Mi sembra di capire che il discorso è lungo e controverso.
Ricordo al tempo stesso le parole di un caro fratello (pastore): "La salvezza, non si perde come una moneta da cento lire che hai in una tasca bucata e poi dici <<L'ho persa>>".
Non sto qui a precisare la mia posizione, ma il mio intento e la mia speranza sono di poter gettare nuova luce inserendo alcune informazioni.
In primo luogo nella cultura ebraica la dottrina dell'elezione era già presente. L'ebreo non si pone il problema di conciliare la Sovranità di Dio con la responsabilità umana.
In secondo luogo prima ancora del dibattito tra Arminio e Calvino, vi fu nel passato quello tra Pelagio ed Agostino.
Pelagio e il suo discepolo Celestio furono scomunicati perché in pratica non ritenevano sufficiente alla salvezza l'opera di Cristo e proclamavano una salvezza per opere.
È interessante notare che la disquisizione teologica nella Chiesa riguardo la perdita della salvezza è nata in seguito alla teologia della sostituzione.
Quando Israele fu sostituito dalla Chiesa, sorse la domanda: si può scadere dall’elezione di Dio?
In altre parole, se Israele, essendo stato sostituito dalla Chiesa, è scaduto dall’elezione anche il cristiano, membro della Chiesa Universale, può scadere dall’elezione e perdere la salvezza.
Il problema reale in questa discussione è che si discute con molta veemenza d’ambo le parti.
Uno sostiene la perdita della salvezza e afferma:
Se una volta salvato, “salvato per sempre”, mi converto “con una preghierina a Gesù”, e poi faccio quel che voglio, tanto sono salvato.
L’altro sostiene che la salvezza non si perda e afferma:
Se la salvezza si basa sulla mia perseveranza, allora non è più una salvezza per grazia, ma per opere.
Steven Alan Kreloff, un pastore ebreo messianico statunitense, afferma in un suo libro che il compito del predicatore consiste a volte anche nel correggere domande sbagliate.
Così la domanda corretta non è tanto “si può perdere la salvezza”, bensì “quali sono le caratteristiche del cristiano salvato?” E “mi sto affaticando nel conformarmi a Cristo e nel rispecchiare queste caratteristiche nella mia vita?”
Dio è Sovrano, ma l’uomo è responsabile. Non possiamo negare nessuna di queste due realtà.
Voglio aggiungere infine una citazione tratta da James Innell Packer, un teologo anglicano riformato, riportata nel suo libro “evangelizzazione e sovranità di Dio”:
In merito a questo è utile meditare su ciò che Charles Simeon disse a Wesley il 20 dicembre 1784 riguardo alla sua conversione: «Signore, so che vi considerano un arminiano, io alle volte vengo chiamato calvinista e perciò suppongo che dovremo sguainare le spade. Ma prima ch’io consenta ad iniziare il combattimento, se permettete, vi rivolgerò qualche domanda...
Vi sentite una creatura depravata, tanto depravata da non aver neppure l’ardire di poter rivolgervi a Dio, se Dio non l’avesse messo per primo in cuore?»
«Sì», dice Wesley, «è così».
«E disperate completamente di raccomandarvi a Dio mediante una qualunque opera vostra? E guardate alla salvezza unicamente per merito del sangue e della giustizia di Cristo?»
«Sì, soltanto per mezzo di Cristo».
«Ma supponendo che all’inizio voi foste salvato da Cristo, in seguito non occorreva in un modo o nell’altro salvarvi coi vostri mezzi?»
«No, debbo essere salvato da Cristo da principio alla fine».
«Ammesso allora che dapprima fu la grazia di Cristo a salvarvi, non occorre poi mantenere questa salvezza con le proprie forze?»
«No»
«Ma allora è dunque necessario che Dio vi sostenga ogni ora, ogni momento, come un bambino nella braccia materne?»
«Sì, completamente».
«Ed è la speranza nella grazia e nella misericordia di Dio che vi preserva fino al Suo regno eterno?»
«Sì, non ho altra speranza che in Lui».
«Allora riporrò la mia spada; perché è appunto tutto qui il mio calvinismo, questa è la mia elezione, la mia giustificazione per fede, la perseveranza ultima: in sostanza, è tutto ciò a cui credo; perciò se vi aggrada invece di cercare termini a frasi su cui contendere, noi ci uniremo sinceramente in quelle cose su cui concordiamo».