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DEMOLIAMO I RAGIONAMENTI E TUTTO CIO' CHE SI ELEVA ORGOGLIOSAMENTE CONTRO LA CONOSCENZA DI DIO 2 corinzi 10:4-5

ARGOMENTO: Studiare la Bibbia

Re: Studiare la Bibbia 10/02/2013 11:37 #7477

Raab non immaginava minimamente nulla di Gesù, né ha mai pensato di essere antenata del Messia.

Quindi la <<cordicella di filo rosso>> non è il sangue di Cristo. Il passo di Giosuè non significa che Raab confidò in Cristo. Questo possiamo farlo noi che conosciamo la rivelazione successiva.

Come applicazione1 possiamo dire che Dio benedice chi confida in Lui. E questo, applicato materialmente a Israele e Raab in Giosuè 2, possiamo applicarlo spiritualmente anche alla Chiesa di oggi.

Al tempo stesso, non è sbagliato dire che come Raab confido nel SIGNORE Dio degli Ebrei, così noi oggi confidiamo in Cristo. Raab non confidò nella <<cordicella di filo rosso>>, bensì nel SIGNORE, perciò ubbidì a ciò che le chiesero di fare gli Ebrei. In questo caso, dunque, l'illustrazione (allegoria) possiamo dunque dire che non "calza a pennello". Se tale illustrazione fosse calzata, nell'applicazione non vi sarebbe stato problema nel mostrare come il credente può confidare in Cristo oggi come Raab confidò nel SIGNORE allora.


Spero di essere stato più chiaro.








1 Attenzione, con questa applicazione non intendo necessariamente l'applicazione originale secondo l'intento dell'autore, non ho approfondito il passo, questa è solo una delle possibili applicazioni.
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Re: Studiare la Bibbia 11/02/2013 08:17 #7483

Chris ha scritto:
Raab non immaginava minimamente nulla di Gesù, né ha mai pensato di essere antenata del Messia.

Quindi la <<cordicella di filo rosso>> non è il sangue di Cristo. Il passo di Giosuè non significa che Raab confidò in Cristo. Questo possiamo farlo noi che conosciamo la rivelazione successiva.

Come applicazione1 possiamo dire che Dio benedice chi confida in Lui. E questo, applicato materialmente a Israele e Raab in Giosuè 2, possiamo applicarlo spiritualmente anche alla Chiesa di oggi.

Al tempo stesso, non è sbagliato dire che come Raab confido nel SIGNORE Dio degli Ebrei, così noi oggi confidiamo in Cristo. Raab non confidò nella <<cordicella di filo rosso>>, bensì nel SIGNORE, perciò ubbidì a ciò che le chiesero di fare gli Ebrei. In questo caso, dunque, l'illustrazione (allegoria) possiamo dunque dire che non "calza a pennello". Se tale illustrazione fosse calzata, nell'applicazione non vi sarebbe stato problema nel mostrare come il credente può confidare in Cristo oggi come Raab confidò nel SIGNORE allora.


Spero di essere stato più chiaro.








1 Attenzione, con questa applicazione non intendo necessariamente l'applicazione originale secondo l'intento dell'autore, non ho approfondito il passo, questa è solo una delle possibili applicazioni.


Numeri 20,7-11
7 Il SIGNORE disse a Mosè: 8 «Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aaronne convocate la comunità e parlate a quella roccia, in loro presenza, ed essa darà la sua acqua; tu farai sgorgare per loro acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame». 9 Mosè dunque prese il bastone che era davanti al SIGNORE, come il SIGNORE gli aveva comandato. 10 Mosè e Aaronne convocarono l'assemblea di fronte alla roccia, e Mosè disse loro: «Ora ascoltate, o ribelli; faremo uscire per voi acqua da questa roccia?»11 E Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il suo bastone due volte, e ne uscì acqua in abbondanza; e la comunità e il suo bestiame bevvero.


1Cor 10,4
1 Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, passarono tutti attraverso il mare,2 furono tutti battezzati nella nuvola e nel mare, per essere di Mosè;3 mangiarono tutti lo stesso cibo spirituale,4 bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa roccia era Cristo.


Chris, ancora una volta grazie, sono d'accordo per il passo di Giosuè ma non hai risposto in maniera esplicita alla mia domanda circa il tuo giudizio sull'Allegoria, facciamo così allora, esaminiamo questo passo (Numeri 20) ma facciamolo in questo modo:

1) Eliminiamo 1Cor 10,4, ipotizziamo, cioè, che Paolo non avesse mai detto: «la roccia era Cristo»;

2) Ipotizziamo che a spiegare l’episodio del libro dei Numeri, non sia stato l’Apostolo, ma o Spurgeon o Calvino o Lutero o un qualunque predicatore cristiano della storia;

Avresti detto, così come hai fatto con il passo di Giosuè, che è errato applicare a Cristo quel passo veterotestamentario?

N.B. Chris posso affermare con tutta sicurezza che molti pseudo studiosi avrebbero detto che il passo del Libro dei Numeri non c'entra nulla con Gesù.
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Re: Studiare la Bibbia 12/02/2013 03:06 #7496

Caro Joshua3,

rispondere alla tua domanda non è cosa da poco. Al tempo stesso ti darò una risposta che sia breve ma non semplicistica.

Voglio fare in primis una premessa:
Paolo, era un apostolo e se osserviamo l'uso dell'espressione "apostoli e profeti" in Efesini (2:20; 3:5; 4:11), l'epistola della Chiesa, noteremo che queste due categorie sono i portatori del nuovo patto. In altre parole il nuovo testamento è scritto da apostoli (Pietro, Paolo, Giovanni, Matteo) e profeti (tutti gli altri scrittori che non sono apostoli, Luca, Marco, Giacomo Giuda e l'autore di Ebrei - Barnaba? -).
Perciò, premesso che l'apostolo Paolo era ispirato dallo Spirito Santo mentre scriveva queste cose, posso asserire quanto segue.

La mia affermazione rimane la stessa del passo precedente: gli Ebrei del tempo di Mosè non immaginavano che quella Roccia fosse Cristo. Quindi numeri parlava di una roccia.

Non dimentichiamo però che in Ebrei è scritto: "La legge, infatti, possiede solo un'ombra dei beni futuri, non la realtà stessa delle cose" (10:1).

Alla luce di questo tanto Paolo che noi possiamo applicare a Cristo molti aspetti dell'Antico Testamento.

Passiamo all'analisi di Prima Corinzi 10:1-4.
1 Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, passarono tutti attraverso il mare,
2 furono tutti battezzati nella nuvola e nel mare, per essere di Mosè;
3 mangiarono tutti lo stesso cibo spirituale,
4 bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa roccia era Cristo.

Il tema di questa lettera è la santità. Il problema dei Corinzi era l'orgoglio, manifestato nelle divisioni e nella bassezza morale. Ciò di cui avevano bisogno era della sana dottrina, ossia della dottrina che guarisce; dovevano correggere la loro teologia, in parole povere dovevano maturare una sana visione di Dio.
Questo è ciò che Paolo fa. Corregge la loro teologia, la loro visione di Dio.
Nei capp. 8-11 si parla della libertà del cristiano in virtù dell'opera di Cristo.
Nel cap. 8 Paolo inizia l'argomento della libertà in relazione sempre alla santità.
Nel cap. 9 Paolo espone la propria vita come esempio di non abuso della libertà in Cristo.
Nel cap. 10 Paolo sta applicando la verità della libertà alla vita dei Corinzi per correggerli.

Il riformatore Calvino nel suo commento a questo brano asserisce che Paolo aveva probabilmente in mente l'immagine del tipico Corinzio mentre redigeva questa sezione della lettera: <<sono battezzato, prendo la cena del Signore [su cui darà maggiori dettagli nel prossimo capitolo], allora sono apposto. Posso vivere libero e far quel che mi pare!>>
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Re: Studiare la Bibbia 12/02/2013 03:44 #7497

Così Paolo fa ciò che dovrebbe fare ogni predicatore1: prende il credente del presente, lo porta nel passato biblico, gli fa intendere, capire la verità assoluta di quel tempo, lo riporta al presente e gli dice e gli spiega come vivere al presente tale verità.

Il passo prosegue:
1Corinzi 10:5 Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque: infatti furono abbattuti nel deserto.
6 Or queste cose avvennero per servire da esempio a noi, affinché non siamo bramosi di cose cattive, come lo furono costoro,
7 e perché non diventiate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto è scritto: «Il popolo si sedette per mangiare e bere, poi si alzò per divertirsi».


Così Paolo sta applicando il passo numeri alla vita dei Corinzi. Al tempo stesso Paolo era cosciente della nuova rivelazione (rivelazione progressiva) in Cristo ed ecco perché asserisce che la Roccia è Cristo.

Paolo forse sbaglia? Assolutamente no. Sta mostrando la luce vera in confronto alle ombre dei beni futuri dell'A.T.

Possiamo farlo anche noi? Certamente.
Uno degli studi che ho preparato in passato, parlava proprio dei giorni solenni del SIGNORE (Le 23) e del loro adempimento storico in Cristo ed escatologico (futuro).

Il problema che voglio sottolineare dello spiritualizzare e dell'allegorizzare, è che spesso i cristiani hanno esagerato con le allegorie.
Anche i cristiani evangelici (conservatori) spesso hanno molto enfatizzato l'applicazione per noi oggi senza spiegare la corretta interpretazione dei testi veterotestamentari.

Poiché il termine della legge è Cristo, se sto predicando su Giosuè, e sto spiegando cosa sono le "città rifugio", nel mio sermone devo portare i miei uditori a comprendere cosa era una città rifugio, come erano fatte, quanto erano distanti, da cosa proteggevano ecc.; in altre parole devo portarli nel passato. Solo dopo aver fatto questo potrò riportarli al presente e spiegare come loro hanno gli stessi privilegi di quegli Ebrei in Cristo e come in Cristo essi trovano rifugio. E questo non solo posso spiegarglielo, ma devo spiegarglielo. Altrimenti se un rabbino ascoltasse la mia predicazione, sarebbe molto contento di ciò che dico, ma non ascolterebbe la verità del Vangelo.

Spero di aver risposto se non esaustivamente, almeno esaurientemente.

Iddio continui a benedirci.




1 Questo tipo di predicazione è presa dal libro "Between two worlds" di John Stott e si rifà alla classica predicazione espositiva (D. Martin Lloyd Jones, Steven A. Kreloff, John MacArthur, Charles Haddon Spurgeon, George Whitfield, Jonathan Edwards e molti altri). A cominciare dal Deuteronomio, molti passi della Scrittura hanno questa struttura. Quello in esame ne è un esempio.
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Re: Studiare la Bibbia 12/02/2013 09:41 #7498

Direi di sentire la versione autorevole sicuramente più della nostra.... il Matthew Henry dice:


1Co 10:1-4

Per dissuadere i Corinzi dall’aver comunione con gli idolatri e impedire che si sentano al sicuro anche se camminano nel peccato, ricorda l’esempio dei Giudei, la chiesa dell’Antico Testamento. Costoro godevano di grandi privilegi, ma essendosi resi colpevoli di un’empia ribellione, sono caduti sotto giudizi molto pesanti. In questi versi, egli riassume le loro prerogative, per molti versi identiche alle nostre.

I. Introduce il discorso con una premessa: « Perché, fratelli, non voglio che ignoriate. Non vorrei che non foste al corrente di questo argomento, una materia degna della vostra conoscenza e della vostra attenzione. Una storia molto istruttiva e che ci deve servire da ammonimento ». Il giudaismo altro non è stato che il cristianesimo coperto da un velo, nascosto da modelli e oscure espressioni. Con i riti della legge e con i sacrifici, s’è predicato l’Evangelo. Quindi, ciò che Dio aveva preparato per loro e le cose accadute nonostante tali privilegi, potrebbero e dovrebbero esserci di monito.

II. Specifica alcuni dei benefici che avevano ricevuto.

1. La liberazione dall’Egitto: « I nostri padri, e cioè, i nostri antenati Giudei, furon tutti sotto la nuvola, e tutti passarono attraverso il mare. Furono tutti sotto la protezione e la direzione divine ». La nuvola aveva entrambi questi scopi: talvolta si contraeva fino a diventare una colonna di fumo che da un lato risplendeva per mostrare la via e dall’altro diventava buia, per nasconderli ai nemici inseguitori. In altre circostanze, si spandeva sopra di loro come uno scudo potente, per difenderli dal sole cocente del deserto di sabbia. #Sl 105:39 Furono miracolosamente condotti attraverso il Mar Rosso, dove invece annegarono gli inseguitori egiziani. Quella che per loro era stata una via, divenne un sepolcro per gli altri. Questo è figura della nostra redenzione operata da Cristo, che ci salva sconfiggendo e distruggendo i nemici suoi e nostri. Il fatto che Dio avesse compiuto tali miracoli in vista della loro liberazione e li avesse posti in maniera così immediata sotto la sua guida e protezione, dimostrava quanto fossero da lui amati e come veramente godessero della sua grazia.

2. Avevano sacramenti simili ai nostri.

(a) Tutti furon battezzati, nella nuvola e nel mare, per esser di Mosè, #1Co 10:2 ossia, in Mosè, tenuti a stare sotto la legge e il patto di Mosè, così come noi, tramite il battesimo, siamo introdotti nella legge e nel patto Cristiani. Quello fu un battesimo simbolico.

(b) Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, e tutti bevvero la stessa bevanda spirituale che noi stessi mangiamo e beviamo. La manna della quale si nutrivano è immagine di Cristo crocifisso: il pane disceso dal cielo, quel pane che farà vivere in eterno chiunque lo mangi. Bevevano al ruscello scaturito da una roccia, che li seguiva in tutti i loro pellegrinaggi nel deserto, e questa roccia era Cristo, ovviamente, in tipo e figura. Egli è la roccia sulla quale è costruita la chiesa cristiana, tutti i credenti bevono e si ristorano delle acque che da lui provengono. Ora, tutti i Giudei mangiarono di quel cibo e tutti bevvero da quella roccia, definita spirituale, perché era figura di cose spirituali. Questi erano grandi privilegi. Si sarebbe potuto pensare che tali cose bastassero a salvarli, che tutti quelli che avevano mangiato e bevuto di quel cibo e di quella bevanda spirituali dovessero essere santi e ben accetti davanti a Dio. Invece le cose andarono diversamente: della maggior parte di loro Iddio non si compiacque, infatti furono atterrati nel deserto. 1Co 10:5 Notiamo: in questo mondo, gli uomini possono anche godere di molti e grandi privilegi, e tuttavia, rimanere privi della vita eterna. Molti di coloro che furon battezzati, nella nuvola e nel mare, per esser di Mosè, la cui fede, nel divino incarico da lui ricevuto, era stata confermata da quei miracoli, furono atterrati nel deserto e non videro mai la terra promessa. Nessuno divenga presuntuoso sulla base dei privilegi di cui gode o della sua professione di fede: queste cose non possono assicurarci la felicità celeste, né prevenire i giudizi terreni, tranne che in noi si trovi la vera radice del bene.
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Re: Studiare la Bibbia 12/02/2013 10:06 #7500

Altro autorevole parere del Bosio:




La storia degl’Israeliti è un ammonimento a vigilanza. Se Paolo, da vero atleta cristiano che combatte sul serio, viveva una vita di rinunziamenti per non esporsi al rischio di essere alla fine riprovato, quanto era fuori posto la leggerezza dei Corinzi i quali, pur essendo di tanto inferiori spiritualmente al grande Apostolo, erano così sicuri di sè che non solo volevano godersi ogni diritto, ma stimavano di poter scherzare coi pericoli inerenti alle feste idolatre! Onde inculcar loro la necessità di una più prudente vigilanza, Paolo adduce gli ammonimenti contenuti nella storia dell’Esodo d’Israele. Le vicende di quel viaggio che ha tante analogie col pellegrinaggio cristiano, dimostrano come si possa cominciar la carriera nelle migliori condizioni e fare una fine miseranda, se non si vuole rinunziare a sè stessi ed alle proprie concupiscenze. Il pericolo di perdere il premio è reale, e lo provano i fatti.

Perciocchè


io non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri,

i padri del popolo d’Israele ed in un senso anche gli antenati spirituali del popolo di Dio universale #Ga 6:10 Ro 11:17 Ro 4

sono tutti stati sotto la nuvola

quel simbolo visibile della presenza divina che guidava e proteggeva gl’Israeliti #Eso 14:20 Nu 10:34

e che tutti passarono attraverso il mare

Rosso,

e che tutti furono battezzati in Mosè

lett. per o in vista di Mosè,

colla nuvola o col mare

che sono stati come l’elemento visibile di questa specie di battesimo degl’Israeliti. Il passaggio del Mar Rosso sotto la protezione della nuvola, fu il suggello divino alla risoluzione del popolo di abbandonar l’Egitto per consecrarsi a Dio e servirlo nella terra promessa. Da quel momento, il popolo è separato definitivamente dall’Egitto ed appartiene al Dio che l’ha liberato ed al profeta-mediatore che Dio gli ha dato per capo #Eso 14:31. Il carattere e l’importanza di quei fatti iniziali del pellegrinaggio israelitico, fanno sì che Paolo li può riguardare come una specie di battesimo mosaico, analogo al battesimo cristiano considerato come dichiarazione solenne del neofita di voler appartenere a Cristo e come suggello della grazia divina promessa al credente.

E tutti mangiarono il medesimo cibo spirituale e tutti bevvero la medesima bevanda spirituale, poichè bevevano alla roccia spirituale



lett. dalla roccia

che li seguitava e la roccia era Cristo.

Oltre a quel battesimo che li aveva arruolati come popolo di Dio. gl’Israeliti avevano tutti partecipato ad una specie di Santa Cena. Dio li avea infatti nudriti colla manna e dissetati coll’acqua fatta scaturire dalla roccia. La manna è detta cibo spirituale, e l’acqua bevanda spirituale, non già perchè fosser di natura non materiale, o perchè destinate a sostentar lo spirito, ma perchè di natura soprannaturale, creazioni dello Spirito #De 8:8 Lu 4:4. La manna, in ragione di questa sua origine, è chiamata altrove: il frumento del cielo, il pane degli angeli, il pane disceso dal cielo #Sl 78:23-25 105:40 Gv 6:31 e segg. Cfr. per l’azione dello Spirito sulla materia #Ge 1:1 Lu 2:35 Ga 4:29. Stando alla narrazione biblica, l’acqua fu due volte fatta scaturire dalla roccia: in Refidim ed in Kadesh #Eso 17:6 Nu 20:11; cfr. #Sl 78:15-16 105:41 114:8. Come può dunque l’Apostolo parlare di una roccia spirituale che li seguitava? Egli allude ad una favola rabbinica secondo la quale la roccia da cui scaturì l’acqua di Horeb avrebbe poi sempre seguito gl’Israeliti nelle loro marce, somministrando loro l’acqua necessaria. Paolo ha egli accettata la favola come fatto storico? La cosa non pare ammissibile trattandosi d’un conoscitore esatto delle Scritture e d’un avversario dichiarato delle favole giudaiche e da vecchierelle #Tt 1:14 1Ti 4:7. Egli afferma bensì che gl’Israeliti sono stati provveduti d’acqua e che dovettero questo alle cure costanti di Colui che Mosè stesso chiamò la Roccia della salvezza d’Israele #De 32:15,18; cfr. #Is 30:29 26:4; e che Paolo nomina addirittura Cristo. Difatti, secondo lui, la persona divina che accompagnava il popolo nel deserto; l’Angelo della Faccia, l’Angelo di Dio, del Patto, l’Eterno, l’autore delle teofanie non era altri che il Figlio di Dio, il quale, prima d’incarnarsi, presiedeva alla economia della Salvazione. Egli era la vera roccia spirituale, soprannaturale, che seguitava Israele e provvedeva ai suoi bisogni. in questo passo troviamo per la prima volta, riuniti i due atti sacri del battesimo e della S. Cena, come formanti un insieme completo in cui il primo rappresenta la grazia dell’entrata nella vita nuova, l’altro la grazia che ci mantiene e rafferma. La riunione di questi due atti sotto il nome speciale di Sacramenti non è dunque un’invenzione arbitraria della dogmatica Godet. Tutti quanti gl’Israeliti hanno partecipato agli stessi beneficii,

ma Dio non gradì

non si compiacque in …

la maggior parte di loro, poichè furono stesi al suolo nel deserto
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Re: Studiare la Bibbia 12/02/2013 15:58 #7502

stefano ha scritto:
Altro autorevole parere del Bosio:
lett. dalla roccia

che li seguitava e la roccia era Cristo.

Come può dunque l’Apostolo parlare di una roccia spirituale che li seguitava? Egli allude ad una favola rabbinica secondo la quale la roccia da cui scaturì l’acqua di Horeb avrebbe poi sempre seguito gl’Israeliti nelle loro marce, somministrando loro l’acqua necessaria. Paolo ha egli accettata la favola come fatto storico? La cosa non pare ammissibile trattandosi d’un conoscitore esatto delle Scritture e d’un avversario dichiarato delle favole giudaiche e da vecchierelle #Tt 1:14 1Ti 4:7. Egli afferma bensì che gl’Israeliti sono stati provveduti d’acqua e che dovettero questo alle cure costanti di Colui che Mosè stesso chiamò la Roccia della salvezza d’Israele #De 32:15,18; cfr. #Is 30:29 26:4; e che Paolo nomina addirittura Cristo. Difatti, secondo lui, la persona divina che accompagnava il popolo nel deserto; l’Angelo della Faccia, l’Angelo di Dio, del Patto, l’Eterno, l’autore delle teofanie non era altri che il Figlio di Dio, il quale, prima d’incarnarsi, presiedeva alla economia della Salvazione. Egli era la vera roccia spirituale, soprannaturale, che seguitava Israele e provvedeva ai suoi bisogni. in questo passo troviamo per la prima volta, riuniti i due atti sacri del battesimo e della S. Cena, come formanti un insieme completo in cui il primo rappresenta la grazia dell’entrata nella vita nuova, l’altro la grazia che ci mantiene e rafferma. La riunione di questi due atti sotto il nome speciale di Sacramenti non è dunque un’invenzione arbitraria della dogmatica Godet. Tutti quanti gl’Israeliti hanno partecipato agli stessi beneficii,

ma Dio non gradì

non si compiacque in …

la maggior parte di loro, poichè furono stesi al suolo nel deserto


Come può dunque l’Apostolo parlare di una roccia spirituale che li seguitava? Egli allude ad una favola rabbinica secondo la quale la roccia da cui scaturì l’acqua di Horeb avrebbe poi sempre seguito gl’Israeliti nelle loro marce, somministrando loro l’acqua necessaria. Paolo ha egli accettata la favola come fatto storico? La cosa non pare ammissibile trattandosi d’un conoscitore esatto delle Scritture e d’un avversario dichiarato delle favole giudaiche e da vecchierelle #Tt 1:14 1Ti 4:7. Egli afferma bensì che gl’Israeliti sono stati provveduti d’acqua e che dovettero questo alle cure costanti di Colui che Mosè stesso chiamò la Roccia della salvezza d’Israele #De 32:15,18; cfr. #Is 30:29 26:4; e che Paolo nomina addirittura Cristo. Difatti, secondo lui, la persona divina che accompagnava il popolo nel deserto; l’Angelo della Faccia, l’Angelo di Dio, del Patto, l’Eterno, l’autore delle teofanie non era altri che il Figlio di Dio, il quale, prima d’incarnarsi, presiedeva alla economia della Salvazione. Egli era la vera roccia spirituale, soprannaturale, che seguitava Israele e provvedeva ai suoi bisogni. in questo passo troviamo per la prima volta, riuniti i due atti sacri del battesimo e della S. Cena, come formanti un insieme completo in cui il primo rappresenta la grazia dell’entrata nella vita nuova, l’altro la grazia che ci mantiene e rafferma.

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Re: Studiare la Bibbia 16/02/2013 06:18 #7539

L’Esegesi giudaica interpreta la roccia in connessione con la Sapienza preesistente. Documentazione in Billerbeck III, 408, s.



«SECONDO LE SCRITTURE»

E’ vero che la Rivelazione biblica è progressiva, ma questo non significa che quando Paolo e gli Apostoli parlano dell’evangelo di Gesù Cristo parlino come se stessero rappresentando un novum o una svolta inattesa nel piano divino. Anzi, è vero il contrario. Nell’affermazione con cui inizia la lettera ai Romani Paolo definisce «l’evangelo di Dio» ciò «che era stato già promesso attraverso i suoi (=di Dio) profeti nelle sacre Scritture» (Rom 1,1). Quando annuncia il tema dell’epistola (1,16), l’evangelo: «Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede», Paolo aggiunge «secondo che è scritto» e prosegue citando la sua prova scritturistica (Ab. 2,4). Kathōs gegraptai (secondo che è scritto) ha proprio il valore o la funzione di una formula convalidante. E quando, lasciata la requisitoria (1,18-3,20), egli si volge a indicare la risposta dell’evangelo («ma ora, indipendentemente dalla legge, è stata rivelata la giustizia di Dio»), Paolo aggiunge subito, ancora una volta, «come attestato dalla legge e dai profeti» (3,21). Parimenti, nello svolgimento dell’argomentazione di Romani, era ovviamente estremamente importante per Paolo riuscire a esporre Gen 15,6 in una maniera che comprovasse il suo evangelo (Rom 4).

Pari importanza aveva avuto per Paolo il poter dire in Galati che «le Scritture preannunciarono l’evangelo ad Abramo» (Gal 3,. In entrambe queste lettere (Galati e Romani) ci sono tre testi biblici che stanno al centro della sua esposizione dell’evangelo: Gen 15,6; Lev 18,5 e Ab 2,4. Inoltre, è difficile che per Paolo si tratti di una questione puramente formale poter ricordare ai Corinti che le affermazioni centrali dell’evangelo che aveva loro predicato erano « Kathōs gegraptai , secondo che è scritto, secondo le Scritture» (I Cor 15,3).

Nel corpus Paolino ci sono circa 100 citazioni dalle Scritture, se poi si dovessero aggiungere le numerose allusioni che formano la trama del tessuto teologico paolino il quadro risulterebbe ancora più ricco. In altre parole, il linguaggio teologico di Paolo è, in larga misura il linguaggio delle Scritture. Le Scritture formano la struttura fondamentale della sua teologia. Secondo lo studioso Hanson, in molte delle sue lettere Paolo in realtà scrive midrashim (Studies, 167 con riferimento a Rom 6,7; 8,19-21.33 s. 34-39; 11,17-24; 1Cor 5,6-8; 10,14-21; 2Cor 4,13-15; 5,19-6,2; Gal 3,18-20; Col 2,14). Per Hanson un «midrash» è una «meditazione scritta sul significato di un passo delle Scritture con l’intento di estrarne il significato pieno».

La “libertà” che talvolta, per non dire spesso, i cristiani hanno usato nel vedere nell’A.T. continui riferimenti al Signore Gesù, è una “libertà” leggittima e soprattutto usata proprio dagli Apostoli:

Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. 17Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
18Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande;
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata, perché non sono più.

Se Matteo non avesse detto esplicitamente che qui, e che è soltanto in questa situazione che si adempie la profezia di Geremia, nessun cristiano si sarebbe mai permesso di interpretare la Scrittura in questo senso.

La rivelazione Biblica è progressiva, è vero, ma ci sono degli uomini di Dio che non sapevano nulla di Gesù e altri che hanno, addirittura, visto Gesù e il suo giorno, vedi Abramo che ha gioito, come dice il Signore, nel vedere il Suo giorno,

«Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e si rallegrò». Abramo, vedendo il giorno di Cristo, si rallegrò».


Si rallegrò perché vedeva in Lui il compimento di quello che era incominciato nella chiamata che Dio gli aveva rivolto. L'io di Gesù, quell'uomo lì, era l'immagine compiuta, il destino di ciò che era incominciato in Abramo, il compimento della vocazione che era incominciata in lui.


E' pacifico tra gli studiosi affermare che Paolo abbia volutamente, in chiave cristologica, manipolato la forma dei testi a sua disposizione. Ma Stanley osserva che nella stragrande maggioranza dei casi l’effetto delle modifiche sul significato del testo originale è minimo: si tratta semplicemente di adattamenti di grammatica, sintassi e terminologia effettuati per inserire in maniera appropriata e morbida il testo citato nella struttura sintattica o retorica delle lettere paoline. Stanley ha dimostrato, inoltre, che tali citazioni adattate erano tipiche del mondo greco-romano e del mondo giudaico, era molto comune, infatti, l’inserimento di elementi interpretativi nel testo originale di una citazione per sviluppare la propria argomentazione.

Tornando alla lettera ai Romani, Paolo in 9,25 applica ai gentili testi che sono sempre stati interpretati in chiave giudaica, testi che riguardavano la restaurazione di Israele; in Rom 10, 6-8, un testo sulla fattibilità della legge, viene applicato alla «parola della fede»; o ancora Rom 10,13: «il Signore», che nella profezia di Gioele sarebbe stato invocato dal residuo di Israele, in Paolo diventa Cristo. E l’ «allegoria» per eccellenza di Gal 3,8.10.16, termina con la trasformazione del consiglio di Sara di cacciare via Agar e Ismaele (Gen 21,10) in un provocatorio, analogo consiglio di scacciare i persecutori giudaici dei cristiani. «In questa allegoresi per noi, altrimenti, difficilmente condivisibile queste due madri diventano modelli dei due patti che Dio ha stipulato con gli uomini: Agar del patto del Sinai, Sara del nuovo patto». (1).

Nella valutazione di questo studio, si dovrebbe distinguere la questione del principio ermeneutico soggiacente a tele uso da quella delle tecniche esegetiche impiegate. Riguardo alle seconde, Paolo fu, sotto ogni aspetto, uomo del suo tempo e del suo mondo. Per quanto riguarda il principio ermeneutico, invece, questo è chiaro e può essere riassunto con queste parole: GESU’ E’ IL CRISTO. E’ convinzione che il piano di Dio si fosse adempiuto e si stesse adempiendo nel messia Gesù che dà a Paolo l’effettivo e definitivo principio ermeneutico abbastanza chiaramente da passi come Rom 9,33; 10,13; 15,3; 1Cor 10,4 e Gal 3,16. Ma c’è un solo passo nel quale egli lo dichiara esplicitamente : nel midrash di 2 Cor 3,7-18 e più precisamente in 3,14:
«Infatti, fino a questo giorno, il medesimo velo rimane calato sulla lettura della vecchia alleanza, perché (soltanto) in Cristo esso viene tolta via».


Quale che sia effettivamente il soggetto del verbo, o la vecchia alleanza o il velo, la sostanza non cambia: è soltanto «in Cristo» che il velo viene sollevato, quel velo che impedisce la retta comprensione dell’antico ministero (di Mosè) quale vecchia alleanza.


J. D. G. DUNNLa teologia dell’apostolo Paolo – Paideia editrice;

C.H. DODDSecondo le Scritture – Paideia;

STANLEY, Paul;

[1] Joackim GnilkaPaolo di Tarso, Apostolo e testimone -;
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Re: Studiare la Bibbia 20/02/2013 12:44 #7584

Ti ringrazio Joshua3 per il tuo intervento,
molto interessante e puntuale.

Credo però a questo punto sia necessario porre attenzione alle parole "allegoria" e "tipo".

Nella Scrittura è non solo lecito, ma fortemente incoraggiato, che il cristiano trovi (non forzando la Scrittura) e riconosca i vari <<tipi>> e <<antitipi>> ti Cristo.
Faccio un esempio: Giuseppe, figlio di Giacobbe, da alcuni non viene considerato un tipo di Cristo in quanto nella Scrittura non viene mai specificato. Posso appieno concordare con quest'ultima asserzione, ma al tempo stesso, come non applicare, predicando la Genesi, alla figura di Giuseppe la repulsione delle tribù d'Israele verso il Messia che poi si mostra come Re e Salvatore (Giuseppe vice faraone salva i suoi familiari dalla carestia e dalla morte)?

Ho parlato già in altri post dell'adempimento profetico tipologico.
Matteo 2:15 Là rimase fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quello che fu detto dal Signore per mezzo del profeta: «Fuori d'Egitto chiamai mio figlio».

Questa è una citazione di Osea:
Osea 11:1 «Quando Israele era fanciullo, io lo amai
e chiamai mio figlio fuori d'Egitto.

Ecco cosa intendo per <<tipo>> ed <<antitipo>> e adempimento <<tipologico>>:
Osea parlava di Israele, ma Matteo applica questa profezia a Gesù come adempimento non letterale, né allegorico, bensì tipologico.


Perché insisto tanto sull'allegoria?
Perché la scuola allegorica, Origene, gnosi, ecc., ha portato a tantissime interpretazioni errate della Scrittura e a dei sistemi teologici con conseguenze drammatiche.
Fu proprio l'interpretazione allegorica a portare alla teologia della sostituzione (ossia la Chiesa Cattolica - universale - ha sostituito Israele), all'amillenialismo (teologia secondo cui il millennio non esiste) sviluppatosi specialmente dopo il 380 d.C., quando Teodosio dichiaro il Cristianesimo religione di Stato.
Per far quadrare i conti, "vai con l'allegoria!"

La differenza pratica l'interpretazione allegorica e quella tipologica, parlando in generale, tra il Giudeo medio e l'occidentale (specialmente contemporaneo ma anche del passato, come Origene, la scuola Alessandrina ecc.) è questa:
Per l'occidentale, l'interpretazione "allegorica" si applica al significato del brano, per il Giudeo all'applicazione.

Alla luce di ciò, per un Giudeo, a livello pratico, non c'è molta differenza tra "un tipo e un antitipo" (es. i sacrifici del levitico e il sacrificio di Cristo) e un'allegoria (Agar e Sara in Galati).

Per un occidentale invece l'interpretazione allegorica esclude il significato letterale del passo originale.

Questo comporta non pochi problemi. Ecco alcuni esempi:
- Se i primi capitoli della Genesi hanno un significato allegorico, il che significa che Adamo ed Eva non sono <<storia>>. E se la Genesi (in ebr. "nel principio") non è davvero storia, secondo le parole dello stesso Gesù, "Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti?" (Giovanni 3:12), come possiamo fidarci delle verità spirituali senza essere certi di quelle terrene, materiali? In altre parole, se non ci ha detto la verità sulle nostre "origini" sul nostro "principio", come potremmo credere al nostro "futuro"?

- Nel momento in cui dobbiamo usare un'interpretazione allegorica (non parliamo di applicazione, ma di interpretazione), per esempio su genesi, o qualsiasi altro passo, qual è il metro di misura per la corretta esegesi?
Chi stabilirà se la tua interpretazione è migliore della mia? Scenderà Dio stesso? O ce lo confermerà attraverso le nostre "sensazioni" corrotte dal peccato? A quante persone, cristiani cattolici devoti, ho sentito dire "Quando recito l'ave Maria mi emoziono e sento la Madonna accanto a me".
Saremmo pronti a dire che ciò che un tale cattolico afferma non è conforme alla Scrittura rivelata, ma se lo stesso sistema fosse il nostro metro di misura per l'interpretazione allegorica corretta, quale potrebbe divenire la nostra direzione?

- Nel momento in cui Gesù non tornò immediatamente come aspettato dai credenti del primo secolo (premillenarismo storico), la Chiesa fu fortemente perseguitata prima dagli stessi Giudei increduli, poi dall'impero Romano.
Quando la situazione cambiò, alcuni interpretarono diversamente i passi della Scrittura, allegoricamente, fino a giungere ad un cambio di posizione escatologica: la Chiesa Universale migrò verso l'amillenialismo.
Questo venne soprattutto per giustificare non tanto gli accordi con l'impero, quanto il potere temporale dei conduttori. Si inizio a dividere il clero dai laici e dare potere ai sacerdoti, così il cristianesimo divenne un'intesa Stato Chiesa per dominare le masse.

Attenzione: con questo non intendo dire che tutti i membri della Chiesa Universale fossero corrotti burocrati al servizio dell'impero, certo è che vi furono degli uomini devoti a Dio che continuavano a seguire Cristo e che furono davvero nati di nuovo. Ma la secolarizzazione del cristianesimo ha portato, per dirla con un'allegoria, la nave a togliere gli ormeggi, per poi, dal VII sec. prendere proprio il largo.

- Nel momento in cui, interpretando allegoricamente la Scrittura, le promesse di Dio fatte a Israele (anche di una terra promessa, delle proprietà, dei beni) divennero per la Chiesa, abbiamo due possibili conclusioni davanti a noi:
1) Dio non ha mai promesso a Israele qualcosa: i racconti e le profezie bibliche sono quasi inventati, leggende. Allora perché crederci applicandole alla Chiesa?

2) Dio ha promesso a Israele qualcosa: se Dio ha cambiato idea strada facendo, mutando la Sua volontà decretale, dobbiamo a questo punto dubitare della Sua immutabilità? Potremmo essere coerenti credendo nell'Iddio immutabile? E se Dio visti i fallimenti della Chiesa abbandonasse anch'essa in vista d'un'altra ipotetica entità?
Grazie siano rese a Dio, perché stabili sono le promesse, le quali si basano non sulla volubilità dell'uomo, ma sulla stabilità eterna di Dio. A Lui sia la gloria.


Così, riassumendo, appoggio l'uso dell'allegoria nell'applicazione, ma sarei ben cauto nell'interpretazione.
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Re: Studiare la Bibbia 18/03/2013 17:19 #7843

Qualcuno ha scritto: “Due sono le figure storiche che possono contrapporsi nella ipotetica disputa su quale dei due metodi didattici (deduttivo o induttivo) sia da preferire, quella del filosofo Aristotele (384 a.C.-322 a.C.), sostenitore del metodo deduttivo e quella dello scienziato Galileo (1564-1642), che invece applicava il metodo induttivo. Sono sufficienti 19 secoli di differenza a sancire che avesse ragione lo scienziato e non il filosofo? Vediamo. Il sillogismo aristotelico («Tutti gli uomini sono mortali; Socrate è un uomo; Socrate è mortale») non potrebbe mai dimostrare (nessuno nel 300 a.C. in effetti lo credeva), che la Terra è sferica, ruota attorno al proprio asse ed effettua una rivoluzione attorno al Sole, ebbene Copernico prima e Galileo dopo, riuscirono a dimostrarlo, per così dire...induttivamente” .


Viste queste considerazioni, escludiamo il metodo dilemmatico, perché denota un’insufficiente capacità di analisi, e domandiamoci: deduttivo o induttivo?


Molti evangelici usano il metodo deduttivo perché la Bibbia “va studiata dal generale al particolare”. “Partendo dal particolare al generale, molte sette fanno dire alla Bibbia ciò che vogliono”. Questo è vero, perché come dice un’espressione idiomatica statunitense, “si guarda l’albero, ma non la foresta”. Non è però altresì vero che molti usano il metodo deduttivo per sostenere dottrine in base a esperienze vissute? Ecco degli esempi di come il ragionamento segua quest’ordine: “ho preso in mano dei serpenti velenosi e non sono morto; mentre lo facevo confidavo nel Signore” (postulato – generale); «nella Bibbia leggo “prenderanno in mano dei serpenti”» (particolare), conclusione (ovviamente errata): “la Bibbia dice che se sei un vero credente devi prendere in mano serpenti senza averne danno; se muori, è perché non hai avuto fede”. Oppure: “sono caduto davanti a un grande predicatore, «unto»” (postulato – generale); “nella Bibbia leggo: «Io guardai, ed ecco, la gloria del SIGNORE riempiva la casa del SIGNORE; io caddi faccia a terra»” (particolare), conclusione errata: “sono caduto all’indietro perché c’era una forte presenza di Dio”.

Ho sentito spesso molti fratelli e sorelle dire che credevano nelle dottrine carismatiche perché avevano essi in “prima persona” provato una certa esperienza. Però questo non è l’atteggiamento giusto; dobbiamo dare autorità non alle nostre esperienze, bensì alla Parola di Dio; imitiamo l’atteggiamento dell’apostolo Pietro. Egli scrisse:

“Infatti vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole abilmente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà. Egli, infatti, ricevette da Dio Padre onore e gloria quando la voce giunta a lui dalla magnifica gloria gli disse: «Questi è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto». E noi l’abbiamo udita questa voce che veniva dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo. Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori. Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un’interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” .

Parafrasando Pietro vuole comunicarci che è stato testimone oculare della trasfigurazione. Non dobbiamo disprezzare le nostre esperienze; è meraviglioso ascoltare o leggere testimonianze di come Dio abbia operato nella vita di alcuni credenti. Ma la parola profetica è più salda!

John MacArthur commenta: “Considerando la sequenza dei termini gr., [...] si delinea (questa) interpretazione. Il periodo [...] è strutturato come segue: “Inoltre abbiamo più sicura la parola profetica”. La sequenza originale degli elementi del periodo favorisce l’interpretazione secondo cui Pietro affermerebbe la superiorità della Scrittura rispetto all’esperienza. La parola profetica (la Scrittura) è più completa, stabile e autorevole dell’esperienza di chiunque. In particolare, la Parola di Dio consente una verifica più attendibile degli insegnamenti, della persona, dell’espiazione e della seconda venuta di Cristo rispetto alle più sincere testimonianze oculari degli apostoli stessi” . Inoltre Michael Green scrive: “Egli (Pietro) sta dicendo: ‘Se non credete a me, andate alla Scrittura’. ‘Il problema’ dice Calvino, ‘non è se i profeti siano più attendibili dell’evangelo’. Ma ‘poiché i giudei non mettevano assolutamente in dubbio che tutto l’insegnamento dei profeti provenisse da Dio, non c’è da meravigliarsi se Pietro dice che la loro parola è più sicura’” della propria esperienza sul monte.


Si può dunque comprendere il motivo per cui tra i vari metodi ho deciso di usare soprattutto quello induttivo. Questo mi permette di comprendere l’intento dell’autore, e di dare autorità totale alla Parola di Dio. Come applicarlo alla Scrittura? È un metodo scientifico, quindi nello stesso modo in cui un medico fa una diagnosi a un paziente; il paziente prova malessere ed elenca i suoi sintomi (particolare); il medico ipotizza una determinata patologia (generale) e sperimenta altri eventuali sintomi (particolare) attraverso domande (es.: “ha anche quest’altro sintomo?”), analisi, tac, ecografie, radiografie, ecc.; solo una volta avuta certezza della sua ipotesi, darà una terapia radicale. Verso la Scrittura, vi sono svariati passaggi, ma possiamo riassumerli:


1. L’osservazione è la fase in cui osservo personaggi, stile letterario, avvenimenti, luoghi, e raccolgo informazioni; leggo ripetutamente cercando di individuare parole e concetti-chiave (particolare), ripetuti più volte, i quali mi aiuteranno a comprendere l’argomento trattato nel paragrafo, nel capitolo così da capire il tema del libro. È utile comprendere anche lo scopo. Durante questa fase bisogna leggere e rileggere possibilmente tutto il libro in cui è ubicato il nostro brano. Dubito che se leggessimo la lettera della nostra innamorata o guardassimo un film interessante lo faremmo a intervalli di dieci minuti o un quarto d’ora.


2. La formulazione dell’ipotesi è la fase in cui, trovate le parole-chiave, formuliamo un titolo per ogni capitolo e per tutto il libro;


3. La sperimentazione è la fase in cui verifichiamo che il nostro tema racchiuda gli argomenti trattati nei singoli capitoli e nel libro intero. Se così non è, abbiamo fallito e dobbiamo riformulare il nostro tema (generale). Se invece abbiamo esito positivo, possiamo procedere nell’analisi dei particolari. Ora, alla luce del contesto generale (lo storico succitato) possiamo meglio comprendere il particolare. Solo in questo modo diamo piena autorità alla Parola di Dio, in quanto non fondiamo il nostro generale su dei postulati che diamo per veri ma si potrebbero basare su nostre idee preconcette, pregiudizi, esperienze, o in due parole, su noi, bensì su delle ipotesi che vengono formulate dopo un’attenta osservazione della Parola di Dio, e vengono comprovate dopo un’altrettanto attenta sperimentazione sulla Parola di Dio.


4. Le conclusioni tratte dopo lo studio questo metodo saranno “scientificamente dimostrate” e totalmente bibliche. E da una sana interpretazione della Bibbia, scaturiranno sane applicazioni.
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