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DEMOLIAMO I RAGIONAMENTI E TUTTO CIO' CHE SI ELEVA ORGOGLIOSAMENTE CONTRO LA CONOSCENZA DI DIO 2 corinzi 10:4-5

ARGOMENTO: Studiare la Bibbia

Re: Studiare la Bibbia 30/01/2013 21:31 #7399

Non posso che dirti grazie fratello Chris

Anzi a nome di tutti, i quali concordano con quanto da te chiaramente descritto.
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Re: Studiare la Bibbia 03/02/2013 19:24 #7423

I metodi di studio
Ripeto, non voglio essere esauriente. Questi sono solo alcuni principi basilari di ermeneutica. Ribadiamo: punto di vista evangelico (ispirazione verbale plenaria), interpretazione storico-grammaticale, senso letterale.
Vi sono però almeno tre metodi di studio con i quali si possono applicare succitati principi ermeneutici, e li prenderemo in esame di seguito:
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Re: Studiare la Bibbia 03/02/2013 19:24 #7424

1. Il metodo “deduttivo” o aristotelico porta alla conclusione di un ragionamento partendo dal generale al particolare. D’ispirazione filosofica, ha origini molto antiche ed è stato ampiamente usato nell’ambito della conoscenza scientifica prima di Galileo. Esso parte da un assioma (generale), ossia una verità assoluta che non bisogna verificare o da un postulato, per poi dedurre attraverso un ragionamento e sfociare in un’interpretazione del particolare fondata su base analogica in assenza di sperimentazione. Il limite consiste nel fatto che se si dimostrasse che il postulato o generale era falso o arbitrario, le deduzioni circa il particolare sarebbero altrettanto infondate.
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Re: Studiare la Bibbia 03/02/2013 19:25 #7425

2. Il metodo “induttivo” o galileiano porta alla conclusione di un ragionamento partendo dal particolare al generale. Esso viene attribuito sovente a Galileo, che vide la necessità di affiancare la teoria alla sperimentazione. In realtà, delle forme primordiali di questo metodo si trovano già tra i Greci, gli Egizi, e nella Scuola medievale (per es. Tommaso D’Aquino) . Il processo ragionato è il seguente: osservazione dei particolari, formulazione dell’ipotesi o delle previsioni (generale), sperimentazione o verifica delle previsioni:
a) se c’è un riscontro scientifico (empirico) ovvero se i risultati corrispondono alle previsioni, si procederà alla interpretazione del particolare;
b) se non c’è un riscontro scientifico si procederà alla formulazione di una nuova ipotesi o teoria.
In realtà questo metodo, a cui è attribuito di andare dal particolare al generale, parte sì dal particolare verso il generale, ma per tornare poi al particolare. Vi sono anche per questo metodo delle critiche, ma non inerenti l’applicazione di questo allo studio della Bibbia.
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Re: Studiare la Bibbia 03/02/2013 19:26 #7426

3. Il metodo “dilemmatico” o procedimento ragionativo di Machiavelli viene così descritto da Roberto Crosio: “Machiavelli propone sempre una scelta di soluzioni tra due chiare opzioni, traendo dalla realtà due sole possibilità, sempre nettamente contrapposte. Tale netta divaricazione della realtà rende apparentemente più facile la scelta, in quanto richiede di escludere decisamente i modelli errati. In effetti lo stesso fatto di presentare sempre il mondo storico e politico in ottiche polarizzate ed autoescludentesi a vicenda, denota un’insufficiente capacità di analisi o almeno una forte volontà di semplificazione delle diversità. Solo operando sulla sintesi e sulla convergenza si possono del resto creare validi modelli da imitare” .
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Re: Studiare la Bibbia 04/02/2013 17:27 #7430

Ciao Chris, 2 domande:

1) Potresti fare degli esempi dei 3 metodi da te, giustamente, illustrati;

2) Allegoria: <parlare (agoruein) d'altro (allou)> è una tecnica interpretativa usata anche nelle Scritture. Origene la usò più di tutti in ambito cristiano, ma ha avuto e ha tuttora largo consenso anche nell'ebraismo. Tu cosa ne pensi? Rispondi pure appena puoi, grazie
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Re: Studiare la Bibbia 08/02/2013 14:10 #7463

Carissimo Joshua3,

Illustrerò quanto prima questi tre metodi.

Circa l'allegoria, entriamo nella "ermeneutica" vera e propria.

Se è vero che Origene usò moltissimo l'allegoria, è altresì vero che a causa dell'influenza filosofica di tale autore, nel VI sec. nacque una corrente detta "antiorigenista", la quale considerava eretici molti suoi scritti.

Nella Bibbia sono presenti diverse allegorie. Ma tutte le volte vengono specificate nel testo stesso (v. p.es. Galati 4:24).
Non bisogna confondere la simbologia tipica del linguaggio profetico con l'allegoria.

Il problema dell'allegoria è molto presente nel sistema cosidetto "storico-critico".
Facciamo un passo indietro per rendere chiaro quello che stiamo dicendo:
vi sono, in generale, due approcci alla Parola di Dio:
a) il metodo storico critico;
questo viene usato in ambienti liberali e neo ortodossi, in cui la Bibbia non viene considerata Parola di Dio in senso pieno. Qui si rifiuta il concetto di ispirazione verbale (ossia parola per parola) e plenaria (ossia completa e non concettuale). Con questo metodo si analizzano i testi alla luce della "critica testuale", una scienza che analizza il linguaggio usato in ogni testo, poi alla luce della storia.
Cosa avviene in questo caso? In poche parole, l'arbitrio ultimo rimane all'uomo.
b) il metodo storico grammaticale;
quest'altro metodo, invece, viene usato dagli evangelici (conservatori), era usato nella chiesa primitiva e in buona parte della chiesa antica, e dai riformatori. Tutti questi considerano la Bibbia Parola di Dio, ispirata verso per verso.
Così il passo si esamina alla luce del contesto storico, e della grammatica, parola per parola. L'arbitrio ultimo rimane alla Bibbia e quindi a Dio stesso.

Facciamo qualche esempio:
Efesini 5:3 Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi;

Questo passo verrebbe interpretato così nello storico grammaticale:
Dio per mezzo di Paolo dice che come si addice ai santi (tutti i credenti in Cristo), né fornicazione, né impurità devono essere presenti nella vita del credente, addirittura dice che non deve essere nemmeno nominata.
Valido allora in un contesto di cultura greca dove la fornicazione era all'ordine del giorno, e valido oggi.


Lo stesso passo potrebbe essere paradossalmente interpretato in questi o in altri modi ancora.
Per cominciare si mette in discussione che tutte le lettere di Paolo siano davvero di Paolo, poiché il linguaggio usato dall'apostolo non è sempre lo stesso (vedi ad esempio la differenza tra colossesi e le altre epistole della prigionia o tra le epistole pastorali e romani).
Così si mette in dubbio la canonicità, l'attribuzione all'autore "canonico", ecc.).
Si parte inoltre dal presupposto che la profezia, o meglio, la facoltà dei profeti di annunziare anche cose future prima che esse avvengano sia inesistente.

Dopo aver fatto questo, si inizia l'esegesi alla luce delle informazioni che abbiamo riguardo il contesto storico.
Così, uno potrebbe dire, qui Paolo parla di santità in senso "concettuale", e quindi la fornicazione è un contesto storico di quella cultura e di quel tempo.
In altre parole noi oggi possiamo fornicare pur rimanendo santi e amati da Dio (questo è lo stesso ragionamento che si sostiene a favore dell'omosessualità).

Chi è che sceglie di volta in volta? L'interprete della Scrittura.
Un altro interprete liberale potrebbe al tempo stesso sostenere che invece la purezza matrimoniale è importante e perciò bisogna ancora oggi fare la differenza non fornicando e andando controcorrente (perché il "concetto" ispirato è l'andare controcorrente).

Chi ha deciso qual è il concetto ispirato? L'uomo. Ogni uomo potrebbe notare un concetto ispirato diverso dall'altro e di generazione in generazione in base alle usanze ecc., l'interpretazione biblica cambia.

Ma non dice la Bibbia che Dio non cambia? Non è Egli l'immutabile?
Ecco perché si crea il problema dell'interpretazione. "Tutto è relativo" perché l'uomo è relativo. E se lasciamo l'arbitrio all'uomo, anche la Bibbia diventa relativa.
Se invece lasciamo all'Iddio immutabile l'autorità, usando il metodo storico-grammaticale, l'interpretazione biblica sarà sempre la stessa.
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Re: Studiare la Bibbia 08/02/2013 14:22 #7464

Ad esempio, poiché oggi è tanto in voga il neo darwinismo, vediamo che chi usa lo storico-critico solitamente attribuisce alla genesi un'interpretazione allegorica.

Qualcuno ha cercato di mettere l'evoluzione nella Bibbia anche usando il metodo storico grammaticale.
C.I. Scofield è riuscito con una fantasiosa esegesi a inserire nel testo di Genesi 1:2 un lasso di tempo tra una creazione e "un'altra" (vedi Gap Theory, teoria del lasso di tempo).

Questo è proprio il contrario di esegesi, di esposizione della Bibbia (prendere ciò che è scritto e porlo alla vista); questa è un'<<isegesi>> ossia un'imposizione alla Bibbia (prendere le proprie idee e conclusioni e applicarle alla Bibbia.

Questo è quel che si fa in ambito storico-critico: si prendono delle conclusioni provenienti dal razionalismo e si impongono alla Scrittura, facendo credere che la Bibbia dice quello che si pensa.

Qual è dunque il problema dell'allegoria?
Se per esempio il racconto di genesi era "allegorico", qual è il suo vero significato? Qual è l'interpretazione giusta, la tua, la mia o tutte e due? Dio rivela una cosa a te e una a me, spesso contrastanti?

Inoltre, bisogna essere "iniziati" o semplicemente "teologicamente preparati" per poter interpretare le allegorie?


Riguardo l'uso ebraico, è vero che l'allegoria viene spesso utilizzata (si pensi alle midrashim), ma non in conclusioni teologiche, bensì in applicazioni teologiche.
L'allegoria viene usata per spiegare come applicare e come viver quel determinato passo della Torah, non per esprimere cosa dice.
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Re: Studiare la Bibbia 08/02/2013 19:18 #7466

Ciao Chris, grazie innanzitutto, ottima spiegazione, hai scritto: <L'allegoria viene usata per spiegare come applicare e come viver quel determinato passo della Torah, non per esprimere cosa dice>.

Applicare e vivere! Due verbi, potrei dire... cristiani.

Posso permettermi di affermare che il tuo giudizio sull'allegoria non è negativo?
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Re: Studiare la Bibbia 10/02/2013 11:19 #7476

[size=4]La differenza tra l'uso dell'allegoria nell'ebraismo e nel cristianesimo è questa:
nell'ebraismo essa viene utilizzata per trarre una morale da seguire (nell'applicazione),
invece nel cristianesimo viene usata spesso per retroproiettare dottrine neotestamentarie nell'antico testamento quindi per spiegare un passo (nell'interpretazione).

Facciamo un passo indietro.
L'approccio alla Scrittura può essere ripartito in tre passi:
1) Osservazione - ossia leggere e rileggere il testo, notare personaggi luoghi ecc. ed osservare la grammatica per capire cosa dice il passo.
2) Interpretazione - ossia ubicare ciò che il passo dice nel suo contesto storico, letterario, del capitolo, del libro, del testamento per capire cosa significa il passo.
3) Applicazione - ossia dopo la comprensione dell'intento dell'autore verso i lettori originali, lo scopo è capire come applicarlo alla nostra vita di oggi, come lo metto in pratica, cosa devo fare (o non fare).


Così nell'ebraismo l'allegoria non viene usata per dire cosa significa il passo, ma è una illustrazione1 di come applicarlo.

Invece in ambito cristiano spesso l'allegoria è stata usata in maniera errata.
Facciamo alcuni esempi.

Se prendiamo il racconto della caduta in Genesi 3 ci troviamo davanti a diversi approcci.

Il cristiano conservatore dirà: è storia, Adamo ed Eva hanno mangiato dell'albero proibito e hanno subito le conseguenze del peccato. Alla luce di questo, guardiamo l'amore di Dio nel promettere la redenzione e viviamo nell'ubbidienza e nella riconoscenza a Dio (non è un sermone sulla Genesi, è un esempio ), ecc.

Il cristiano liberale e/o neo-ortodosso direbbe che, con l'approccio storico critico, tale passo va interpretato allegoricamente. Perciò per lui questo passo non è storia ma un racconto per spiegare una verità non spiegabile.

L'ebreo letteralista (di solito gli ortodossi, gli ultra-ortodossi e molti riformati) legge anch'egli la genesi come storia, poi dice come viverlo attraverso un'allegoria (o illustrazione - v. nota 1).

L'ebreo non letteralista invece interpreta anch'egli la Genesi non come storia, bensì come un racconto allegorico, secondo l'ermeneutica in voga nel post-modernismo.


Nota Bene: Negli ultimi secoli anche in ambito ebraico vi sono state delle scissioni riguardo le interpretazioni. Vi sono infatti anche tra gli ebrei ambiti ortodossi, ultra-ortodossi, riformati, liberali, messianici.
Alcuni accettano l'ispirazione della Torah e la interpretano con il linguaggio letterale, altri usando l'allegoria (bisogna ricordare che prima dei neo-ortodossi e dei liberali, ci furono i Sadducei a non credere in tutta la Scrittura).


Possiamo dunque affermare che tanto i cristiani che gli ebrei sono in pericolo di usare male l'allegoria.

Al tempo stesso i cristiani evangelici (o conservatori) corrono un'altro pericolo.
Poiché per secoli la Chiesa Universale, composta maggiormente da Gentili, è stata intrisa della teologia della sostituzione (che in poche parole afferma che la Chiesa ha sostituito Israele), ancora oggi c'è la tendenza a retroproiettare le dottrine neotestamentarie nell'antico testamento, spiritualizzando o allegorizzando.
Poiché nella Scrittura abbiamo una rivelazione progressiva, non possiamo applicare certe realtà neotestamentarie all'antico testamento.

Un classico esempio si trova in Giosuè 2:18, la <<cordicella di filo rosso>> di Raab.
Quante volte abbiamo sentito dire che questa cordicella rossa era il sangue di Gesù? Ebbene questo è assolutamente errato.

Nel contesto di Giosuè, gli Ebrei usciti d'Egitto vagarono per quarant'anni nel deserto e passarono il testimone alla nuova generazione. Con quest'ultima Dio rinnovò il patto (Deuteronomio) e la portò alla conquista della terra promessa.
Giosuè è dunque la guida del popolo in sostituzione dello scomparso Mosè.
Le spie stanno esplorando il territorio di Gerico.
Dio nella Sua misericordia protegge le spie attraverso una donna pagana, a dimostrazione che Egli è tanto potente da rendere favorevole chi vuole; poteva rendere favorevole anche la conquista di Gerico.

Perciò questa cordicella era di filo rosso non perché Raab confidava in Cristo, bensì perché fosse visibile e perché la sua fede nel SIGNORE, Dio degli Ebrei fosse premiata (la vita le sarebbe stata risparmiata).








1 Illustrazione. Così la chiamano David Martyn Lloyd-Jones in "Predicazione e predicatori", e Charles Haddon Spurgeon in "Lectures to my students". Consiste nell'integrare nella spiegazione del testo biblico un esempio, un racconto, un'allegoria o una parabola.[/size]
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Ultima modifica: 10/02/2013 11:19 Da Chris.
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