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ARGOMENTO: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù

Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 16/04/2012 07:56 #1836

Amen Sandro amen...
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 16/04/2012 08:18 #1839

desidero ringraziare Josha 3 per avermi fatto i complimenti dicendomi che scrivo in modo accademico.

Sandro_48


/faccio riferimento alla datazione del Vangelo secondo Matteo
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 16/04/2012 13:51 #1846

Sandro_48 ha scritto:
desidero ringraziare Josha 3 per avermi fatto i complimenti dicendomi che scrivo in modo accademico.

Sandro_48


/faccio riferimento alla datazione del Vangelo secondo Matteo


Sandro, non è un problema, ma non sono stato io a dire che parli in maniera accademica

Riguardo al servo sofferente di Isaia, ti racconto la mia esperienza, molti anni fa, nel 96-97, frequentavo l'ambiente valdese e non ricordo chi (non vorrei sbagliare, vado a memoria), ma un esponente del mondo valdese scrisse su Riforma che i cristiani non dovevano esagerare nel vedere l'A.T. sempre alla luce di Gesù e che il servo sofferente di Isaia non era riferito al Cristo.
Un'affermazione (almeno per la prima parte) su cui si poteva e si può discutere con tutta tranquillità, ma dire che il servo di Isaia non si riferisca a Gesù mi pare esagerato e non mi trova assolutamente d'accordo nè allora nè oggi, e fu uno dei primi motivi per cui mi allontanai dal mondo valdese.

Oggi leggendo te, addirittura leggo che si parla di parola di Paolo e parola di Dio, non credo che Paolo sarebbe molto contento di una simile affermazione

Il fatto che parli in maniera accademica non provoca in me nessun fastidio
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 16/04/2012 23:24 #1868

"Non voglio dimenticare di ringraziare anche Sandro 48 per il suo contributo molto accademico."

Grazie Chris

Sandro
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 18/04/2012 11:37 #1905

Prego Sandro!

Pace a tutti voi, perdonate la mia assenza, ma purtroppo ho problemi con la connessione.

Ho letto ciò che avete scritto e cerco di rispondere a tutti nel modo più breve.

Quanto a Sandro 48, ho letto la tua testimonianza circa la necessità il "bisogno" di preghiera, e mi profondamente toccato il cuore. Senza offesa e con profondo rispetto, detto da un liberale "pesa" di più!


Ora scriverò diversi interventi per affrontare i nostri argomenti e andare avanti.


Dio ci benedica.

Chris
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 18/04/2012 12:01 #1906

Ho visto che dal nostro argomento centrale, ovvero "cosa si aspettavano i Giudei dal Messia", sono stati aperte diverse parentesi.

Cercheremo di affrontare anche tali argomenti in questo studio, ma non vogliamo uscire fuori del seminato.

Così torniamo al nostro argomento centrale.


Ringrazio Francotecnos per essere stato il primo a rispondere e per la sua risposta coerente al tema.

Vero, si aspettavano un liberatore, una sorta di Davide.

Ben scrive anche Nunziata, volevano un re, un leader politico.
Attenzione però, perché tu scrivi: <<COLORO CHE CONOSCEVANO BENE LE SCRITTURE LO ACCETTARONO E DIVENNERO SUOI DISCEPOLI, SUOI SEGUACI PERCHE' LO RICONOBBERO COME IL MESSIA IL LIBERATORE D'ISRAELE>>. Nota bene: i discepoli compresero le Scritture grazie a Gesù dopo la Sua resurrezione.

Ricordiamo che:
1) subito dopo aver riconosciuto che Gesù è il Cristo (affronteremo a tempo debito questo brano), Pietro viene rimproverato per non aver il senso delle cose di Dio (Matteo 16:23); egli aveva ripreso Gesù per aver detto che sarebbe stato dato di lì a poco nelle mani degli uomini.

2) Ricordiamo cosa dicono i discepoli sulla via di Emmaus in Luca 24:21 Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose.
Cosa risponde loro Gesù risorto? <<O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette!
Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?»
E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano.
(Lu 24:25-27).

3) In un altro episodio con i discepoli:
Luca 24:44 Poi disse loro: «Queste sono le cose che io vi dicevo quand'ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi».
Luca 24:45 Allora aprì loro la mente per capire le Scritture


Potrei portare altri esempi, ma questi saranno sufficienti.

Il problema del rifiuto del Messia è legato al ravvedimento. Vedremo più avanti in che modo.


Chris
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 18/04/2012 13:42 #1907

Ora invece saluto e rispondo a Joshua3, da quel che ho capito, il fratello Ciro.


Noto con piacere che sei molto ben documentato.

In uno dei tuoi post scrivi: "quando hanno redatto di propria mano o dettato i loro scritti hanno pensato prima in ebraico/aramaico e poi scritto in greco".

Questo è vero, io credo, come i critici asseriscono, che il loro modo di parlare greco era diverso dal greco "classico". Era il greco koiné.

Marco per esempio contiene molti "aramaismi"; il suo tipo di greco è quello "del mercante degli schiavi".

Inoltre ho personalmente appurato che molte espressioni ebraiche sono letteralmente tradotte in greco esattamente come noi faremmo in un inglese "maccheronico".

Ho avuto a che fare spesso con americani, inglesi, australiani, nigeriani e filippini. Benché tutti parlino "inglese", è notevole la differenza tra un lessico e l'altro.

Lo stesso avveniva per il greco dei tempi di Gesù.

Per quel che riguarda l'antichità di Marco rispetto a Matteo, posso pure associarmi a ciò; sta di fatto che tanto dell'uno o dell'altro ciò non mina l'autorità né l'ispirazione della Scrittura.


Quanto a quest'ultimo argomento invece scrivi:

<<Sulla Bibbia scritta a mò di dettatura io non sono d’accordo, le persone erano ispirate, la Scrittura è Santa ed è Parola di Dio ma è Parola di Dio incarnata e sopratutto l’Onnipotente ha lasciato agli autori la libertà di linguaggio e di espressione>>;

specifico per te e per Stefano, in modo particolare che avete affrontato l'argomento, che quando si parla di ispirazione verbale e plenaria non si intende necessariamente meccanica. Ho affrontato questo argomento in un altro post.

Certo è che vi sono dei passi della Scrittura scritti sotto dettatura. Di solito si esordisce con "scrivi" o nell'A.T. con "così dice il SIGNORE".

Ma vediamo nell'ispirazione l'interazione di Dio e dell'autore umano, il quale esprime la propria cultura nello stile linguistico, nel lessico, nell'espressione, ed esprime la propria personalità. Paolo era il "collerico", Giovanni è detto l'apostolo dell'amore, ecc.; allo stesso tempo Dio nella Sua Sovranità ha ispirato ogni (plenaria) parola (verbale).

Come verbale si intende ogni parola, non ogni concetto, come ad esempio dicono i neo-ortodossi.

Non mi sembra d'aver mai scritto qualcosa che desse l'idea d'ispirazione esclusivamente meccanica (dettatura).
Eventualmente, segnalami dove ho scritto qualcosa di travisabile, così posso correggerlo. Grazie.


Shalom
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 18/04/2012 14:07 #1908

Spero di non aver saltato nessuno, ora cercherò rispondere a Sandro48.

Tu scrivi:
<<Per non uscire fuori tema sopra si domanda cosa si aspettare i giudei dal Messia. ebbene farò anch'io una domanda:
in quali libri biblici a parte pochi profeti, si parla del Messia nell'Antico Testamento : potreste citarmi dei passi biblici all'infuori dei profeti: Isaia 9,1-6; Isaia 11; Michea 4,1-5; Michea 5,1-3
E non fraintendetemi quando parlo di Messia non faccio riferimento al Messia Cristiano ma a come lo aspettavano i Giudei e secondo quali Antiche Scritture . e non citatemi isaia52 e 53 e il salmo 22 perchè secondo i cristiani è un riferimento a Gesù Cristo. anzi chi è secondo voi il servo del Signore da un punto di vista ebraico ?
>>

Queste tue domande troveranno risposta strada facendo. Non voglio aprire troppe parentesi. Quanto ai passi, già qualcuno ti ha risposto. La chiave di lettura sta in un unto (messia) e l'unto (il Messia). Analizzeremo diverse profezie andando avanti.


Inoltre scrivi:
<<niente di personale:

io sandro ho una particolare antipatia per i capitoli 9 - 10 - 11 della Epistola ai Romani


che mi fanno andare la bibbia di traverso, e azicchè digerirla,


proprio non li digerisco quei capitoli.


Forse si tratta di una forma di allergia psico - somatica

DEVO ANCORA CAPIRE SE QUESTI 3 CAPITOLI SICURAMENTE VALIDI 2000 ANNI FA

LO SIANO ANCORA VALIDI AI NOSTRI TEMPI MODERNI (MA QUESTO FA PARTE DELLO STUDIO STORICO CRITICO): LO SO CHE PER I LETTORI LETTERALISTI DELLA BIBBIA SONO IL "VANGELO DI PAOLO" VALIDO PER SEMPRE PER VOI MA NON PER UN EVANGELICO LIBERALE-
>>

Discorso vecchio... ispirazione plenaria verbale, o concettuale?
Personalmente, ti confesso che determinate realtà e verità della Scrittura, anche per me che credo nell'ispirazione verbale plenaria, sono difficili da comprendere e accettare.

L'unica differenza sta nel fatto che credendo e accettandole come volontà rivelata di Dio, posso arrendermi davanti ad esse, rinunciare a me stesso e seguire Gesù; il neo-ortodosso o il liberale, possono anche scartarle a priori, ma con il rischio che un tarlo li roda dentro, come mi sembra di capire che tu stesso stia esprimendo.

Riguardo questi capp. di Romani anche tra chi crede nell'ispirazione verbale plenaria vi sono delle divergenze.

La teologia del patto o teologia della sostituzione, dice che Israele sia stato sostituito dalla Chiesa.

Invece, la teologia delle dispensazioni considera il Regno di Israele solo rimandato a tempi futuri.

Quest'ultima interpretazione della Scrittura mantiene il principio ermeneutico letterale, perciò è, a parer mio, tra le due quella da preferirsi.

Non voglio ripetermi, ma affronteremo meglio anche questo argomento.


Scrivi ancora:
<<una corrente del Pensiero Ebraico ritiene che ogni
generazione Ebraica ha il suo Messia, che quindi logicamente cambia ogni generazione
>>

Come già detto, la chiave di lettura sta in un unto (messia) e l'unto (il Messia).


Non amo essere "catalogato" né amo farlo pubblicamente con gli altri, ma da quel che scrivi mi sembra di capire che tu ti rispecchi più nella posizione neo-ortodossa che in quella liberale propriamente detta. Vero?
Puoi darmi delucidazioni, per favore?


Il Signore sia misericordioso.

Chris
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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 18/04/2012 15:42 #1917

Spero di aver risposto a tutti, ora andiamo avanti.

Quali erano dunque le aspettative dell'ebreo al tempo di Gesù?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo cercare nell'Antico Testamento.

Vi sono almeno quattro patti a cui dobbiamo fare riferimento.


Il patto con Abramo, con Mosè, con Davide e il nuovo patto.

1) Il patto con Abramo
Possiamo leggerne le caratteristiche nella Genesi.

Genesi 12:1 Il SIGNORE disse ad Abramo: «Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò;
Genesi 12:2 io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione.
Genesi 12:3 Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra».
Genesi 15:5 Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare». E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».
Genesi 12:7 Il SIGNORE apparve ad Abramo e disse: «Io darò questo paese alla tua discendenza». Lì Abramo costruì un altare al SIGNORE che gli era apparso.

Genesi 15:8 Abramo chiese: «Dio, SIGNORE, da che cosa posso conoscere che ne avrò il possesso?»
Genesi 15:9 Il SIGNORE gli rispose: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un montone di tre anni, una tortora e un piccione».
Genesi 15:10 Egli prese tutti questi animali, li divise nel mezzo e pose ciascuna metà di fronte all'altra; ma non divise gli uccelli.
Genesi 15:11 Or degli uccelli rapaci calarono sulle bestie morte, ma Abramo li scacciò.
Genesi 15:12 Al tramonto del sole, un profondo sonno cadde su Abramo; ed ecco uno spavento, una oscurità profonda cadde su di lui.
Genesi 15:17 Or come il sole fu tramontato e venne la notte scura, ecco una fornace fumante e una fiamma di fuoco passare in mezzo agli animali divisi.
Genesi 15:18 In quel giorno il SIGNORE fece un patto con Abramo, dicendo: «Io do alla tua discendenza questo paese, dal fiume d'Egitto al gran fiume, il fiume Eufrate;
Genesi 17:3 Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e Dio gli parlò, dicendo:
Genesi 17:4 «Quanto a me, ecco il patto che faccio con te; tu diventerai padre di una moltitudine di nazioni;
Genesi 17:5 non sarai più chiamato Abramo, ma il tuo nome sarà Abraamo, poiché io ti costituisco padre di una moltitudine di nazioni.
Genesi 17:6 Ti farò moltiplicare grandemente, ti farò divenire nazioni e da te usciranno dei re.


Cosa notiamo cos'è implicato in questo patto?
Un patto è un accordo tra due parti.
In Ge 15 ad Abraamo viene chiesto di preparare degli animali specifici e vennero divisi a metà. Il passare in mezzo significava “se trasgredisco questo passo, possa accadere a me ciò che è accaduto agli animali”. Era un patto molto serio che accadeva in momento unico. Chi passa nel mezzo? Solo Dio. Nella Scrittura il fuoco e il fumo simbolizzano la presenza di Dio. Noi sappiamo che per Dio è impossibile mentire, peccare e morire.

Si potrebbero suddividere queste in promesse personali, nazionali, universali.

Le promesse riguardavano:
a) una Nazione;
b) benedizione (personale e ad altri per mezzo di lui);
c) il suo nome diverrà grande (cfr. cap. precedente, Ge 11 dove gli uomini volevano rendere grande il loro nome; qui è Dio che promette di renderlo grande ad Abraamo);
d) Divisione tra benedetti e maledetti in relazione ad Abraamo;
e) una terra, la cosiddetta “terra promessa”, non sarebbero stati più nomadi.

Dio avrebbe dato quella terra alla discendenza (lett. Zerah - seme) di Abraamo (Ge 12.7).



2) Il patto Mosaico
Ci spostiamo più avanti in Esodo 19.
Dio dà i suoi comandamenti solo dopo averli fisicamente redenti. Egli vuole sostenere la nazione su delle “ali d’aquila”. Devono obbedire alla legge perché sono stati redenti, non per essere redenti.

Israele era già il popolo di Dio. Anche se "falliscono il loro obiettivo" (peccano, trasgrediscono la legge), rimangono il popolo di Dio in virtù del patto di Abramo.
Il patto di Mosè ricorda il patto di Abramo e si fonda sul patto di Abramo.

Il patto di Abramo è unilaterale, quello di Mosè è bilaterale. Nel primo un solo individuo è responsabile: Dio. Nel secondo entrambi sono responsabili. Se il popolo non ubbidisce a Dio e alla legge, sarà maledetto.
Nel patto di Abramo la promessa della terra è irrevocabile. In Ge 17 viene detto che la promessa della terra è una promessa eterna.
In quello di Mosè, questa è legata all’ubbidienza.
Le 26 (nota il v. 3, "Se osserverete...") e De 28 sono un punto cardine dell’antico testamento. Anche i profeti minori sarebbero incomprensibili senza questi passi.

Se obbediscono (es 19.8; 24.7) saranno benedetti.

In Es 24:9-11 cosa fanno Mosè, Aaronne e i 70 anziani? Mangiano e bevono. Dio non li colpisce a morte, perché questo era il simbolo di un patto (come stipulato a quel tempo).

Dio e il popolo erano vincolati.


Lo scopo delle maledizioni è di portare le persone a ravvedimento. Esse servono a richiamare l’attenzione di Israele. Il metodo estremo è l’esilio.
In Amos 4:6, 8-11 Dio ribadisce le maledizioni e dice “voi non siete tornati”.
Leggete a riguardo anche Le 26:35-36, 39-46.

In Mt Giovanni il battista, Gesù, e i discepoli predicano alla nazione d’Israele: ravvedetevi. Questo è il contesto, il patto!

Se la nazione di Israele si fosse ravveduta, Dio avrebbe attuato quelle promesse.


3) Il patto con Davide
2Samuele 7:8 Ora dunque parlerai così al mio servo Davide: "Così dice il SIGNORE degli eserciti: Io ti presi dall'ovile, da dietro alle pecore, perché tu fossi il principe d'Israele, mio popolo;
2Samuele 7:9 e sono stato con te dovunque sei andato; ho sterminato davanti a te tutti i tuoi nemici. Io renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra;
2Samuele 7:10 darò un posto a Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché abiti in casa sua e non sia più turbato e i malvagi non lo opprimano come prima,
2Samuele 7:11 come facevano nel tempo in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo, Israele; e ti darò riposo liberandoti da tutti i tuoi nemici. In più, il SIGNORE ti annunzia questo: sarà lui che ti fonderà una casa!
2Samuele 7:12 Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu riposerai con i tuoi padri, io innalzerò al trono dopo di te la tua discendenza, il figlio che sarà uscito da te, e stabilirò saldamente il suo regno.
2Samuele 7:13 Egli costruirà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno.
2Samuele 7:14 Io sarò per lui un padre ed egli mi sarà figlio; e, se fa del male, lo castigherò con vergate da uomini e con colpi da figli di uomini,
2Samuele 7:15 ma la mia grazia non si ritirerà da lui, come si è ritirata da Saul, che io ho rimosso davanti a te.
2Samuele 7:16 La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te e il tuo trono sarà reso stabile per sempre"».

Riassumendo dal patto di Abramo:
a) grande nome;
b) benedizioni;
c) una terra;
d) una nazione.

Cose simili nel patto di Davide:
a) grande nome;
b) una terra;
c) seme (discendenza);
d) casa (famiglia, casato)


C’è un re, un regno, un trono eterno. Ma c’è una promessa ancora, molto significativa: con i figli di Davide, Dio si comporterà da Padre. Se si ribellasse, tale figlio sarebbe disciplinato (come nel patto di Mosè), ma la grazia di Dio non si ritirerebbe da lui.

Quindi il patto Davidico da ulteriori promesse specifiche basandosi su quello di Abramo. E come nel suo caso, è un patto unilaterale, dove Dio si impegna all'adempimento di queste promesse.


4) Il nuovo patto
Dopo il patto di Davide, Israele diventa una Nazione, hanno un re (Davide) poi suo figlio Salomone che pecca gravemente e dopo la sua morte il regno è diviso. Abbiamo poi 1° e 2° Re e 1° e 2° Cronache che narrano la storia dei vari re. Questi vengono giudicati in base al patto di Mosè. Essi violano tale patto e vengono esiliati. Il regno del nord viene deportato dagli assiri, quello del sud resiste un po’ di più grazie a Ezechia e Giosia, dei re che riportarono il popolo verso il SIGNORE. Ma i babilonesi deporteranno più tardi il regno del Sud.

In questo contesto i profeti esortano la nazione a tornare al SIGNORE, affinché Questi li restauri.
Geremia 31:31 «Ecco, i giorni vengono», dice il SIGNORE,
«in cui io farò un nuovo patto
con la casa d'Israele e con la casa di Giuda;
Geremia 31:32 non come il patto che feci con i loro padri
il giorno che li presi per mano
per condurli fuori dal paese d'Egitto:
patto che essi violarono,
sebbene io fossi loro signore», dice il SIGNORE;
Geremia 31:33 «ma questo è il patto che farò con la casa d'Israele,
dopo quei giorni», dice il SIGNORE:
«io metterò la mia legge nell'intimo loro,
la scriverò sul loro cuore,
e io sarò loro Dio,
ed essi saranno mio popolo.
Geremia 31:34 Nessuno istruirà più il suo compagno
o il proprio fratello, dicendo:
"Conoscete il SIGNORE!"
poiché tutti mi conosceranno,
dal più piccolo al più grande», dice il SIGNORE.
«Poiché io perdonerò la loro iniquità,
non mi ricorderò del loro peccato».

Questo nuovo patto è diverso da quello di Mosè.

Dio metterà la legge nei loro cuori, riceveranno il perdono dei loro peccati.
Nei vv. 35-40 Dio con un'iperbole afferma che se si potessero fermare la luna, il sole e il mare dal loro operare, allora anche Israele cesserà di essere una nazione.
La promessa del nuovo patto è per il futuro di Israele. Ciò non significa che la Chiesa non abbia parte in questo patto, ma il nuovo patto è una promessa per Israele.

Luca 1:67 Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profetizzò, dicendo:
Luca 1:68 «Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele,
perché ha visitato e riscattato il suo popolo,
Luca 1:69 e ci ha suscitato un potente Salvatore
nella casa di Davide suo servo,
Luca 1:70 come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti;
Luca 1:71 uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano.
Luca 1:72 Egli usa così misericordia verso i nostri padri
e si ricorda del suo santo patto,
Luca 1:73 del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre,
Luca 1:74 di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici,
lo serviamo senza paura,
Luca 1:75 in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita.
Luca 1:76 E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo,
perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie,
Luca 1:77 per dare al suo popolo conoscenza della salvezza
mediante il perdono dei loro peccati,

Qui vediamo un riferimento al patto di Abramo, a quello di Da e al nuovo patto. Uno degli aspetti fondamentali di quest’ultimo è il perdono dei peccati.

La promessa della terra fu fatta ad Abraamo. Per prosperare nella terra devono ubbidire; se disobbediscono subiranno delle maledizioni, la cui massima è l’esilio. (patto con Mosè)
Quando la nazione torna a Dio, essi torneranno ad avere il loro re (promesse fatte a Davide) e otterranno il perdono dei peccati (nuovo patto).


Ci sarà in futuro un tempo in cui il nuovo patto gli darà la capacità di ubbidire. Pietro in At 1 quando chiede se era quello il tempo, aveva in mente questo.
At 3, Ro 11, Is 59 indicano il ravvedimento della nazione di Israele e la venuta del Liberatore.
In At 3:17-21 cosa fa Pietro? Invita la nazione al pentimento in vista del perdono dei peccati, del ritorno di Cristo (il Re in gloria) e della restaurazione della nazione di Israele.

Zaccaria profetizzò che proprio Israele avrebbe in futuro volto lo sguardo a Colui che essi hanno trafitto.

Circa i benefici del nuovo patto, confronta con Ezechiele capp. 34-37.


Con questo contesto ben alla mente, possiamo addentrarci nel vangelo secondo Matteo.

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Re: Il pensiero semitico ai tempi di Gesù 18/04/2012 15:56 #1918

Le genealogie sono viste sempre come noiose, inutili, o meno importanti di altre parti della Parola di Dio.

Alla luce di quanto detto, quali sono le vostre osservazioni riguardo i primi 17 versi del cap. 1 di Matteo?

Vi chiedo per favore di rimanere attinenti al tema.

Grazie ancora a tutti per la vostra partecipazione.


Shalom in Gesù Messia
Chris

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