TORNANDO SULL’APOSTASIA (1 Tm 4,1s.16)
«La chiesa del tempo della fine sarà circondata da tante lotte e tentazioni. Negli ultimi tempi non avviene solo la riunione della chiesa con Cristo, ma anche l’apostasia, come è scritto: “Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori, e a dottrine di demoni per via dell’ipocrisia degli uomini...” (1 Tm 4,1s).
Quanto qui detto dell’apostasia non è inteso in senso personale e immanente, individuale e puntuale, ma come lenta abitudine a una dottrina spiritualistica che, a mano a mano e col passare delle generazioni, fa perdere la bussola spirituale, fa smarrire i confini tra bene e male e fra giusto e ingiusto, e cambia il significato delle cose. Una generazione trasmette all’altra «mezze verità» annacquate da «mezze menzogne», a cui ci si abitua e intorno a cui si crea un consenso. I maestri seducono i loro discepoli con tali mezze verità commiste con una «teologia dell’esperienza» e con mistiche rivelazioni personali; i loro discepoli vanno oltre, come si sa. Infine, i padri presentano ai loro figli un «altro Cristo» e un «altro Evangelo», pieni di «misteri» (o sacramentalismi) e di misticismo, ma che non salvano più nessuno. La storia della chiesa e delle chiese insegna al riguardo. Tale «pia seduzione» sposta lentamente gli accenti, tanto che la gente non sente più alcun bisogno di convertirsi e di salvarsi mediante il sangue di Gesù, ma cerca un cristianesimo fatto di riti e cerimonie, di incontri oceanici e spettacolari, di segni e prodigi, di guru e maestri, di sensazionalismi, di filosofismi e di dottrine piacevoli da udire. Lentamente si istaura un cristianesimo solo nominale, tollerante quanto alla verità e, sazio di se stesso, fa volentieri commistioni con altre «realtà spirituali», senza badare alla loro origine; insegue novità spiritualeggianti, nuove rivelazioni, cristianizzandole. È un cristianesimo culturale che pensa di vivere, ma è morto; pensa di vederci chiaro, ma è cieco. Perché questo non avvenga, la Scrittura ci esorta a vegliare come sentinelle su noi stessi e sulla sana dottrina: «Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose, perché, facendo così, proteggerai te stesso e quelli che ti ascoltano» (1 Tm 4,16).
Deve far pensare che futuri seduttori o anticristi sono sempre usciti dal mezzo dei veri credenti, in mezzo ai quali sono stati per breve o lungo tempo degli aggregati o degli intrusi, né carne e né pesce. A ragione affermò Giovanni: «Sono usciti di fra noi, ma non erano dei nostri; perché, se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma sono usciti affinché fossero manifestati e si vedesse che non tutti sono dei nostri». Essi hanno un’infarinatura delle cose bibliche, ma poi mischiano ciò con contenuti estranei alla Scrittura o chiaramente condannati da essa (occultismo, spiritismo, divinazione camuffata con profezia, paganesimo, gnosticismo, esoterismo, eccetera). Dio viene mischiato con Mammona (Mt 6,24), sacro con profano (Eb 10,29), luce con tenebre (1 Gv 2,9), giustizia con iniquità (2 Cor 6,14), Cristo con Beliar (2 Cor 6,15; cfr. Ap 2,24): tutto fa brodo per gli apostati, poiché non hanno mai conosciuto veramente la verità e non hanno mai vissuto la rigenerazione che li preserva dal maligno (1 Gv 5,18). Per questo veniamo esortati a discernere gli spiriti (1 Gv 4,1), fuori e dentro le chiese.
Quindi, i credenti rigenerati possono far posto al diavolo (Ef 4,27), contristare lo Spirito Santo (Ef 4,30), possono essere sedotti in certe circostanze (Ef 5,6; 1 Gv 3,6) e cadere nel peccato (1 Gv 1,9; 2,1). Per questo, vengono esortati a vegliare, a ravvedersi, a resistere al diavolo, a esercitare il discernimento degli spiriti. I credenti rigenerati non possono perseverare nel peccato e in una condizione spiritualmente anomala; la nuova vita in loro (1 Gv 5,18), il suggellamento (Ef 1,13s; 4,20) e l’unzione (1 Gv 2,27) che hanno ricevuto lo impediscono loro. Infatti, come afferma Giovanni: «Chiunque dimora in lui non persiste nel peccato; chiunque persiste nel peccato non l’ha veduto, né l’ha conosciuto» (1 Gv 3,6). E qui sta la differenza fra chi dice di essere «credente» e chi è «generato (o nato) da Dio». Chi è nato nella famiglia di Dio può perdere al massimo il premio, poiché non si può far sì che non sia mai nato. I credenti nominali, non avendo sperimentato la rigenerazione e il suggellamento mediante lo Spirito Santo, possono diventare apostati, poiché hanno solo assaggiato i beni futuri, senza mai abbracciarli veramente.
L’apostasia è un fenomeno sociale e culturale (oltre che di religione) che investe varie generazione, portando gli uomini alla disaffezione per la verità e allontanatole dalla sana dottrina. È così che zone cristianizzate (p.es. il Medio Oriente, l’attuale Turchia, il nord dell’Africa) si sono col tempo scristianizzate. Per questo l’apostasia non ha direttamente a che fare con la salvezza personale, essendo un lungo processo socio-religioso. La seduzione del diavolo verso i credenti rigenerati non fa perdere loro la salvezza, ma le benedizioni e il premio (Col 2,18). Si può essere salvati come attraverso il fuoco (ossia senza alcun premio), ma si è pur salvati (Col 3,15).