimostrabile.

In via generale, molte teorie si incontrano e si scontrano nell'affrontare il "problema sinottico". Al tempo stesso, noi cristiani evangelici, vogliamo credere nell'ispirazione della Scrittura parola per parola. Crediamo che il testo ispirato di Matteo, sia quello greco a noi pervenuto per opera dello Spirito Santo.

Seppure vi fosse un'improbabile versione precedente in aramaico, crediamo che Dio abbia ispirato la versione greca in nostro possesso. Perché? Semplice, ci ha fatto pervenire quella! Esattamente come nel caso delle smarrite lettere ai Corinzi.

Tuttavia, se il "problema sinottico" è per alcuni un vero grattacapi, in piena semplicità possiamo dire che le diversità nella similitudine dei Vangeli è dovuta alla diversità degli autori riferenti un medesimo avvenimento.

Chi conosce gli ambienti militari, di polizia, e i tribunali, sa bene che diversi testimoni possono riportare lo stesso episodio con sfaccettature differenti. Il che non cambia il fatto.

Così, credendo nell'ispirazione plenaria e verbale della Scrittura, per noi la visione "d'insieme" dei Vangeli non è un problema.


2) L'autore, come da risposta unanime, è Matteo, il pubblicano conosciuto anche come Levi.

Abbiamo prove nel testo (intrinseche) e fuori del testo (estrinseche).
Per esempio 2) Interno: Matteo usa tre termini per la moneta didramme (17:24) statere (17:27) talenti (18:24). Un esattore di certo è esperto di monete. Ecco perché accettiamo questa come prova.
Oltre a Papia, citato da Sandro 48, anche Eusebio ed Origene nominano Matteo come autore dell'omonimo vangelo.

3) Questo Vangelo è in primis destinato ai Giudei. Anche su questo siamo tutti concordi.

4) Sulla data di composizione sembra esserci discordanza. Mentre Nunziata lo colloca prima del 70, Sandro 48 lo colloca diversi anni dopo.
Come mai questa differenza?
Mentre gli evangelici ortodossi, i quali credono l'ispirazione plenaria e verbale della sacra Scrittura, di fronte ad una scientifica critica testuale accettano la profezia (che può riferirsi a eventi futuri), la critica testuale liberale, non accettando a priori la profezia, necessariamente ubica la composizione dei vangeli dopo il 70d.C., a motivo delle parole di Cristo riferite alla distruzione del tempio di Gerusalemme avvenuta in quell'anno stesso ad opera dei Romani.
Personalmente non ho nessun problema ad accettare una datazione al 40-60d.C.; ciò che più conta è che ad oggi lo abbiamo nelle mani. Molti documenti nella storia sono andati persi, molti paesi perseguitano i cristiani e occultano Bibbie, molti secoli vi sono stati di proibizione di lettura, ma la Bibbia è nelle nostre mani. A Dio sia la gloria.

5) Circa i temi, avete scritto diverse cose.
Voglio essere più breve ancora di voi. Se vogliamo definire Matteo con un titolo, come per un film, o per un tema,
potremmo scrivere: "Ecco il Re e il Suo Regno".


Alla luce di quanto esaminato, come possiamo approcciare il vangelo di Matteo?
Necessariamente è necessaria avere un'ottica giudaica.

Così vi dico in tanto che possiamo dividere il vangelo di Matteo in due grandi sezioni:
A) l'offerta del Regno 1:1-11:1;
il rifiuto del Regno 11:2-28:20.

Matteo vuole dimostrare che Gesù, l'ebreo crocifisso ingiustamente, era proprio il Messia tanto atteso.
Questo è l'intento dell'autore. E ciò sarà fondamentale nello studiare insieme.

Adesso vogliamo addentrarci in quest studio.

Vi pongo una nuova domanda: cosa pensate che si aspettassero i Giudei dal Messia?


Augurandovi buona esposizione, auguro a tutti che Dio ci benedica.

Shalom in Gesù Messia
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 13/04/2012 19:20 #1764

Chiedo scusa a Nunziata, in quanto ho ripetuto alcune cose che hai scritto anche tu. Non avevo letto il tuo post.

In via generale concordo con le informazioni da te riportate.


Voglio però sottolineare che non sono totalmente d'accordo con l'idea che non serve lo studio della Parola di Dio.

La Sua Parola è un tesoro, più scavi e più benedizioni hai. Puoi mangiare solo latte, oppure lasciarti svezzare da Dio e mangiare bistecche.

Quel che bisogna ricordare è che lo studio non deve avere solo carattere accademico, spinto da un mero desiderio di conoscenza, ma deve essere spinto dall'opera dello Spirito Santo e dal desiderio di conoscere di più Gesù e temere di più Dio.

In Ecclesiaste 12:14-15 leggiamo:
Del resto, figlio mio, sta' in guardia: si fanno dei libri in numero infinito; molto studiare è una fatica per il corpo.
15 Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso:
Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo.

Inoltre troviamo in 2 Timoteo diverse esortazioni a riguardo:

2Timoteo 2:1 Tu dunque, figlio mio, fortìficati nella grazia che è in Cristo Gesù,

2Timoteo 2:15 Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che dispensi rettamente la parola della verità.

Infine, Charles Bridges diceva: "la preghiera senza studio della Parola è pretesa, lo studio della Parola senza la preghiera è ateismo".

Questa frase si trova in un testo di omiletica, e si riferisce in modo particolare ai predicatori, ma credo che un vero credente che ama Dio, oltre a pregare, deve anche studiare la Parola di Dio, ciascuno secondo le sue capacità.


La pace sia con tutti voi.


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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 13/04/2012 20:05 #1765

SI CHRIS HAI RAGIONE ,,,LO STUDIO E' BUONO TUTTO E' BUONO ,,,( CI AIUTA A COMPRENDE COSA DIO VUOLE DIRCI VOLEVA DIRCI ) COMUNQUE PER ME' E' PIU' FACILE QUANDO SI PARLA DELL'AMORE DELLA GRAZIA ,DELLA TRASFORMAZIONE CHE E' AVVENUTA IN OGNIUNO DI NOI ,,,,INVECE CHE DI DATI STORICI TEOLOGIA ECC, ECC, ALMENO LI NON MI SERVE LO STUDIO, MA SOLO LASCIAR PARLARE IL CUORE TIRARE FUORI CIO' CHE SI HA DENTRO , ,,,,, ALLORA POSSO ANCHE CONFRONTARMI CON I TEOLOGI , PERCHE' LA GRAZIA ,NON SI RICEVE PER STUDIO ,MA PER FEDE ,,,,,
NON SO SE SONO RIUSCITA A SPIEGARMI ,,,

COMUNQUE MI RIFERIVO ALLO STUDIO COME CONOSCENZA ACCADEMICA , ALLORA PREFERISCO LA MEDITAZIONE , LA LODE ,,,,,,
PACE A TUTTI E BUONA CONTINUAZIONE , CON L'APPROFONDIMENTO DELLA PAROLA , DI DIO ,,,
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 14/04/2012 11:06 #1773

Perfetto cara Nunziata, tutto chiaro.


Davanti ai farisei "dottori della Legge", meglio rispondere umilmente come il nato cieco:
"una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo" (Gv 9:25).

Allo stesso tempo Dio dispensa carismi e ministeri nella Sua Chiesa, affinché vi siano Suoi
figliuoli teologi (pastori e dottori) ed altri invece con diversi ruoli.

Attenzione la differenza sta solo nei ruoli, non nel valore.
Come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno uguale valore ma ruoli diversi,
così è per il marito e la moglie, membri della stessa famiglia,
e per i membri di Chiesa, tutti sono un unico Corpo.


Anzi il pastore è un servo di tutti in costante esame della chiesa locale a cui deve rimettersi.
Certo il suo ruolo consiste anche nel richiamare altri all'ordine. Ma deve farlo con amore e non come un tiranno.

Aldilà di tutto questo, per non uscire fuori tema, torniamo alla nostra domanda:
cosa pensate che si aspettassero i Giudei dal Messia?



Shalom
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 14/04/2012 11:39 #1776

.


Solo per esprimere un pensiero che "viaggia" direi da sempre sino a giungere a noi...


Il popolo ebraico non si aspetava un Messia che come Gesù alla fine si è mostrato "morbido", sino a morire in quel modo "maledetto"...

Giovanni
7:41 Altri dicevano: Questi è il Cristo. Altri, invece, dicevano: Ma è forse dalla Galilea che viene il Cristo?
7:42 La Scrittura non ha ella detto che il Cristo viene dalla progenie di Davide e da Betleem, il villaggio dove stava Davide?
7:43 Vi fu dunque dissenso fra la moltitudine, a motivo di lui;
7:44 e alcuni di loro lo voleano pigliare, ma nessuno gli mise le mani addosso.



possiamo "intravedere" che il Messia che si aspettavano, doveva essere un condottiero alla maniera di Davide o simile... un guerriero unto da Dio che li guidasse alla riscossa contro il popolo invasore... contro i romani. Poi, quando hanno capito che non era così, ecco che la delusione si è fatta strada sino ai fatti che sappiamo.. in definitiva, sulla croce, stante così le cose, è stato condotto un "ciarlatano"... non si spiega l'esclamazione che ne è scaturita al momento della morte di Gesù, da parte delle guardie e direi anche del popolo incredulo...

Matteo 27:54
E il centurione e quelli che con lui facean la guardia a Gesù, visto il terremoto e le cose avvenute, temettero grandemente, dicendo: Veramente, costui era Figliuol di Dio.


"COSTUI ERA DAVVERO IL FIGLIO DI DIO"!!!



(era ed è il figlio di Dio)
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Ultima modifica: 14/04/2012 11:42 Da francotecnos.

Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 14/04/2012 12:12 #1778

Allegato 395098_281210078608814_120478541348636_826339_63781239_n1_2012-04-14.jpg non trovato


GLI EBREI , SI ASPETTAVANO DAL MESSIA LA LIBERAZIONE ,(DAI ROMANI ) LA GIUSTIZIA UMANA ,INSOMMA UN RE UN GIUDICE , UN LIDER POLITICO , COLUI CHE AVREBBE LIBERATO IL POPOLO EBRAICO DA OGNI PROBLEMA ,,,,E DA OGNI SCHIAVITU' .
POI ESSENDO ATTACCATI ALLA TRADIZIONE , ALLA LEGGE , NON AVEVANO CAPITO LO SPIRITO , DELL'ADEMPIMENTO DELLA LEGGE ,,,, MA RINPROVERAVANO A GESU' DI INFRANGERE LA LEGGE ,, QUINDI PER LORO ERA IMPENSABILE CHE ERA IL LORO MESSIA PREDETTO ,,
COMUNQUE CI FA PENSARE ANCHE CHE NON CONOSCEVANO BENE LE SCRITTURE (( I ROTOLI )) ALTRIMENTI SI SAREBBERO RESI CONTO CHE GESU' ERA VENUTO PER ADEMPIERE LE SCRITTURE SULLA SUA PERSONA ,
COLORO CHE CONOSCEVANO BENE LE SCRITTURE LO ACCETTARONO E DIVENNERO SUOI DISCEPOLI ,SUOI SEGUACI PERCHE' LO RICONOBBERO COME IL MESSIA IL LIBERATORE D'ISRAELE
IN CONCLUSIONE LIBERAZIONE DALLA SCHIAVITU' UMANA ,MA NON DALLA SCHIAVITU' DAL PECCATO ,,, INSOMMA PER QUESTO SONO ANCORA SOTTO LA LEGGE E NON SOTTO LA GRAZIA

spero sono riuscita a farmi comprendere
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Ultima modifica: 14/04/2012 12:14 Da nunziata. Motivo: correttura
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 14/04/2012 12:58 #1780

I manoscritti che abbiamo a disposizione sono in greco che era “l’inglese” dell’epoca, tuttavia se come nel caso di Giovanni e Matteo diamo per certo che erano sia gli Apostoli sia gli autori dei loro Vangeli, sicuramente possiamo pensare che se non hanno scritto in aramaico, quando hanno redatto di propria mano o dettato i loro scritti hanno pensato prima in ebraico/aramaico e poi scritto in greco.

I Romani non si sarebbero mai <<abbassati>> a parlare l’ebraico o il greco quindi la domanda è: << quale lingua hanno parlato Gesù e Pilato? >> Io sono d’accordo con chi sostiene che Gesù abbia risposto a Pilato in latino e che sia Lui che gli Apostoli parlavano 4 lingue, l’ebraico, l’aramaico, il latino e il greco.
Soprattutto parliamo di ebrei, quindi una ricerca sulla predicazione orale in aramaico di Gesù e degli Apostoli non dico sia fondamentale ma sicuramente interessante.

Riguardo ad un’ipotetica fonte Q, io ci credo, la conferma la troviamo in Luca 1 << Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi >>, e in Giovanni 21,25 << Or vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha fatte; se si scrivessero a una a una, penso che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero >>.

Riguardo al metodo storico grammaticale,
Il senso letterale alla luce della sintassi, della grammatica, ci consente di comprendere il chiaro messaggio di Dio.
Quanto compreso va poi contestualizzato alla luce della storia e ovviamente cultura, geografia, sociale, ecc

Sono d’accordo, la storia, la cultura, la geografia, la situazione sociale vanno sempre analizzate quando si legge la Scrittura.

Sulla datazione di Marco e Matteo le opinioni sono contrastanti anche se prevale la priorità marciana ed io concordo con quest’ultima.

Sulla Bibbia scritta a mò di dettatura io non sono d’accordo, le persone erano ispirate, la Scrittura è Santa ed è Parola di Dio ma è Parola di Dio incarnata e sopratutto l’Onnipotente ha lasciato agli autori la libertà di linguaggio e di espressione, anche a grandi uomini di Dio come Mosè, Davide e Salomone che non amavano molto la monogamia .
E soprattutto la Bibbia è anche storia, letteratura, poesia, profezia non è solo un libro estatico e di sole preghiere come può essere il corano.

Matteo usa l’espressione << Regno dei Cieli >> quasi sempre, piuttosto che << Regno di Dio >>.
In realtà le due espressioni sono equivalenti, i pii giudei amavano sostituire la parola << cieli >> alla parola << Dio >> per evitare di correre il rischio di usare il nome di Dio invano.
In Matteo troviamo anche << Regno del Padre >> (13,43; 16,28, indirettamente).

In Marco Gesù dice ai discepoli: << a voi è stato dato il Regno di Dio >, Matteo usa invece il verbo << conoscere >>.
Il verbo conoscere e il plurale i misteri implicano un riferimento più dottrinale che esistenziale, com’era invece in Marco.
In Marco è il fatto, la realtà del Regno, che si fa incontrare dai discepoli nella persona di Gesù e nelle sue opere, specialmente nella sua attività che porta a compimento. Del resto il carattere didattico della nozione di Regno in Matteo traspare anche dalle espressioni << l’Evangelo del Regno >>(4,23; 9,35; 24,14) e << Parola del Regno >>(13,19).

Quale messia si aspettavano i giudei?
Sicuramente non il << servo sofferente >> di Isaia, magari un altro Giuda Maccabeo? Sicuramente.

I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 14/04/2012 15:26 #1793

Sono riuscito per un momento ad accedere al mio pc, un saluto a tutti voi , l'affermazione di Ciro in parte mi trova d'accordo che, l'ispirazione da parte di Dio sicuramente potente di fare quello che vuole, sia stata eseguita per lo più con il coinvolgimento della persona, nei Vangeli stessi abbiamo notato alcune differenze, non nei contenuti ma nell'espressione, vincolo caratteriale.

Vorrei dirvi è andata sempre così? Possiamo affermarlo con determinazione questo?

Se prendiamo come esempio l'apocalisse di Giovanni cosa ne viene fuori? Giovanni ha scritto delle cose che nemmeno lui ne conosceva le motivazioni ne tantomeno la datazione degli adempimenti futuri, scriveva sicuramente cosciente che quello era il volere di Dio per far conoscere ai posteri la sua parola.

Personalmente credo, come sia avvenuta l'opera di ispirazione tra Dio e gli uomini accreditati per scrivere per conto Suo , non possiamo sicuramente saperlo o parametrizzarlo con le nostre vedute, nemmeno standardizzarle, Sono del parere che tutto quello che fu scritto sui testi originali, fu fatto solo per volere dell'autorevole Dio, unico artefice di questa meravigliosa rivelazione la parola di Dio. Lungi da noi applicare un filtro umano nelle espressioni divine fatte attraverso gli umani, scusatemi il gioco di parole, perchè li non ci sono errori a mio avviso.
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 14/04/2012 17:15 #1800

La frase che mi è piaciuta di più è riportata da Chris ed è :
"
Infine, Charles Bridges diceva: "la preghiera senza studio della Parola è pretesa, lo studio della Parola senza la preghiera è ateismo". sono completamente d'accordo, infatti noi evangelici liberali che studiamo la bibbia col metodo storico critico che non fa nessun riferimento allo Spirito santo e studia la Bibbia allo stesso modo con cui si potrebbe studiare l'Iliade - noi evangelici liberali non crediamo che la bibbia sia parola di Dio ma pensiamo che la parola di Dio sia contenuta nella Bibbia, - e poi bisogna cercarla e trovarla - ebbene dovo avere letto quasi tutta al Bibbia come fosse
l'Iliade, mi sono chiesto : "e la preghiera ! Dove e come si studia la preghiera!" quindi ho rilevato che lo studio delle Scritture fatto come se si trattasse di studiare l'Iliade, quindi senza Spirito santo, a un certo punto, nel mio caso dopo 3 anni di studio a tempo pieno, mi ha fatto scoprire l'importanza e la necessità della preghiera e la sua esigenza e finalmente ho capito cosa vuol dire che senza la capacità di una preghiera spontanea e personale, ha poco senso partecipare
la domenica al culto cristiano: prima infatti devo sapere pregare nella mia stanzetta.
Per non uscire fuori tema sopra si domanda cosa si aspettare i giudei dal Messia. ebbene farò anch'io una domanda:
in quali libri biblici a parte pochi profeti, si parla del Messia nell'Antico Testamento : potreste citarmi dei passi biblici all'infuori dei profeti: Isaia 9,1-6; Isaia 11; Michea 4,1-5; Michea 5,1-3

E non fraintendetemi quando parlo di Messia non faccio riferimento al Messia Cristiano ma a come lo aspettavano i Giudei e secondo quali Antiche Scritture . e non citatemi isaia52 e 53 e il salmo 22 perchè secondo i cristiani è un riferimento a Gesù Cristo. anzi chi è secondo voi il servo del Signore da un punto di vista ebraico ?
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